Art Museum(pt.1)

251 9 6
                                    

Io e te,
sdraiati su un letto qualunque,
in un posto qualunque,
uno sull'altro,
a viziarci.
C. Bukowski

Timothè

Mi sveglio di soprassalto.
Sono nel letto di Mr. Veila.
Quasi non mi ricordo il motivo per il quale sono venuto qui e per il quale mi ritrovo qui tutt'ora.
Poi inizio a collegare le cose.
I vestiti lasciati sulla sedia.
Mr. Veila con il pigiama accanto a me.
Mi alzo facendo attenzione a non svegliarlo. Vorrei che riposasse ancora un pò.
Arrivo in soggiorno e quando vedo sul tavolo il mio quaderno di storia dell'arte scoppio a ridere.
Una risata quasi isterica segnata dalla voglia di lasciare tutto e andare via.
Subito metto a fuoco le cose.
Mi trovo qui perché stanotte io e Mr. Veila abbiamo studiato.
Anzi, meglio dire che Mr. Veila mi ha aiutato a studiare.
Scettico o quasi, nota un foglio strappato sul quaderno.
Il foglio recita.

Piccolino,
Ti sei addormentato quasi subito e non siamo riusciti a studiare.
Eri molto stanco.
Sicuro di sentirti bene?

Cazzo.
Mr. Veila sospetta qualcosa sulla mia salute?
Questo non faceva parte del piano.
Non in questo momento almeno.
Se ricaccerà fuori il discorso, devierò la domanda cambiando argomento.
Devo essere io pronto a parlargliene.
Anche se sono consapevole che lui capirebbe. Che come sempre sarebbe lì pronto a tendermi la mano come ogni volta.
Però allo stesso tempo, ho paura.
Paura di sentirmi fuori posto ancora una volta.
Paura che Mr. Veila possa avere una reazione diversa da quella che immagino io.
Preferisco dare alle cose il giusto tempo.
D'altronde correre non serve a niente.
Chi corre rischia di inciampare ed io di ricadere non ne ho proprio voglia.
Chiudo il mio quaderno, ma d'un tratto vengo sorpreso da una presenza.
"Buongiorno, piccolino." Sussura Mr. Veila al mio orecchio.
Mi giro e gli rivolgo un bacio fugace.
"Da quanto tempo sei sveglio?" Mi chiede preoccupato.
"Da poco tranquillo, non volevo svegliarla!" Gli spiego con torno sincero.
"Potevi restare qualche altre minuto aggrappato a me!" Dice Mr. Veila quasi dispiaciuto.
"Possiamo sempre rimediare!" Gli faccio notare.
Mr. Veila mi afferra per il braccio.
Mi trascina verso la sua camera e per la prima volta mi sento a mio agio.
Ci tuffiamo sul letto e con fare docile, poggio la mia testa sul suo petto e rimango così per qualche minuto.
Passano secondi.
Ore.
Ci alziamo dal letto dopo due ore circa e Mr. Veila prima di alzarci mi chiede quello di cui avevo paura andassimo a toccare in uno dei nostri discorsi.
"Ieri sera era particolarmente stanco. Sicuro di stare bene?" Mi chiede preoccupato per me.
"Mai stato meglio. Soltanto che a causa degli esami sto facendo le ore piccole per questo motivo sono crollato!" Gli spiego cercando di essere quanto più convincente possibile.
"Sicuro?" Continua a chiedermi.
"Si, Anth!" Gli rispondo.
Spero che se la sia bevuta, sperando che non mi faccia più alcuna domanda.
Così infatti, ci alziamo dal letto e ci dirigiamo di nuovo verso il soggiorno.
"Gradisci un caffè, piccolino?" Mi chiede Mr. Veila.
"Si, grazie! Ne ho proprio bisogno per svegliarmi!" Gli dico.
Mr. Veila accende la macchinetta del caffè ed io mi avvicino a lui poggiandogli la testa sulla spalla.
Dopo qualche minuto, Mr. Veila mi porge il caffè e lo beviamo insieme come facciamo ogni mattina prima di entrare in Aula.
La nostra routine ormai è diventata parte integrante della realtà grazie a Mr. Veila che mi ha insegnato l'arte di amare.

