Sabato mattina

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Sabato mattina. Ore 8. Giulia è in bagno, osserva il proprio riflesso nello specchio, cercando di mettere a tacere l'angoscia che si insinua tra un respiro e l'altro. Alle 9 ha il suo corso preferito in palestra: una piccola oasi di pace in quei giorni così confusi. Tra gli altri si sente più forte, pur avendo la morte nel cuore. Nessuno si accorge di nulla. Lei rimane, agli occhi di tutti, la Giulia di sempre, tranquilla e sorridente. Ma dentro, è in tempesta. Non fa trapelare nulla, perché non ha mai condiviso con nessuno il suo dolore, nemmeno oggi.

Avvolta nel silenzio della casa, passa nel salotto per prendere la borsa, ma nota qualcosa di strano: il portafoglio di Andrea sul tavolino. In trent'anni non ha mai avuto dubbi su di lui, mai le è venuto in mente di controllare le sue cose. Ma oggi è diverso. Una fitta di gelosia, alimentata dalla solitudine di quei mesi, la spinge ad avvicinarsi.

Ore 8.15. Con il cuore che batte all'impazzata, allunga la mano, lo apre e... trova un piccolo foglietto piegato. Le mani tremano mentre lo legge: "Ricordando i nostri innumerevoli baci sparsi per la città. Per sempre. Tua Simona." Le parole la colpiscono come un pugno nello stomaco. La sua mente è un vortice di pensieri, il cuore batte sempre più forte. Chi è Simona? E da quanto va avanti questa storia?

La prima reazione è di negazione. Non può essere. Andrea non farebbe mai una cosa simile. Ma il biglietto è lì, concreto, tra le sue dita. Combatte il pianto, ma una lacrima scende, veloce e calda, lungo la guancia. Con la forza della disperazione, si asciuga in fretta, come se qualcuno potesse vederla. Devo andare, si dice, devo prendere aria, allontanarmi da qui.

Si veste, in silenzio, e scende per strada. L'aria del mattino è fredda, ma sembra calmarla. Arriva in palestra e prova a mettere ordine nella sua mente mentre si muove, tra esercizi e respiri affannosi, cercando di scaricare l'angoscia. Ma i pensieri continuano a girarle in testa, a tormentarla. Le domande sono infinite, e non trova pace.

Nel pomeriggio, quando il silenzio della casa è di nuovo opprimente, prende il diario e lascia che le parole fluiscano, senza freni.

"Fa male, troppo male e non riesco a farmene una ragione. È come se tutto fosse precipitato su di me per infliggermi una ferita che non si può sanare. Mi ha mentito. E io lo sapevo, ma non volevo vedere. Mi sono cullata in un'illusione, forse un sogno che sembrava così giusto, così necessario. E ora sono qui, ferma su un bivio: due strade che si sono separate mentre io restavo cieca. E io? Io sono sola, con un cuore fatto a pezzi.

Forse l'ho sempre saputo. Ho scelto di ignorare, di adattarmi, di cambiare. Ma più cercavo di adattarmi, più mi rendevo conto che non serviva a nulla. Mi sento vuota, priva di scopo. Ho sempre sperato, cercato di amare, ma ora... ora non so più chi sono. Il mio cuore è frantumato, un mosaico di frammenti che non combaciano più."

Giulia chiude il diario, lasciando che il silenzio della sera avvolga le sue ultime parole.

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