La confidenza

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L'inizio del ballo si avvicinava sempre di più e le ragazze erano in gran fermento. Orsola si era rifugiata nel suo appartamento collocato nell'ala est dell'istituto: voleva approfittare di quelle ore di pausa dalle lezioni per dormire, mentre nell'ala ovest le alunne correvano da una cameretta all'altra per scambiarsi make-up e consigli sulle acconciature.

 Orsola si era rifugiata nel suo appartamento collocato nell'ala est dell'istituto: voleva approfittare di quelle ore di pausa dalle lezioni per dormire, mentre nell'ala ovest le alunne correvano da una cameretta all'altra per scambiarsi make-up e...

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Durante il ballo avrebbero indossato tutte la divisa scolastica blu: la direttrice non permetteva eccezioni sul codice d'abbigliamento nemmeno per le occasioni speciali. Desiderava che le giovani fossero rigorosamente omologate all'ambiente austero in cui vivevano.

Seduta nell'ufficio della direzione, alla scrivania di Orsola, Marilù osservava l'istituto dai monitor collegati alle telecamere.

Guardava le ragazze che si muovevano avanti e indietro per i corridoi come topi da appartamento in assenza del gatto. La giovane sfiorò il touch screen e subito comparvero le immagini delle camere.

Sedute sui loro lettini, le due sirene Kelly e Jelly si scambiavano frasi preoccupate sulla serata ormai imminente: l'anno precedente avevano trascorso la festa galleggiando in piscina, con le loro compagne che le prendevano in giro tra un ballo e l'altro a fianco dei loro cavalieri. Avrebbero desiderato restare nella loro stanza, ma Orsola non voleva che si violasse il suo strampalato principio di inclusione.

Con un nuovo tocco del touch screen, Marilù si collegò alla stanza di Sybil: era seduta sul suo letto a testa bassa e aveva le mani sul viso. Dopo una rapida occhiata, l'assistente si accorse che stava piangendo.

Non aveva un grande rapporto con la scolaresca: nei suoi rari esperimenti come sorvegliante aveva subito angherie e frasi crudeli che l'avevano portata a rinunciare subito. Ma Sybil era una sirena, un'emarginata come lei, e in quel momento sembrava così sola...

Marilù si sollevò a fatica dalla poltrona, varcò la porta magnetica e attraversò il lungo corridoio dirigendosi verso la stanza di Sybil. Voleva consolarla come lei non era mai stata consolata in situazioni simili. Toccò un pulsante e la porta si aprì.

"Posso entrare?", disse alla sirena che la fissava stupita dal suo lettino. Aveva visto Marilù in rare occasioni nell'atto di supervisionare i monitor dei corridoi. Non si aspettava che sarebbe entrata in camera sua.

"Marilù?" rispose Sybil, che aveva sentito urlare il suo nome dalla direttrice irata. "Marilù, dove sei? Aggiorna il registro. Marilù, hai fatto la spesa o no? Marilù, controlla subito il programma di oggi!" Erano frasi che risuonavano nei corridoi di frequente.

"Certo, entra pure", aggiunse contenta per quella inattesa compagnia.

"Ti ho vista piangere dal monitor della direzione e mi chiedevo se ti sentissi bene. Posso fare qualcosa?", fece l'assistente sedendosi sul lettino accanto alla ragazza.

Sybil abbassò gli occhi. Due grosse lacrime scivolarono lente lungo le guance. Marilù conosceva quelle lacrime: erano un pianto di solitudine, di vergogna, di disperazione...

"Credo che nessuno possa fare niente per me. Sono uscita dal mare per mia volontà. Volevo conoscere la terra, essere una ragazza come tutte le altre, entrare a far parte del genere umano. Ma il padre di Jim non mi ha voluta e Jim mi ha paragonata al suo cane. Così sono andata via e ora mi trovo qui", singhiozzò la sirena.

 Così sono andata via e ora mi trovo qui", singhiozzò la sirena

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"Chi è Jim?", chiese subito Marilù. Aveva notato uno strano mutamento nello sguardo di Sybil mentre pronunciava quel nome. Una luce che lasciava indovinare sentimenti profondi.

Sybil tirò su col naso. "Jim... un ragazzo bellissimo, eravamo molto amici. Poi una sera, litigando con suo padre, gli ha detto che io sono in carne e ossa come il suo defunto cane Spot e da lì tutto mi è crollato addosso. Adoro i cani, ma credevo di essere qualcosa di più di un animale domestico..."

Marilù la ascoltò con attenzione, colpita dalla spiccata sensibilità della giovane. Sybil era come lei, pensò, soffriva per atteggiamenti che altri trovavano irrisori.

"Sono sicura che non voleva intendere quello che ha detto. Vedi, il nostro mondo è popolato di androidi e per noi le persone o gli animali in carne e ossa rappresentano qualcosa di eccezionale. Viviamo in mezzo alle macchine..."

"È per questo che Jim si è espresso così?" Sybil alzò gli occhi dove ora brillava una luce nuova.

"Ma certo! Nessuno potrebbe paragonarti a un animale, tu sei una ragazza come tutte le altre! Guardati!" disse Marilù indicando la smart band che aveva al polso. Selezionò l'opzione specchio e la avvicinò al viso di Sybil. Subito il quadrante fu occupato da un dolce volto lentigginoso nel quale spiccavano le pupille colme di pianto.

"Ti sembra il viso di un animale questo?"

Dopo tanti giorni di angoscia, Sybil sorrise. Aveva il naso rosso come un peperone e il viso gonfio per le lacrime, ma i suoi erano in tutto e per tutto i lineamenti di una ragazza. Poi si rabbuiò.

"C'è un'altra cosa", mormorò. "Jim non può tenere in casa una sirena. Rischia una multa salatissima se lo scoprono. Le leggi non lo consentono..."

Marilù rise. "Oh, le leggi! Ti svelo un segreto: qui a Iside non esiste legge che non possa essere aggirata. Secondo te perché la criminalità è così diffusa e ci sono telecamere dappertutto? A volte disobbedire alle leggi è male, ma nel tuo caso, beh...potrebbe avere risvolti positivi."

"Cosa vuoi dire?" fece la sirena che aveva ascoltato tutto a bocca aperta.

"Forse un giorno lo scoprirai. Come si chiama di cognome Jim? E come è fatto?", domandò Marilù, progettando mentalmente di cancellare quel filmato prima che Orsola si svegliasse dal riposino.

Sybil tentò di ricordare. "Sulla porta di casa c'era scritto Anders... lui ha i capelli neri e gli occhi blu. Sono gli occhi più dolci che abbia mai visto!" esclamò Sybil con aria sognante.

Fuori si era fatto buio e le luci della città avevano iniziato a scintillare; ma l'istituto non aveva finestre, quindi Sybil e Marilù non si erano accorte di nulla. Le due giovani continuarono a parlare di Jim, entrambe proiettate in un mondo lontano da quella città caotica e inospitale. Le macchine volavano, le fabbriche costruivano androidi con un ritmo frenetico, ma nei loro cuori c'era spazio solo per il desiderio di un amore che non avevano mai ricevuto.

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