8. You got me down on my knees, it's getting harder to breathe out

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💧RODY POV💧

La pioggia era talmente fitta che è riuscita a sfondare il vetro della finestra della cucina ed ha allagato tutto: è questa la scusa che ho utilizzato con mia zia dopo l'assurda notte in cui Scar si è introdotto nella villa quando io ero sola.

Da quella sera ringrazio la pioggia ogni volta che posso, altrimenti non ho idea di cosa mi sarei inventata. Il sangue dal vialetto sono riuscita a pulirlo in tempo sempre perché la pioggia mi ha aiutata, mentre la puzza di fumo si era diradata prima che Hope, Gilbert e Noah tornassero.

Anche se ammetto che Noah era abbastanza insospettito, quel bambino ci vede lungo.

Il problema? Zia mi ha comunque messa in punizione.
Anche se si fa per dire, visto che le sue punizioni consistono nel relegarmi nella mia stanza, cosa che facevo già prima.
Mi farei mettere in punizione più spesso.

Sbuffo chiudendo il libro che ho appena finito di leggere, guardo l'orologio sul mio comodino e vedo che sono le tre di notte. Non riesco proprio a prendere sonno oggi. Forse perché è il gran giorno della prima partita di football con tanto di festa da Giona.

Normalmente non sarei così agitata, il problema è che la professoressa Walker, di canto, ha avuto la brillante idea di farci cantare qualche brano per l'occasione.

Ciò significa che dovrei cantare davanti a tutta la scuola... no grazie. A malapena riesco a cantare sotto la doccia.

È da quando ce l'ha comunicato due giorni fa che penso ad una scusa plausibile da poter utilizzare all'ultimo secondo. Potrei fingere di svenire o di avere un infarto.

Tra un pensiero e l'altro non chiudo occhio per il resto della notte, ed il mio cervello è talmente preoccupato che non ho neanche sonno.

Mi alzo dal letto alle sette e, dopo essermi messa la divisa ed essermi rifatta la treccia, scendo in cucina per fare colazione con calma.
Per fortuna mi sono abbastanza abituata a mangiare di fronte a mia zia, Gilbert e Noah, sennò sarei davvero morta di fame.

Quando mi siedo su uno degli sgabelli della penisola, però, noto che c'è solo Noah.
"Buongiorno" dico. Lui mi guarda male mentre mastica il suo biscotto.

"Dove sono tutti?" domando.

"Papà a lavoro, mamma dorme e Olga a rifarmi il letto" parla con la bocca piena.

"Oh, e chi ti accompagnerà a scuola?" prendo una tazza di caffè ed una barretta al cioccolato bianco.

"Tu".
Quasi mi strozzo.
Tossisco leggermente.

"Cosa?"

"Mamma non si è svegliata e Olga mi ha detto di chiederti se puoi darmi un passaggio"

"E tuo padre?"

"Era presto quando è uscito".
Vorrei strozzare Hope in questo momento. Ma so che anche se la andassi a svegliare ora mi direbbe che accompagnare Noah fa parte della mia punizione.

Finisco di fare colazione e aspetto di sentire il familiare rumore del clacson della decappottabile di Penny per uscire fuori. Noah si mette lo zaino in spalla e mi segue.

La mia agitazione si raddoppia, non ho mai avuto nessuno sotto la mia responsabilità e sento una pressione enorme. A Noah non sembra importare granché invece.

Non appena vede la decappottabile, però, i suoi occhi si illuminano ed un sorriso infantile gli cresce sempre di più.

"È fantastica!" corre verso l'auto e con un salto si fionda sui sedili posteriori.

𝑶𝒏𝒆 𝒑𝒍𝒖𝒔 𝒐𝒏𝒆 (1+1) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora