1. When she was just a girl, she expected the world

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🌙RODY POV🌙

Il blu è il mio colore preferito.
Perché il blu mi ricorda l'oceano, il cielo, l'immensità del mondo e tutto ciò che di bello c'è. Ma più di tutto, il blu mi ricorda coloro che mi hanno reso la persona più felice del mondo. I loro occhi erano blu ed ogni volta che mi guardo allo specchio e scorgo nel mio sguardo quello stesso colore, rivedo loro.

Le loro carezze, i loro baci, i loro abbracci, le loro dita delicate che da bambina mi asciugavano le lacrime che troppo spesso versavo. Le volte in cui combinavo un guaio e mia madre mi sgridava, mentre mio padre prendeva le mie difese. Erano magici, loro.

Avevano reso la realtà più sopportabile quando a scuola gli altri bambini mi prendevano in giro per i fili bianchi tra i miei capelli, senza sapere che erano dovuti da una semplice mancanza di cheratina.

Quei pochi capelli bianchi che mi hanno accompagnata fin dalla tenera età si sono sempre mescolati col resto della mia lunga chioma color castagna.
Anche se ormai è da un paio d'anni che mi tingo le ciocche chiare, non ci tengo a ripetere l'esperienza.

I miei genitori erano il blu ed ora che non ci sono più, tocca a me continuare ad esserlo anche per loro.

~~~

Sono passati tre mesi dall'incidente stradale che me li ha portati via, è successo ad inizio giugno e durante tutta l'estete sono stata ospitata da Jenna, la migliore amica di mia madre, e suo figlio Josh, il mio migliore amico.

Io non potrò accedere all'eredità dei miei genitori finché non compirò ventun anni, per cui la mia casa a Miami non sarà legalmente mia ancora per un po'.

Per quanto riguarda la mia tutela, sono stata affidata alla sorella di mio padre, zia Hope, in quanto è la mia unica parente rimasta visto che mia madre non aveva fratelli ed i miei nonni sono tutti morti.
Il problema è che zia Hope vive a Denver, nel Colorado; e che non la vedo da quando avevo più o meno cinque anni. Lei e mio padre non erano in buoni rapporti.

Quindi ora eccomi qui, dopo un doloroso saluto a Josh e Jenna e cinque ore di volo, di fronte l'immensa villa bianca di mia zia mentre cerco di trascinare tutti i miei bagagli lungo il viale che collega il grande cancello al portico. Hope non si è degnata nemmeno di venirmi a prendere all'aeroporto, ho dovuto chiamare un taxi.

La mia treccia sbatacchia contro la mia schiena e per poco non inciampo sulla ghiaia. Il sole di inizio settembre sta tramontando all'orizzonte e quando finalmente giungo alla porta, busso con un po' troppa foga.

Dopo qualche secondo mi si palesa di fronte una donna sulla sessantina con una cuffia bianca in testa ed un grembiule legato in vita.

"Ehm, ciao" tentenno.

"Tu devi essere Astrodelia"

"Puoi chiamarmi Rody, piacere" le allungo una mano che non esita a stringere.

"Io sono Olga, la governante. Entra pure". Faccio come mi dice poggiando le mie tre valigie all'ingresso e tenendo lo zaino in spalla.

Tutta la mia vita è racchiusa in quei semplici bagagli e quasi mi salgono le lacrime agli occhi al pensiero della mia camera a Miami. Chiudo gli occhi e le ricaccio indietro stampandomi sul volto un sorriso tirato.

Mi giro verso Olga e solo in quel momento mi accorgo di quanto sia sudata ed ansimante.
"Tutto bene?" le domando.

"Si, solo..." e prima che possa terminare la frase, un rumore di passi veloci si avvicina verso di noi finché non mi sbuca davanti un bambino con un tablet in mano. Fa una linguaccia alla governante senza degnarmi di un'occhiata e si avvia per le imponenti scale bianche che portano al piano superiore.

𝑶𝒏𝒆 𝒑𝒍𝒖𝒔 𝒐𝒏𝒆 (1+1) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora