Se solo potessi strapparmi sto cazzo di cuore e mostrarglielo.
C. BukowskiMr. Veila
Dolore.
Sofferenza.
Sopportazione.
La vita è fatta di questo anche se non tutti sono in grado di ammetterlo.
Quando volte abbiamo negato di stare male per non sembrare deboli? Per non mostrare il nostro dolore interno?
Per quanto mi riguarda...troppe.
Non si tratta di non avere il coraggio di affrontare le proprie difficoltà. Si tratta di non aver il coraggio di farsi vedere per quello che realmente si è per paura che ci venga puntato il dito contro in un mondo dove il giudicare gli altri è diventato fondamentale.
Esco con Timothè dalla London University ma non faccio altro che pensare a quello che mi ha raccontato. Al suo stato di salute.
Mi ha fatto conoscere il suo dolore più profondo mentre io invece ancora non gliel'ho permesso.
Il mio dolore l'ho deviato con le mie stesse mani.
Nonostante la forza che possa trapelare dal mio aspetto fisico, il mio corpo ha smesso di reagire agli stimoli del mondo esterno.
Tutto sembra così futile al mio intelletto.
L'unica cosa che non ha mai smesso di stupirmi sarà sempre l'arte.
Il mio mondo.
Il mondo che mi ha permesso di conoscere il piccolo Timothè, ma allo stesso tempo il mondo che mi ha permesso di conoscere me stesso nel migliore dei modi senza alcun timore.
Scendiamo le scale di corsa prima di raggiungere l'auto parcheggiata all'esterno.
Nella mia testa rimbomba fisso un pensiero: devo parlargli anche io come ha fatto lui con me.
Ma non oggi.
Non adesso che Timothè è ancora sotto pressione da tante cose che si sono accumulate dentro di lui.
Lo farò a tempo debito.
Anzi, no.
Il tempo è bastardo, non posso permettergli di fottermi.
Penso per qualche minuto in che modo agire senza causargli ulteriori problemi.
Gli parlerò domani.
Si domani è perfetto.
Merita di sapere e soprattutto deve essere a conoscenza del fatto che molto probabilmente questi giorni saranno molto difficili per me a causa della mia interruzione improvvisa delle pasticche.
Averle buttate così all'improvviso non mi è stato molto d'aiuto.
Agire d'istinto è sempre il peggiore dei modi.
Tiro via tutti questi pensieri contrastanti dalla mia testa pronto a salire in macchina.
Apro la portiera a Timothè a lo aiuto a salire.
"La galanteria deve aver conosciuto prima te e poi il suo significato." Mi dice Timothè sorridendo.
"Astuto." Gli dico prima di chiudere la portiera.
Salgo in auto in fretta in maniera tale da dare la giusta risposta al mio piccolino.
"Non è la galanteria ad aver conosciuto me. È stata lei ad essere arrivata a me dopo aver conosciuto te." Gli dico dandogli un bacio sulle labbra veloce prima di partire.
"Anth, posso chiederti una cosa?" Mi dice Timothè.
Nel frattempo abbasso la voce della radio prima di intervenire.
"Certo dimmi." Dico io.
"Com'era la tua vita prima di trasferiti alla London University?" Mi chiede andando dritto al dunque.
Senza preamboli rispondo alla sua domanda.
"Vuota." Dico soltanto.
"In che senso?" Mi chiede lui confuso.
"Vuota, piccolino. Niente di interessante, niente di giusto e corretto per uno come me. In un certo senso lo è anche ora, però ci sei tu è questo basta a riempirla nel modo migliore che potessi desiderare." Gli dico girando a destra andando verso il mio appartamento.
"Vale anche per me." Dice Timothè avvicinandosi a me, poggiando la sua testa sulla mia spalla.
Arriviamo sotto al mio appartamento dopo un quarto d'ora a causa dell'intenso traffico del pomeriggio.
