DAREN
Accidenti a me!
Ero talmente ubriaco ieri sera, che stamattina, a causa del mal di testa, ho dovuto fingermi malato per poter mancare dal lavoro.
Mi sono comportato da vero idiota.
Devo smetterla di bere!
E soprattutto, devo smetterla di pensare a Victoria una volta per tutte.
Giungo alla mensa per l'ora di cena e vedo Elmer seduto al solito tavolo.
Mi avvicino, mi pianto davanti a lui e, come prima cosa, mi scuso con lui.
-Mi spiace per ieri. Mi sono comportato da vero idiota-
Lui sorride e beve un sorso della sua bibita. Poi, mi fa' cenno di sedermi.
-Spero ti sia servito di lezione, almeno-
Mi dice, fissando il bicchiere della sua bibita anziché me.
-Non toccherò mai più un goccio d'alcool. Giuro!-
Dico, con convinzione, sedendomi di fronte a lui.
Subito dopo, Elmer solleva lo sguardo e mi fissa.
-Farai pace con Victoria?-
Io sospiro e bevo un po' della sua bibita.
-Non posso. Lo hai visto anche tu. Ora fa coppia fissa con Perkins. Hanno persino passato il week end insieme-
-E poi- Concludo -Victoria preferisce di gran lunga lui a me. Non mi ha mai nascosto di esserne attratta-
-Attratta. Non innamorata-
Elmer mi fa notare la differenza tra le due parole.
Lo guardo, senza nascondere un filo di speranza nel mio sguardo.
-Pensi davvero... che non sia innamorata di lui?-
-Assolutamente-
Replica Elmer, battendo un leggero colpo sul tavolo.
Io appoggio la schiena sullo schienale della sedia e scuoto la testa.
-Ho rovinato tutto. Se non mi fossi arrabbiato con lei, forse a quest'ora, sarei al posto di Perkins-
-Aprile il tuo cuore. Ma non metterci troppo. Capisci cosa intendo?-
Mi domanda Elmer.
-Prima che possa innamorarsene per davvero? Lo farò-
Ribatto, con decisione.
A quel punto Elmer sorride e mi tira un pugno sul braccio in modo scherzoso.
È davvero un amico.
Un amico vero e sincero.
Sento che posso fidarmi soltanto di lui.
Elmer lascia la mensa per tornare a lavoro, e all'improvviso, mi ritrovo Sharon davanti agli occhi.
Viene a sedersi accanto a me e comincia a guardarsi intorno con cautela.
-Ho saputo che ti sei ubriacato parecchio iero sera-
Dice a bassa voce.
-Chi te lo ha detto?-
Aggrotto la fronte e aspetto che mi risponda.
Lei scrolla le spalle e dice:
-L'ho sentito per caso, mentre due colleghi ne parlavano tra loro-
-Cazzo!-
Sbotto. Ma poi penso che me lo sono meritato.
-Perché non vieni nella mia stanza stanotte? Giusto per parlare un pò-
Mi domanda Sharon, con aria maliziosa.
-Non sono dell'umore di parlare-
Ribatto, alzandomi dal tavolo.
-Beh! Potremmo fare qualcos'altro, allora-
Mi guarda con occhi speranzosi.
La guardo anch'io, ma mi torna in mente Victoria.
Voglio fare l'amore solo con lei.
-Mi spiace, ma non posso-
Replico e mi alzo dal tavolo.
Lascio la mensa.
Casualmente, passo accanto al bar dove lavora Victoria.
Gordon è lì, seduto ad un tavolino mentre parla, ride e flirta con lei, che ricambia.
Sembrano una vera e propria coppia di innamorarti e devo ammettere, che la cosa mi irrita parecchio.
No. Non aprirò il mio cuore a Victoria.
È troppo tardi ormai.
È notte fonda quando raggiungo la stanza di Sharon.
Busso leggermente alla sua porta e lei mi apre con indosso soltanto una maglietta.
-Vedo che hai cambiato idea-
Dice, poggiando il viso sullo stipite della porta.
Io non dico niente.
Lei mi lascia entrare e subito le nostre labbra si incollano.
Ci liberiamo velocemente dei vestiti e finiamo direttamente sul letto.
Sharon si mette sopra di me.
È lei a prendere il comando.
Mi cavalca con abbandono, getta indietro la testa e geme, mentre io affondo le dita nel suo sedere.
Chiudo gl'occhi, mi lascio andare al piacere e godo insieme a lei.
Afferro i suoi seni e gli stringo.
Mi lecco le labbra mentre viene.
Pochi istanti dopo, vengo anch'io e tutto finisce lì.
Mi alzo e mi rivesto in fretta.
Nel frattempo, Sharon si mette a sedere nel letto, poggia la schiena alla testiera, e avvolge il lenzuolo intorno al suo corpo nudo.
-Vai già via? Non vuoi fare il bis?-
-È già molto tardi- Replico -Non voglio rischiare di mancare a lavoro anche domani-
La saluto col cenno della mano e poi, lascio la stanza.
