Capitolo 38

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VICTORIA

-Mi spiace per la nostra cena-
Mi scuso al telefono con Daren mentre sono chiusa nella mia stanza e gli spiego per filo e per segno ciò che è successo qualche ora prima:

Mio nonno, nel pomeriggio, è venuto nel mio alloggio.
Mi ha detto di preparare la valigia e che avremmo lasciato la base tra venti minuti  per raggiungere l'aeroporto e passare il week end a New York.
Senza obiettare, ho preparato la valigia in cinque minuti. Con lui ed Elmer abbiamo raggiunto l'aeroporto e abbiamo preso il primo volo per raggiungere New York.
Appena giunta in città, l'ho chiamato.

.

-Non preoccuparti, piccola. Faremo la nostra cena il prossimo week end-
Sento un velo di rammarico nella voce di Daren e dico qualcosa di carino per consolarlo.
-Grazie, sei sempre così dolce e comprensivo-
-Lo so-  Ridacchia.  -Ci vediamo presto-
-A presto-
Chiudo la chiamata con lui, faccio un respiro lunghissimo e mi sdraio sul letto.
Ho passato tanti bei momenti con Daren, lo ammetto, ma non sono innamorata
di lui.
E come si suor dire, al cuor non si comanda.
Il mio cuore ha deciso di amare Elmer.
Solo che lui non lo sa'.

Lascio la mia stanza ed entro nella cucina. Ci sono mio padre e mio nonno.
Desideravo parlare proprio con loro due.
-Vicky. Dov'è il maggiore Tucker?-
Mi domanda il nonno.
Mi siedo al tavolo di fronte a loro due e dico:
-Io, vorrei parlarvi. Senza di lui, se è possibile-
-Certo tesoro. Parla pure-
Dice il nonno.
Guardo in faccia sia lui che mio padre,  anche se con un pò di imbarazzo e sensi di colpa, e dico:
-Volevo chiedervi scusa. Avevate ragione su Faith. Soffre davvero di disturbi mentali-  Faccio una breve pausa. -Anche se ha bisogno di aiuto, non lo chiederà mai. È troppo cocciuta e testarda per farlo-
Mio padre sorride e mette la sua mano sulla mia.
-Io invece, sono certo che lo farà. Abbi fede-
Mi alzo dalla sedia e abbraccio forte mio padre. Poi abbraccio il nonno.
-Vi voglio bene-
Mormoro con la voce strozzata dall'emozione.
Pochi istanti dopo, Anna entra in cucina.
-Ho interrotto qualcosa?-
Domanda, vedondo i miei occhi lucidi.
Vado verso di lei e le porgo la mano.
-Mi spiace essere stata maleducata. Ti va se ricominciamo da capo?-
Lei prima guarda verso mio padre, poi sorride e guarda verso di me, spalancando le braccia.
-Ma certo. Vieni qua-
Mi lascio stringere fra le sue braccia e sono finalmente felice di essere di nuovo in pace con la mia famiglia.

Giunge anche Elmer.
Capise che è finalmente tornata la pace e l'armonia in famiglia.
Solleva il dito pollice e mi fa l'occhiolino.

.

È notte fonda.
Sono nella mia stanza e non riesco a dormire. Vorrei andare da Elmer, ma poi so che finirei per fare l'amore con lui e mi sentirei in colpa nei confronti di Daren. Per cui, mi metto a dormire.

È sabato mattina.
Sento bussare alla porta.
Mi alzo dal letto e apro.
È Elmer.
Sembra piuttosto imbarazzo e seccato.
-Mi spiace disturbarti, ma-
-Lasciami indovinare-  Lo interrompo io.  -Ti ha mandato il nonno. Vuole che ripari al danno fatto due week end fa'-
Lui non dice nulla e annuisce divertito.

Prendo le chiavi della macchina e porto Elmer a fare un giro per New York.
Mi dirigo verso il museo dell'undici settembre.
Il posto in cui desiderava andare l'ultima volta.

Raggiungiamo il 180 di Greenwich Street.
Parte del museo è costruito intorno a ciò che rimane delle fondamenta delle Torri Gemelle.
È una cosa davvero triste da vedere.
Io ed Elmer ascoltiamo con attenzione le parole della guida.
Parole che toccano il cuore.
Che ricordano quella tragedia che tutti noi conosciamo.
Ora, ci sono due grandi vasche a forma quadrata, costruite nel luogo dove prima c’erano le torri.
Sulla parte perimetrale di ciascuna fontana sono stati scolpiti i nomi delle vittime.
Morirono ben tremila persone quel giorno.

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