Capitolo 22

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ELMER

Il generale Burton mi ha appena 'ordinato' di andare a prendere Victoria vicino al supermercato 'Eat & Drink'.
Mi sono sentito immediatamente esplodere di gioia.

Non nascondo di essere molto, tremendamente arrabbiato con lei per essere andata via in quel modo, senza nemmeno salutare ma, l'idea che torni alla base, mi rende davvero felice.

È lunedì pomeriggio.
Sono le quattro.
L'autobus su cui viaggia Victoria dovrebbe arrivare a momenti.
Scendo dalla macchina e metto gli occhiali da sole.

Vedo un autobus giungere in lontananza.
Avanza lento e poi si ferma proprio di fronte a me.

Le portine si aprono.
C'è tanta gente.
Resto fermo a osservare ogni minimo passeggero che scende, sperando di veder scendere anche Victoria.
Inarco le sopracciglia.
Eccola!
Sta scendendo proprio ora.
Indossa una maglia blu scuro e un paio di leggins.
Esito un'attimo prima di avvicinarmi a lei, pensando se mostrarmi cupo in volto o festoso e sorridente.

Non lo so.
Proverò ad essere spontaneo.

La osservo mentre toglie con non poco sforzo, ben tre grosse valige dal vano bagagli dell'autobus e poi si terge il sudore dalla fronte con la mano.
Mi avvicino a lei.
-Victoria-
La chiamo per nome, in modo serio.
Lei si volta a guardarmi.
Sorride appena.
Non sembra molto felice di rivedermi, e forse, nemmeno di tornare alla base.
-Elmer-  Sibila freddamente fra i denti. -Immaginavo saresti venuto tu a prendermi-
Afferra due delle tre valige e si dirige verso la mia macchina.
Prendo l'unica valigia rimasta e la trascino fino al portabagagli d'auto.
Lo apro.
Victoria lascia le due valige accanto al portabagagli e sale dal lato passeggero della macchina.
Mi scappa da sorridere.
Immagino che quelle valige siano troppo pesanti da sollevare per una come lei.

Infilo tutte e tre le valige dentro il portabagagli e poi lo chiudo.

Salgo in macchina e metto in moto.
Durante il breve tragitto verso la base, Victoria non fa' altro che guardare fuori dal finestrino, in silenzio.
Provo a fare conversazione con lei.
-Allora. Victoria. Chi o cosa ti ha spinto ad andar via senza nemmeno salutare?-
Le domando, in modo sarcastico.
Lei sbuffa e guarda verso di me.
-Tranquillo. Non era mia intenzione sparire nel nulla. Come vedi, sono già tornata-
Guarda nuovamente fuori dal finestrino. Sospiro e mi concentro sulla strada davanti a me.

Trascorriamo un paio di minuti nel totale silenzio. Alla fine, decido di parlare
nuovamente io per primo.
-Sai. Daren è davvero molto, molto arrabbiato con te. Avresti potuto salutare almeno lui. No?-
Victoria arriccia le labbra in una smorfia e poi mi guarda.
-Adesso sono tornata. Chiarirò tutto anche con lui-
-Significa, che chiarirai tutto anche con me?-
Sorride.
-Tu, non sembri arrabbiato con me-
-Lo sono eccome!-
Esclamo.

All'improvviso Victoria, porge la mano sinistra sul mio membro e comincia ad accarezzarlo sopra il pantalone della mimetica.
La cosa mi eccita, mi sorprende e mi distrae dalla guida allo stesso tempo.
Mi fermo subito sul ciglio della strada a pochi metri dalla base, in un punto dove ci sono solo alberi e sterpaglie, e levo la mano di Victoria dalla patta dei miei pantaloni all'istante.
-Hey! Cosa diamine credevi di fare!-
Sbotto, colmo di rabbia.
-Fingi di non saperlo ora?-
Mi domanda guardandomi negl'occhi in modo sensuale.
-Certo che lo so, ma non era il mom-
Victoria mi mette a tacere con un bacio e la sua mano si posa nuovamente sul mio membro già leggermente eccitato.

Non riesco a respingerla.
Non di nuovo.
La desidero terribilmente.
Rispondo al suo bacio e la mia lingua si avvinghia alla sua avidamente.
Si sfila via i leggins e si siede cavalcioni sopra di me.
Sposto il sedile della macchina il più indietro possibile per farla stare più comoda.
Non smettiamo di baciarci nemmeno per un'istante.

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