21.1 Halloween

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🦉RODY POV🦉

Quella sera di inizio giugno sembra tanto lontana, eppure il suo ricordo è ancora troppo vivido nella mia mente.

C'ero io, terrorizzata sul ciglio della strada con le ginocchia tirate al petto ed il telefono stretto in mano aspettando che i miei genitori arrivassero.
E poi c'erano loro, che non sono mai arrivati.

Quella sera ero andata ad una stupida festa. Non volevo andarci ma alla fine Josh è riuscito a convincermi, la scuola era appena finita e stava iniziando l'estate. Erano tutti su di giri.

Poi è finita che dopo solo un paio d'ore Josh era ubriaco ed io mi stavo annoiando, ho provato a bere un cocktail ma dopo qualche sorso il sapore si era fatto troppo strano e mi girava la testa.

C'era un ragazzo, non lo avevo mai visto prima, probabilmente non frequentava neanche la nostra stessa scuola, forse era un amico del proprietario della villa dov'era la festa. Non l'ho mai saputo.
Però mi fissava insistentemente da tutta la sera.

Io all'inizio non ci avevo dato peso, ero insieme a Josh e quella casa era piena di gente. Eppure percepivo il suo sguardo sempre addosso, ad un certo punto ha cominciato a diventare fastidioso e logorante.

Mi ricordo di aver buttato il drink ed essere uscita a prendere una boccata d'aria perché la testa girava e girava ed io mi ripetevo che andava tutto bene e che quella sarebbe stata l'estate migliore della mia vita.
Mi sarei divertita insieme ai miei amici.

Finché due mani sconosciute non mi hanno sorretto mentre stavo per svenire, e la paura ha cominciato a serrarmi la gola quando ho notato che il proprietario di quelle mani era proprio il ragazzo che mi fissava.
Alto, corpulento, con un cappellino in testa e l'alito che sapeva di candeggina.

Non ricordo la nostra conversazione, iniziai a sospettare che qualcuno mi avesse messo della droga dentro al drink perché era impossibile che io stessi così male dopo appena due sorsi.

Sono ritornata completamente lucida solo quando il ragazzo ha provato ad avvicinarsi un po' troppo.
Eravamo da soli fuori la villa e voleva toccarmi perché mi ripeteva che ero una ragazza bellissima e che gli piacevo.

Lo spintonavo ma non funzionava, cercavo di levarmelo di dosso ma mi aveva bloccato i polsi, provavo ad urlare ma mi aveva tappato la bocca.
Ero sopraffatta.

E poi, grazie a qualche divinità che non smetterò mai di ringraziare, il suo telefono ha cominciato a squillare e nel frangente in cui lui mi aveva lasciata per prenderlo, io me ne sono scappata via a gambe levate.

Ho corso e corso e corso senza guardarmi indietro. Non sapevo se mi stesse seguendo, e non so neanche perché ho avuto l'impulso di andare via piuttosto che rientrare in casa a cercare Josh.

Mi sono fermata al centro della strada buia per riprendere fiato, poi ho pescato il cellulare dalla tasca e stavo per chiamare Josh, ma non l'ho fatto perché mi sono ricordata dello stato in cui versava.
Ho indugiato per qualche secondo sul numero di papà perché avevo litigato con i miei genitori giusto quel pomeriggio e non volevo chiamarli.

Però più mi guardavo intorno più sentivo l'impellente bisogno di andare via. Di tornare a casa.
Volevo solo tornare a casa.

Ho avviato la chiamata e la voce di mio padre dall'altro capo del telefono è subito giunta al mio orecchio.
«Didi, che succede?» nonostante mio padre fosse ancora arrabbiato con me continuava a chiamarmi "didi".
Dolce. Tenero.

«Io... non sto bene... per favore venitemi a prendere» solo dopo aver parlato mi ero resa conto del terrore che stavo provando.

Mio padre non fece domande superflue e mi disse solamente di mandargli la posizione e che lui e mamma sarebbero subito arrivati.

𝑶𝒏𝒆 𝒑𝒍𝒖𝒔 𝒐𝒏𝒆 (1+1) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora