Mr. Veila

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Niente è come quello
che mi procuri dentro.
(_manfredi_)

Timothè

La lezione si è appena conclusa.
Il nuovo insegnante mi ha distrutto dentro. Non ho mai provato questo tipo di emozioni prima d'ora. Non sentivo da tempo, le farfalle nello stomaco in maniera così forte da uccidermi.
Continuo a pensare ininterrottamente le sue mani.
'Cazzo. Erano così prorompenti.'
Per tutto il tempo non ho fatto altro che immaginarle sul mio corpo esile.
La mia parte perversa ha preso il sopravvento e come sempre, ogni volta che succede, mi sono immaginato in questo caso; sotto il suo possesso.
Diamine!
Quante possibilità c'erano che mi innamorassi in così poco tempo di un uomo così grande e affascinante.
Mi viene difficile non provare qualcosa nei suoi confronti.
Potrebbe essere affrettato tutto ciò, ma alle sensazioni non ci si può mettere un blocco.
Le emozioni che una persona ti dà la prima volta, ti restano impresse sotto la pelle fino a farti sentire un futile personaggio di passaggio in una vita che non ti appartiene.
'Ed io a quale vita appartengo?' Inizio a chiedermi senza ricevere alcuna risposta dal mio stesso cervello.
È una domanda molto complicata per uno come me. Per uno che una vita senza giudizi non l'hai mai vissuta. Per uno che una vita con spensieratezza non l'ha mai vista.
Sono un ragazzo complicato.
Ultimamente mi è capitato più volte di essere in conflitto con me stesso, però alle mie battaglie interiori riesco a trovare sempre un rimedio.
La musica ad esempio.
Quando sto male, non faccio altro che mettere le mie amate cuffie e faccio partire le mie canzoni preferite.
Una cantante che ultimamente mi sta tenendo compagnia è Lana Del Rey.
La mia musa ispiratrice da una vita.
Sono cresciuto con le sue canzoni e sono felice che la sua musica continui a farmi impazzire ogni volta come la prima volta.
Scendo le scale per giungere al primo piano.
Mi avvicino lentamente verso la macchinetta per comprare qualcosa da mangiare nelle ore successive. Saluto le mie amiche di corso, e arrivo davanti le macchinette. Mi rendo conto soltanto dopo essermi avvicinato che il portafoglio non l'ho sceso con me.
Faccio per tornare indietro, quando una figura alta e slanciata occupa la mia visuale.
È il nuovo insegnante.
Si avvicina a me ed io mi sento bollire.
"Timothè. È un piacere rivederla!" Annuncia lui con un sorriso.
'Male. Anzi malissimo. Si ricorda ancora il mio nome.'
Lo guardo senza emettere parola.
"Gradisce un caffè?"
Mi chiede lui con fare convincente.
Lo fisso per qualche minuto.
Mi ha davvero chiesto se voglio un caffè?
"Gradisco. Sa...oggi ho anche dimenticato il portafoglio."
"Fantastico!" Emette lui.
Si avvicina alla macchinetta, inserisce le monete e prende due caffè.
Quando mi porge il mio, le nostre mani si sfiorano e sento dentro di me le emozioni che ho sentito la prima volta che l'ho visto.
Bevo il mio caffè in un imbarazzo totale. Non so cosa dire.
Non vorrei fare figuracce.
D'altronde è il mio insegnante.
Non posso fargli capire che mi interessa.
Non ora almeno.
Mi limito a dirgli: "Arrivederci! Grazie per il caffè." E mi avvio verso la mia Aula.
"Timothè! Aspetta." Mi blocca lui.
Mi giro di scatto.
"Ti faccio compagnia.Magari mi fai vedere altre Aule. Sono pur sempre muovo qui."
Annuisco con il capo.
Mi avvicino.
Mi porge la mano e si presenta.
"Piacere Mr. Veila!" Si presenta lui.
"Ma tu puoi chiamarmi Anth, fuori dall'Aula."
Cosa cazzo sta succedendo?
Mi sono perso in qualche parte del multiverso?
Perchè il mio insegnante vuole che lo chiami per nome?
"Mr. Veila, se non è un problema per voi inizialmente preferisco chiamarla così." Gli dico.
"Tranquillo.Capisco che ti possa sentire in imbarazzo! È normale."
Saliamo le scale insieme.
Siamo così vicini, che riesco a percepire il calore che emana il suo corpo.
Mi sento stravolto.
La vita ha previsto un gioco fin troppo crudele per i miei sentimenti.
Non sono pronto a questa storia.
Perché? Inizio a chiedermi.
Non avevo previsto un comportamento simile da parte sua e invece sembra quasi essere interessato quanto me.
Gli mostro le Aule con fare sapiente. Fino a quando non giungiamo davanti la biblioteca, un luogo diverso dagli altri.
Mr. Veila resta fermo a fissare l'ingresso della biblioteca.
"Stile barocco,vero?" Mi chiede lui.
"Dovrebbe dirmelo lei, essendo l'insegnante in questione." Gli rispondo creando una tensione maggiore tra noi.
"Preparato il ragazzo." Esclama lui ridendo goffamente.
"Devo notare che hai ragione. Comunque si è uno stile barocco con quale riferimento classico."
Mi spiega attirando la mia attenzione.
"Che ne dici di portarmi a conoscerla meglio?" Mi chiede Mr. Veila.
"Senta..." Dico quasi preoccupato.
"Si o no?" Mi chiede lui deciso.
Dopo qualche minuto di tentennamento gli rispondo.
"Si."
Accetto, nonostante le conseguenze che potrebbero esserci fra noi due.
Accetto perché sono dell'idea che bisogna cogliere l'attimo delle cose.

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