Sybil all'istituto

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Dopo la colazione, le giovani si erano recate nella classe che si trovava nell'ala ovest dell'istituto. Avevano attraversato i lunghi corridoi blu coperti da monitor e touch screen, per poi oltrepassare quell'ultima porta a destra ed entrare nell'aula, precedute dalla direttrice che camminava a passo svelto.

Seduta davanti a uno dei banchi blu, Sybil si guardava attorno smarrita: al centro della parete davanti a lei c'era un enorme schermo ultrapiatto in cui scorrevano scritte e immagini didattiche. Paragrafi di storia, grafici di matematica, le foto della città piena di grattacieli e ville...

Le superfici dei banchi erano coperte da un sottile vetro infrangibile che riparava un monitor affiancato da diverse icone. Jim aveva spiegato a Sybil il funzionamento di alcuni device e touch screen di ultima generazione, ma adesso quell'esubero di tecnologia la metteva in difficoltà e la povera sirena si sentiva in imbarazzo per gli sguardi delle altre ragazze che sembravano bruciarle sulla pelle.

Una delle allieve, Januaria, le rivolse un'occhiata maliziosa e ridacchiò esclamando: "Di certo sotto i mari non hai mai visto un computer, vero? Voi sirene non sapete niente, siete peggio dei..."

"Oh, ma lasciala stare!", esclamò un'altra alunna seduta accanto a Sybil. "Tu te la prendi sempre con le nuove arrivate...".

"Fatti gli affari tuoi! Io sono un genio informatico, se voglio...

"BASTA!", gridò Orsola, che era in piedi al centro della stanza. Aveva appena terminato di annotare la nuova presenza e riposto il foglio magnetico del registro elettronico sulla cattedra.
Ora stava guardando la scena inferocita.

"Quante volte vi devo dire che qui si parla solo col mio permesso? Januaria, oggi niente ricreazione per te!", aggiunse, fissando la ragazza che rispose allo sguardo con un'espressione cupa e iniziò a digitare qualcosa sul touch screen del banco davanti a sé.

Pochi secondi e Sybil vide illuminarsi delle lettere sul monitor del suo stesso banco. La scritta recitava: "Punizione per colpa tua. Me la pagherai, pesce puzzolente!". Dopo un attimo di esitazione, riuscì a decifrare la scritta e tremò: aveva imparato a leggere tutte le lingue umane dalla Regina dei mari e dalle sirene più grandi che le avevano insegnato i diversi alfabeti incisi sulle rocce del fondale.

Sybil sentì le guance che le bruciavano per la vergogna e per la paura, ma cercò di mantenere un atteggiamento noncurante e si concentrò su quello che diceva la direttrice.

"Bene!", fece Orsola. "Ora che vi siete sistemate, diamo inizio alla lezione di programmazione. Sybil, tu puoi prendere appunti utilizzando quello schermo e i tasti che vedi davanti a te. Sei in grado di farlo, giusto? Tutto verrà salvato sul tuo dispositivo personale, dove troverai le lezioni che hai perso. Non preoccuparti se all'inizio non capisci: qui si studia 12 h al giorno e le tue compagne ti aiuteranno a recuperare il programma". Concluse sorridendo alla sirena che la guardava trasognata.

Quella nuova allieva sembrava così carina e angelica! Troppo per i suoi gusti! Orsola non vedeva l'ora di metterla in difficoltà.

Quella nuova allieva sembrava così carina e angelica! Troppo per i suoi gusti! Orsola non vedeva l'ora di metterla in difficoltà

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Sybil iniziò a sudare e per l'ennesima volta si chiese perché non fosse rimasta a casa con Jim.

Ricordò il pomeriggio che avevano trascorso sul letto di lui, l'una a fianco dell'altro in perfetta sintonia, due mondi paralleli entrati finalmente in contatto; in un attimo occhi le si riempirono di lacrime che ricacciò indietro con uno sforzo enorme.

Ora le mancavano le sue sorelle, la Regina madre e le rocce calde sulle quali aveva giocato da quando era una bambina.