*

Mr. Veila

Oggi io e ragazzi partiremo per l'uscita al Museo.
L'Art Museum non è molto distante dalla London University ma è necessario usufruire dei mezzi di trasporto per arrivarci.
Arrivo con qualche minuto di ritardo dettato dal fatto che questa mattina non trovavo la mia camicia preferita.
Non che sia chissà che capo, però mi piace davvero molto il modo in cui scolpisce il mio corpo.
È una semplice camicia marrone a maniche corte che mette in mostra il mio petto e i miei bicipiti a cui lavoro ormai da più di tre anni.
I ragazzi sono già lì ad aspettarmi.
"Buongiorno ragazzi. Scusatemi per il ritardo!" Esclamo.
"Non si preoccupi, prof! È stata questione di qualche minuto!" Dice John sorridente.
Saluto Timothè con fare cordiale e dopo aver fatto in fretta e furia l'appello, ci dirigiamo verso la metro a pochi metri dalla London University.
Consegno i biglietti ad ognuno e dopo averli timbrati, saliamo sulla metro.
"Siete pronti a questa giornata?" Chiedo curioso di sapere.
"Certo prof! Con lei è tutto più interessante!" Esclama Betta.
Mi giro verso Timothè ed accenno un piccolo sorriso.
Mi piace vedere la sua parte gelosa che esci fuori ogni volta che qualcuno prova a conquistarmi con battutine di qualunque tipo.
Timothè è così attraente quando si arrabbia.
Mi eccita da morire.
Mi fa venire voglia di farlo godere sotto di me, per ricordargli che sono soltanto suo e di nessun altro.
Ma questo lui se lo ricorda.
Però allo stesso tempo è anche normale che si infastidisca.
"Prossima fermata: Catherine Strett." Annuncia l'altoparlante.
Siamo arrivati.
"Ragazzi iniziate a scendere!" Dico aspettando che Timothè mi raggiunga.
Non appena tutti i ragazzi sono scesi, bacio velocemente Timothè e come se nulla fosse, riprendiamo le distanze.
L'Art Museum non è poi molto distante dalla metro.
Sono all'incirca 800 metri infatti subito arriviamo.
Per fortuna, per l'orario previsto altrimenti avremmo rischiato di non entrare.
Arrivo alla biglietteria e dopo aver mostrato i bigliettino, ci affidano la guida ed iniziamo il nostro percorso.
"Ma noi non abbiamo bisogno di una guida! Noi abbiamo Mr. Veila!" Esclama John.
"Ti ringrazio John, ma qui è una prassi!" Gli spiego.
"Che palle! Sicuramente ci annoieremo a sentire questa parlare!" Dice John scocciato.
Gli rivolgo un sorriso impacciato e dopo avergli dato una pacca sulla spalla, mi avvio verso la fine della fila, dove trovo Timothè che imita il gesto che ho appena compiuto verso John.
"Era solo una pacca sulla spalla!" Provo a giustificarmi.
"Si! Ma non è questo il punto!" Mi dice Timothè.
"È qual'è il punto?" Gli chiedo.
"Il punto è che non l'hai data a me!" Sbuffa Timothè.
"Ha ricevuto ben altre pacche, Timothè!" Gli dico ridendo come uno stupido.
D'altronde è vero.
Timothè ha ricevuto le mie vere pacche, non quella che ho dato a John per incoraggiarlo ad affrontare la giornata nel migliore dei modi.
La guida inizia a spiegare la prima opera, ed io e Timothè ne approfittiamo per allontanarci per qualche minuto, con la scusa del bagno, credibile quasi sempre.
Per vivere bisogna anche saper mentire. Non sempre la verità permette di cogliere la magia delle situazioni.

My Art MistakeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora