Tempesta.(prologo)

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Riccardo pov

Da anni ormai mi sveglio la mattina e sono triste,senza un motivo preciso il mio umore è sempre sotto terra,mi sento incapace di svolgere azioni quotidiane come alzarmi dal letto e vestirmi per andare a scuola.

A scuola vado male e non ho paura di ammetterlo,ma no,non mi piace non essere bravo in niente.

Solo che quando me la prendo con quel ragazzino basso,si accende qualcosa in me,una scintilla.

Io sono uno stronzo,lui è pari a me,controbatte finché non arrivo alle mani e anche quando ci arrivo non si ferma,nonostante io sia molto più forte di lui.

Lo prendo in giro con offese piuttosto gravi da quando è arrivato a scuola.Un anno fa.
Io adesso ho diciannove anni e sono stato bocciato principalmente per la condotta, e poi non studio molto.

L'unica materia che mi piace è la matematica, poche parole tanti calcoli, niente fantasia, tanta logica. Oltre al fatto che è una delle poche materie che mi servirà nella vita. Il prof dice potrei raggiungere il 9 se mi comportassi meglio, sinceramente mi accontento del mio 8.

Con noia mi infilo i jeans, e lavo i denti.

Mi osservo allo specchio e ancora mi sembra di sentire i miei bulli delle medie. Ormai è tutto passato, ogni tanto però sento ancora le vocine stridule domandarmi la merenda o strapparmi il portafoglio dallo tasche e prenderne i soldi contenuti al suo interno. La sfilza di insulti giornalieri è  nulla, in confronto a quando mi hanno rotto la gamba.

Uno dei lati tossici del mio carattere è che so cosa fa male, e lo faccio agli altri. Sono cattivo, sono spietato, non ho pietà di niente e nessuno.

Prendo le chiavi di casa mia. 

Si, casa mia. 

Non appena ho compiuto diciotto anni sono scappato da quella gabbia e sono venuto a vivere qui.    

Ho sempre odiato casa mia e tutto ciò che succedeva al suo interno.

La mia è una casetta di grandezza media in realtà; bagno, camera da letto, ripostiglio, poi c'è la zona cucina con un tavolo per mangiare. E divisa da uno scalino la zona soggiorno con un divano e la tv gigante. Mi basta così.

Mi carico lo zaino sulle spalle(non mi servirà un cazzo di quello che c'è dentro) e chiudo la porta alle mie spalle.

Una testa bionda e riccia mi guarda spavalda con un sorriso piantato sul viso. 

È come se il destino in un modo o nell'altro cerca di farci stare sempre insieme e mi dispiace per lui!

Abitiamo nello stesso residence, lui nella casetta accanto alla mia insieme ai suoi genitori perfetti, animali perfetti, è tutto così perfetto lì. Tutto così patetico. Odio le cose perfette.

 La perfezione non esiste e odio tutte le cose che dimostrano il contrario.

<<Puoi evitare di fissarmi con quegli occhi mi fai impressione>> dico schifando i suoi occhi uno dal colore diverso dall'altro. Ne ha uno verde e uno azzurro, spesso lo prendo in giro per questo.

<<Ammettilo che sei solo invidioso>>

<<Dei tuoi occhi, ma finiscila va>>
In effetti non ha tutti i torti, non sto dicendo che mi piacciono, penso soltanto che siano molto...particolari, non brutti per come gli ho fatto capire,.Ma non lo ammeterò mai.

<<E io che dovrei dire di te?>>

<<Che sono bellissimo>> dico velocizzando il passo per raggiungere il nanetto.

Ut amen et foveamDove le storie prendono vita. Scoprilo ora