Capitolo 1

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🔞⚠️ATTENZIONE
Questa storia contiene scene di sesso Esplicite.
Se non gradite, NON LEGGETE.

Ps Chiedo scusa in anticipo per gli errori.

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VICTORIA

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VICTORIA

Ho le cuffie alle orecchie da due ore ormai e decido di toglierle.
Persino la musica mi ha stancata.

Guardo fuori dal finestrino.
L'autobus ha lasciato New York e sono in viaggio già da quattro ore.
Adesso ci troviamo ad Arlington, in Virginia.

Porto con me soltanto una valigia, uno zainetto con dentro degli snack, acqua e il cellulare.

Tra non molto raggiungerò la base militare dell'esercito di 'Fort Myer', dove mio nonno è il generale.
Lo stimato generale Patrick Burton.

Con me sull'autobus ci sono parecchi soldati, forse di ritorno dalla licenza, e noto che alcuni di loro mi guardano spesso.

In effetti, non passo inosservata.
Indosso una canottiera scollata aderente e dei pantaloncini inguinali, di jeans.

Finalmente giungo a pochi chilometri dalla mia destinazione.

Siamo a settembre, eppure fa' ancora tanto caldo.

Aspetto che qualcuno dalla base venga a prendermi.
Visto che mio nonno è sempre piuttosto occupato con il suo lavoro.
Il luogo di incontro è qui, davanti all'ingresso di questo supermercato che si chiama 'Eat & Drink'.

Mi si ferma davanti una macchina mentre sono seduta sulla valigia.
Scende un tizio con indosso mimetica, cappellino e occhiali da sole.
Si avvicina a me, senza sorridere.
Toglie gli occhiali da sole e mi soffermo a guardare i più bei occhi blu che abbia mai visto in vita mia.

Il tizio, infila gli occhiali da sole nel taschino della giacca della mimetica e riesco a leggere il cognome ricamato sulla zona del petto: Tucker.
Poi inclina la testa verso di me, per farsi sentire meglio e dice:
-Victoria Burton?-
-Si. Sono io. Ti manda mio nonno?-
Mi alzo in piedi, e devo dire che il tizio è piuttosto alto, nonostante i miei dodici centimetri di tacco.
-Si. Mi manda il generale Burton. Vogliamo andare?-
Afferra la valigia senza nemmeno dammi il tempo di rispondere e la infila nel portabagagli.
Apro lo sportello della macchina ed entro.

Durante il breve tragitto che facciamo insieme fino alla base, non dice una parola e non mette nemmeno della musica come sottofondo.
Mi schiarissco la voce e lo guardo.
-Tu... sei?-
-Tucker-
Replica, senza distogliere lo sguardo dalla strada.
-Hai anche un nome, Tucker?-
Domando, inarcando un sopracciglio.
-Elmer. Elmer Tucker-
-Capitano Tucker-
Noto i gradi sulla sua giacca, e mi degna di un'occhiata.
-Esatto-

Faccio un sospiro, poi sbuffo.
Non c'è proprio modo di fare conversazione con lui.
Fortuna che la base è proprio davanti a noi.

Superiamo il cancello e i controlli, poi Elmer mi fa' scendere in quella che dovrebbe essere la zona degli alloggi familiari.
Mi porge la valigia e mi saluta.
-Buona permanenza, signorina Burton-
-Un momento-
Dico, ma lui sale di corsa in macchina e va' via.
-Sei stato davvero di compagnia, capitano Tucker-
Dico tra me e me.
Incrocio le braccia sul petto e sbuffo.
Non mi è mai capitato di conoscere una persona tanto asociale in vita mia.

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