12. Kiss me hard before you go

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☀️OLLY POV☀️

É un inferno.
Ogni giorno che passa è sempre peggio.
Lui perde il controllo più spesso del solito ed io non ce la faccio più.
Sono anche aumentati i miei attacchi di panico.

Come dovrei fare ad andare avanti?
Non posso continuare a chiamare Cody ogni volta che succede, è una follia.

Ma non vedo altra via di fuga, e l'unico impulso che provo non appena le sue mani smettono di colpirmi è quello di chiamare Cody.
La sua voce mi tranquillizza. E le sue parole, sempre le stesse, 'sto arrivando', mi regalano una certezza assoluta.

È contraddittorio e malato, perché anche Cody mi ha tirato pugni ogni volta che Atris glielo ordinava, ma poi ha sempre cercato di farsi perdonare essendo disponibile ogniqualvolta lo chiamo.

Non ricordo un solo momento della mia vita in cui mio padre non è stato violento, sin da quando sono bambino l'ho sempre visto come il mostro schifoso che è.

E l'unica cosa positiva dell'essere sordo è che non sono costretto a sentire le sue urla, ma lo capisco sempre quando succede perché la faccia gli si fa paonazza e le vene sul collo si ingrandiscono.

Non serve nemmeno dirlo, mi ha sempre trattato come un reietto a causa della mia disabilità disconoscendomi come figlio.

La cosa ironica però è che lui non è, come potrete pensare, un uomo di cattivo aspetto o con la pancia dovuta alle troppe birre.
No, lui beve solo whisky e vino pregiato nelle occasioni speciali.

Sembrerebbe il miglior uomo del mondo con l'aspetto curato che non dimostra l'età che ha, i capelli biondi striati di grigio e un paio d'occhi color dell'ambra.
Col suo aspetto riesce ad incantare tutti, ci è sempre riuscito. Ed io odio assomigliargli così tanto fisicamente.

L'unica cosa che non condividiamo sono gli occhi, perché a me sono azzurri uguali a quelli di mia madre.

Mia madre... Frank, mio padre, le ha sempre addossato la colpa per avermi fatto nascere così.
Lei era bellissima. E forte.

Mi ha sempre protetto come poteva, nascondendomi dietro di sé mentre papà le tirava schiaffi. In tutti i flash che ho di quei momenti ricordo la sua chioma ramata e riccia coprirmi la visuale.
Mi fa male non essere forte come lei.

Ha combattuto per anni contro mio padre, che si rifiutava di concederle il divorzio. Allora lei non perdeva occasione per farlo incazzare o fargli dispetti, senza paura che mio padre poi potesse colpirla.
L'importante era che non colpisse me.

Anche se capitava comunque quando lei mi lasciava solo a casa.
Ho imparato a nascondere i lividi a otto anni. Nessuno se n'è mai accorto.

Lei voleva portarlo al limite cosicché ci lasciasse andare pur di non sopportare più mia madre.
Ma invece successe tutto il contrario.
Perché un giorno quando tornai a casa da scuola, semplicemente, lei non era lì.
C'era solo mio padre.

Pensai subito che mi avesse abbandonato, ma poi capii.
Al giorno d'oggi non saprei ancora dire con certezza se l'ha uccisa oppure minacciata per farla andare via. Ma so che lei non mi avrebbe mai abbandonato.

Non ho mai pianto la sua morte, perché una piccola e fievole speranza mi fa credere che lei oggi, da qualche parte chissà dove, sia ancora viva e finalmente felice.
E che magari un giorno varcherà la soglia di camera mia e mi rivolgerà quei gesti che sappiamo a memoria e che nella lingua dei segni significano: 'ti voglio bene'.

Dopo che Frank ha tolto mia madre fuori dai giochi siamo rimasti per un periodo solo io e lui. Ed è stato il peggiore della mia vita.

Ogni pretesto era buono per tirarmi schiaffi e pugni, ogni insufficienza a scuola perché lui si rifiutava di farmi assegnare il sostegno era una cena saltata.
Ogni volta che provavo a sorridere o a chiedergli qualcosa era un calcio nello stomaco.

𝑶𝒏𝒆 𝒑𝒍𝒖𝒔 𝒐𝒏𝒆 (1+1) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora