La punizione

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In quel momento nella palestra risuonavano la tosse violenta di David e il pesante respiro di Januaria, in piedi davanti alla direttrice con i capelli bagnati e la divisa scolastica impregnata d'acqua.

"Sfruttatrice, megera! E assassina! Stava lasciando annegare un povero ragazzo!"

Orsola la fissava incredula e furente: in passato le ragazze avevano demolito androidi, bloccato le porte elettroniche e persino tentato di incendiare l'istituto. Ma nessuna aveva mai osato rispondere così alla leader!

 Ma nessuna aveva mai osato rispondere così alla leader!

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"Marilù!", esclamò la donna in tono cupo. "Accompagna questa signorina nel seminterrato, dove rimarrà in punizione finché non deciderò che può uscire!".

L'assistente, anch'essa bagnata da capo e piedi, si avvicinò a Januaria e le porse il braccio.

"Vieni con me, domattina ti porto la colazione...", fece quasi con dolcezza.

"Non se ne parla!", sbottò Orsola "Visto che sputa nel piatto in cui mangia, per tre giorni non avrà niente da mangiare! Avrà acqua, un bagno e un letto pulito, questo è tutto! Dovrebbe ringraziarmi!".

Amalia stava osservando preoccupata la scena. Era la migliore amica di Januaria e non poteva sopportare un simile trattamento. Decise di intervenire:

"Miss Orsola, non può lasciare un'allieva a digiuno! Non è giusto, è disumano..."

"Taci! O andrai a farle compagnia! E metterò a dieta anche te!"

La ragazza tacque. Con la direttrice non c'era da scherzare e lei aveva subito troppe punizioni nell'ultimo periodo.

 Con la direttrice non c'era da scherzare e lei aveva subito troppe punizioni nell'ultimo periodo

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Ma Januaria, assai meno sottomessa dell'amica, non poteva certo stare zitta:

"Non mi spaventano le sue minacce! E nemmeno il digiuno! Sapesse quante volte sono stata senza mangiare al mio paese! Pensa davvero di mettermi a tacere così? Io sono forte, posso stare mesi senza cibo!". Strillò.

"Continua e tre giorni di digiuno diventeranno quattro!", ribatte le leader, mentre Januaria veniva accompagnata nel seminterrato da una preoccupata Marilù che mentalmente si interrogava sull'atteggiamento da tenere con la sua superiore irata.

Non che fosse nuova ai suoi scoppi di rabbia, ma non l'aveva mai vista così. Evidentemente Januaria aveva toccato un nervo scoperto. Mentre la scortava fuori cercò di dirle qualche parola che la calmasse, ma la ragazza sembrava quasi impazzita: "Lasciami stare, tanto ti conosco, tu lavori per la tua padrona! Non voglio parlare con te, balenottera! Schifosa..."

Orsola si avvicinò alla piscina e si rivolse alla tre sirene che la guardavano spaventate:

"Un altro disastro come questo e vi metterò in punizione per un mese! Ma cosa vi è saltato in mente? Mettervi a cantare così, davanti a dei ragazzi! Volevate annegarli, per caso? Non siete in mezzo all'oceano, non dovete sedurre nessun dannato marinaio! Questo è il mio prestigioso istituto! L'ho fondato io più di trent'anni fa! Non è un luogo in cui sfogare i vostri istinti..."

Istinti, pensò Sybil. La direttrice aveva usato la definizione giusta. Aveva dato sfogo a nient'altro che all'istinto del mare, quella tendenza repressa con difficoltà da quando era giunta sulla terraferma.

E se in altre occasioni si sarebbe sentita in colpa per averlo fatto, ora sapeva di aver semplicemente seguito la sua natura di sirena, una natura a lungo rifiutata che riemergeva dalle profondità del suo animo come un antico e affascinante relitto.

Guardò Orsola senza rispondere. In quel momento desiderava solo possedere il temperamento fiero di Januaria per replicare con lo stesso tono a quelle prepotenze.

Cercò le parole giuste, prese fiato ma non ci riuscì. La voce le morì in gola. La sua educazione da sirena, la creatura più nobile dei mari, represse immediatamente quella risposta.

Abbassò gli occhi e guardò la perla che pendeva luccicando dalla catenina argentata.

Sua madre non avrebbe voluto che lei replicasse alla leader. Lei non era sola come Januaria, aveva qualcuno che la proteggeva giorno e notte. Non c'era motivo di ribellarsi.

Deglutì e si avviò nuotando verso la scaletta della piscina.

Januaria si era allontanata con Marilù. Dal corridoio Sybil poteva udire le invettive lanciate a Orsola, che ora aveva iniziato a fare l'appello per il rientro della sezione maschile nell'istituto vicino.

"Forza, mettetevi in fila! David, stai bene? Se non ti passa contatto l'infermeria...".

Lentamente il ragazzo si sollevò dal pavimento e raggiunse la fila in cui i suoi compagni si erano già allineati. La sua divisa blu gocciolava. Anche lui era preoccupato per Januaria, ma soprattutto sentiva sconvolto dalla scena a cui aveva assistito.

"Voi quattro oche!", continuò la direttrice mentre i ragazzi uscivano dalla zona sport con aria mortificata. "Allineatevi qui davanti a me! Fatemi vedere se ci siete tutte! Kelly, Jelly, cosa aspettate ancora in acqua? Io non sono la Regina dei mari! E questo non è l'oceano! Siete qui per studiare, non per nuotare! Uscite subito di lì..."

Forse per la prima volta in vita loro le allieve avevano lo stesso atteggiamento delle sirene: erano silenziose e preoccupate. Seguivano gli ordini di Miss Orsola obbedendo come agnellini.

Durante la loro permanenza nel rifugio avevano imparato a interpretare le espressioni della direttrice e sapevano che quel particolare atteggiamento era predittivo di un periodo nero. Lavoro extra, note di demerito, forse anche qualche giorno di digiuno.

Amalia stava fissando con rabbia le sirene. Era tutta colpa loro, cantando avevano dato origine a quel casino! Quella bastarda di Sybil, pensò. Era iniziato tutto da lei! Si sistemò nella fila promettendo a sé stessa di pianificare presto una ritorsione.

Il buio della notte ormai avvolgeva l'istituto in cui le luci artificiali splendevano diffondendo un'aura di nostalgia nel grande complesso sportivo.

Una a una le ragazze si allinearono davanti alla direttrice con un'espressione di lutto sui giovani visi.

Nello stesso momento, sotto i mari, le sirene stavano nuotando verso le loro grotte per addormentarsi in una pace che il mondo malato non conosceva più.

Non c'erano altre luci là sotto, se non quelle di qualche pesce lanterna e di qualche medusa che danzava con grazia intorno alle strane creature metà donna e metà pesce.

E poi il silenzio. Quel silenzio dolce che accompagnava la notte delle sirene e scandiva gli intervalli tra il rumore di un'onda e quello dell'onda successiva nel palpito incessante del mare.

 Quel silenzio dolce che accompagnava la notte delle sirene e scandiva gli intervalli tra il rumore di un'onda e quello dell'onda successiva nel palpito incessante del mare

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