Avrebbe tanto voluto condividere l'allegria quei fondali con Jim, immergersi accanto a lui, esplorare le grotte dove lo spirito della Madre aleggiava guidando le onde e le correnti.

Gli avrebbe mostrato i suoi amati pesci, i cetacei goffi e giocosi, i granchi e le stelle marine che danzavano in cerchio preannunciando l'arrivo della loro Regina. Quell'arrivo che per anni aveva atteso con impazienza ogni giorno, fluttuando davanti al trono di pietra.
D'un tratto realizzò quanto fosse stata più felice la sua esistenza sott'acqua e comprese finalmente quel che aveva perso.

Ma le lezioni erano iniziate e non c'era tempo per indugiare nei ricordi: con gli occhi lucidi inizio a scrutare il monitor centrale che Orsola sfiorava facendo scorrere numeri e formule per la lezione di programmazione

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Ma le lezioni erano iniziate e non c'era tempo per indugiare nei ricordi: con gli occhi lucidi inizio a scrutare il monitor centrale che Orsola sfiorava facendo scorrere numeri e formule per la lezione di programmazione.

Stava spiegando i complicati processi necessari a programmare un androide, ma quelle parole incomprensibili sfuggivano a Sybil, che ora, davanti ai suoi occhi vedeva scorrere solo le onde del suo adorato Oceano.

A un certo punto la Direttrice sembrò accorgersi di qualcosa: "Cos'è quella faccia?", disse, fissando Sybil con aria severa. "Non ti farai mica spaventare da queste formule, vero?".

"N...no!", balbettò la giovane arrossendo. "Solo...ero triste...il mare...mi manca tanto".

Le sirene erano da sempre ingenue e sincere, al pari dei bambini. Come tutte le ragazze della sua specie appena arrivate sulla Terra, Sybil non era in grado di mentire perché non possedeva la malizia degli umani. Ma quella sincerità così inusuale là dentro, fece divertire le altre alunne, le quali esplosero in una risata fragorosa, che ebbe il potere di alterare l'umore di Orsola ancora di più:

"STATE ZITTE, BRANCO DI GALLINE INCAPACI!", sbottò al colmo della rabbia.

"E tu!", continuò rivolta a Sybil. "Ascoltami bene! Qui non c'è posto per i sentimentalismi. Non si ride. Non si PIANGE. Soprattutto non si SCHERZA CON ME.
Qui dovete studiare TUTTE, in nome dell'inclusione e dell'uguaglianza. È chiaro?".

Trattenendo a stento le lacrime, la sirena annuì e abbassò lo sguardo mentre Orsola riprendeva stizzita la lezione.

Le ragazze la fissarono e la indicarono dandosi il gomito, e lei iniziò a sentirsi in pericolo, a contatto con quell'ostilità che era quasi tangibile.

Quante volte, sotto i mari, aveva sognato di raggiungere la Terra, di diventare una donna come le altre!

Adesso rimpiangeva di avere assecondato quel desiderio che l'aveva spinta così lontano dal suo mondo e dalla sua mamma. Una mamma che la amava in modo incondizionato e non le aveva mai chiesto di essere diversa da quella che era né di imparare quelle formule stravaganti.

Sybil si asciugò le lacrime con il dorso della mano e ricominciò a fissare il grande monitor sulla parete, senza vederlo.

Poi gettò un'occhiata supplicante al prezioso ciondolo di perla che le aveva dato la madre: "Regina, dove sei? Non abbandonarmi", pensò con il cuore stretto dall'angoscia.

Aveva appena staccato gli occhi dalla pietra, quando quest'ultima emanò un bagliore breve e intenso.

Ma Sybil, con lo sguardo perso nel vuoto, non si accorse di nulla.

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La nostra Sybil dovrà affrontare le prove più difficili del suo percorso sulla Terra. Siete pronti a seguirla? Se il capitolo vi è piaciuto, fatemelo sapere con un commento e una stellina.
Baci dal profondo del mare 🧜🏻‍♀️💖✨

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