Scendo per primo e mi dirigo ad aprire la portiera di Timothè.
"Prego, principino." Gli dico progendogli la mano.
"Davvero esigente da parte sua chiamarmi così." Ribatte Timothè provocando in me fuoco e fiamme.
"Ancora che mi parli con il lei?" Ironizzo.
"Pensavo che ormai si fosse abituato." Risponde Timothè.
"Non mi abituerò mai al tuo modo di stuzzicarmi senza farlo notare." Dico guardandolo negli occhi.
"Voglio essere suo." Dice Timothè ammiccando uno sguardo sexy.
"Salta sù." Gli dico prendendolo in braccio.
Saliamo sopra in fretta pronti a donarci per l'ennesima volta.
Il sesso è il modo più diretto in cui riusciamo a sentirci vicini.
Apro la porta in fretta e furia.
Il mio membro ha iniziato a pulsare così senza fremere lo tiro fuori.
Timothè scende dalle mie braccia ed inizia a giocarci.
Ogni volta in maniera diversa.
Inizia a roteare la sua lingua sulla parte superiore godendosela.
"Fottimi con la tua meravigliosa bocca." Gli dico colpendolo a fondo.
"Principino eh?" Ribatto io .
"Non ho mai detto di esserlo." Dice Timothè in un sospiro sussurrato mentre il mio membro è ancora tra le sue labbra.
"Non giocare con il fuoco?" Dico eccitato.
"Altrimenti?" Mi stuzzica lui dal basso.
"Altrimenti succede che inizio a fotterti senza tregua." Rispondo alle sue provocazioni.
"E se fosse quello che desidero?" Continua a dire Timothè.
"Non ne sarei così sicuro." Gli ricordo io.
"Il suo membro non mi fa paura. Posso essere il suo principino perverso senza alcun problema." Esclama Timothè.
"Principino perverso?" Sottolineo io.
"È di gran lunga una descrizione migliore." Dice Timothè lasciando il mio membro duro.
Si alza e insieme raggiungiamo la mia camera.
"Fottimi come la prima volta." Dice Timothè non appena saliamo sul letto.
Gli do una pacca sulla natica destra e dopo aver affondato il mio membro dentro di lui inizio a spingere il più rude possibile.
Sono qui pronto a soddisfare i suoi bisogni più sporchi.
È questo quello che vuole?
Bene glielo darò.
"Anth, la prego continui a spingere." Esclama Timothè in un gemito sottile.
"Agli ordini." Esclamo io dando la spinta più a fondo.
"Ho raggiunto il punto che desideravi?" Gli chiedo eccittato di sentire la sua risposta.
"Si." Esclama Timothè.
La sua risposta provoca in me quell'adrenalina di cui avevo bisogno.
Continuo a spingere.
Spinta dopo spinta la frequenza aumenta.
"Il preservativo." Dico d'un tratto.
"Aspetta lo prendo io." Esclama Timothè.
Estraggo il membro dal suo corpo e Timothè si avvicina al cassetto.
Lo apre in fretta.
"Non ci sono preservativi." Dice Timothè.
"Come!" Dico io.
Ero convinto ci fossero.
"C'è soltanto questo barattolo." Afferma Timothè tirando fuori il barattolo delle mie pasticche.
"Cosa sono Anth?" Mi chiede preoccupato.
Lo guardo per qualche minuto senza sapere cosa dirgli.
Parlargli di questo barattolo significherebbe parlargli dei miei problemi.
Questo è il mio errore artistico.
L'unico che abbia mai compiuto, segnato da passione e tormento.
Sesso e adrenalina.
Paura e conseguenze.
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My Art Mistake
Fanfiction"Non esiste amore senza passione. Non esiste passione senza amore." Un nuovo insegnante. Un alunno in conflitto con sè stesso. Una passione senza rivali. Timothè è un alunno diverso dagli altri; costantemente in conflitto con sé stesso, a causa del...