L'incontro

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Januaria emerse dall'acqua e continuò a nuotare lenta, pervasa da una sensazione di immaterialità che le percorreva le membra, come se il suo corpo fosse ormai parte del mare

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Januaria emerse dall'acqua e continuò a nuotare lenta, pervasa da una sensazione di immaterialità che le percorreva le membra, come se il suo corpo fosse ormai parte del mare. Volse lo sguardo intorno, seguendo il gentile moto delle onde che si infrangevano a riva e lì vide il deserto. Quello stesso deserto arido da cui era arrivata tempo prima. Dicono che la nostalgia per il paese natale sia una costante di chi è emigrato lontano, ma Januaria non provava nessuna nostalgia per i chilometri di sabbia asciutta, dove un sole di fuoco bruciava animali e persone, cancellando gradualmente ogni forma di vita. Un sole prepotente che aveva ucciso gran parte degli abitanti del suo villaggio e che presto avrebbe portato via anche lei se non fosse stata prelevata dai rappresentanti dell'Unione Mondial.
Un mucchio di ricordi le stavano attraversando la mente, ma d'un tratto la ragazza scorse qualcosa che li spazzò via: a riva, in piedi sulla sabbia, c'era sua nonna Nehanda che le sorrideva.

Un mucchio di ricordi le stavano attraversando la mente, ma d'un tratto la ragazza scorse qualcosa che li spazzò via: a riva, in piedi sulla sabbia, c'era sua nonna Nehanda che le sorrideva

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Era morta dieci anni prima eppure sembrava così vitale! Aveva un vestito a fiorami e gli occhi nerissimi brillavano sul volto radioso. "Nonna!", esclamò Januaria. La donna le rispose con un cenno di saluto. "Nonna, gettati in mare! Fa fresco qui! Ti porterò via dalla terra calda, conosco la strada...". Ora i pensieri si sovrapponevano alle parole mentre la giovane cercava disperatamente di convincere la nonna a raggiungerla. Voleva portarla lontano da quel deserto infuocato, lo desiderava a ogni costo! Ma la donna continuò a sorridere e salutare. Poi girò lo sguardo intorno a sé e, con stupore, Januaria vide che la sabbia ardente non c'era più. Al suo posto si estendeva, per chilometri, una pianura coperta di fiori e alberi sui quali danzavano senza sosta sciami di farfalle variopinte. Uccelli bianchi e azzurri si levavano in volo sotto lo sguardo meravigliato della ragazza che non riusciva a staccare gli occhi da quello spettacolo.

Januaria aprì la bocca per parlare di nuovo a sua nonna che la guardava sorridendo, quando le note di una canzone attirarono il suo udito. Era il più bel suono che avesse mai sentito! Una voce femminile, dolce, riempiva l'aria di note leggere, modulando frasi dal significato arcano e ipnotico al tempo stesso. Prima che potesse impedirselo, Januaria ricominciò a nuotare in direzione opposta alla riva. Su uno scoglio in lontananza era adagiata una figura sinuosa. Nell'avvicinarsi, Januaria vide sempre più distinto un bellissimo volto femminile circondato da lunghe chiome verdi. Il corpo snello terminava in una coda di pesce che riluceva ai raggi del sole. Non il sole del deserto che Januaria odiava con tutte le sue forze e nemmeno il sole di Iside666, ma una luce delicata che sfumava in raggi rosa e celesti tutto intorno. Scivolando nell'acqua che ora era liscia e vellutata come olio, presto Januaria si avvicinò agli scogli e subito i suoi occhi si fissarono in quelli verdi e profondi della sirena che, appena la vide, interruppe la canzone e le rivolse un sorriso. Un diadema brillava sulla capigliatura setosa. Poi la creatura parlò: "Dunque sei qui. Ti stavo aspettando", disse a Januaria che la guardava trasognata. "Un momento", le rispose quest'ultima avanzando tra i flutti. "Tu non sei la Regina dei mari?". Ora, sotto i piedi, la giovane percepiva il contatto del fondale liscio e sabbioso. L'acqua si stava abbassando gradualmente, poi Januaria emerse e si trovò proprio davanti alla Regina. "Non è bene che una giovane della tua età subisca il digiuno", fece ancora quest'ultima. Da una piccola ansa la sirena prelevò un oggetto e lo porse a Januaria che lo prese con mani incerte: era una ciotola celeste. L'esterno era ornato da un delicato motivo che ritraeva i fondali marini in tutti i toni del verde e dell'azzurro, mentre l'interno era stato riempito di un liquido bianco che sembrava latte. Con un cenno del capo la regina invitò la ragazza a berlo. Lei subito portò la ciotola alle labbra e iniziò a sorbire avidamente quel latte che aveva un sapore dolce, come quello che sgorga dal seno materno.

In pochi secondi Januaria svuotò la ciotola: non si era accorta di avere tanta sete! La stessa sete insaziabile provata nel deserto era tornata a bruciarle la bocca per essere subito placata dai sorsi di quel latte freschissimo che scorreva nella ...

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In pochi secondi Januaria svuotò la ciotola: non si era accorta di avere tanta sete! La stessa sete insaziabile provata nel deserto era tornata a bruciarle la bocca per essere subito placata dai sorsi di quel latte freschissimo che scorreva nella gola. Sorrise timidamente e si chinò per poggiare il recipiente sulla sabbia che brillava sotto i suoi piedi. Con meraviglia Januaria notò che i minuscoli granelli erano intercalati da pietre colorate. Prese fiato e parlò: "Non sei arrabbiata con me?", mormorò abbassando lo sguardo. Era proprio lei, pensò, la Regina! La madre di Sybil! Quella stessa sirena che si era divertita a tormentare, accecata dall'odio per tutto quello che era entrato a far parte della sua realtà da quando aveva perso sua nonna, unica superstite di una famiglia sterminata dalla povertà e dal caldo feroce. Ma in fin dei conti, Sybil che c'entrava? Non era stata lei a rendere rovente la sua terra...
Tacque aspettandosi una punizione, ma il suo animo era pervaso da una calma mai provata prima. Per tutta risposta la sirena continuò a sorridere. Il bel viso era illuminato da un'espressione materna. Quando Januaria rialzò lo sguardo vide che in mano aveva un piccolo piatto d'argento su cui era posata una fetta di dolce cosparso di zucchero a velo. Assomigliava al dolce che Januaria aveva assaggiato al rifugio durante le rare feste indette da Orsola, ma aveva un aspetto più fresco. Ora un aroma di panna e di marmellata accarezzava le narici di Januaria. "Non è bene digiunare alla tua età", ripeté la Regina sempre sorridendo. Con un gesto incerto Januaria prese la fetta di torta e la addentò. Il sapore era buonissimo. Un misto di frutta, panna e altri ingredienti che la ragazza non riusciva a distinguere, amalgamati a una soffice pasta frolla che sapeva di grano e di noci...
In pochi secondi aveva finito di mangiare il dolce. Alzò lo sguardo e fece per ringraziare la Regina, ma restò ipnotizzata dal verde delle sue pupille che si fondeva a un riflesso azzurro cupo. Nelle iridi della sirena il mare si muoveva in onde lente sulle quali le stelle galleggiavano e si rompevano in raggi luccicanti. Più su, in quello sguardo gravitavano infiniti chilometri di cielo dove i pianeti ruotavano e brillavano in puntini d'oro. Una voce accarezzò le orecchie di Januaria: "Ora cambierà tutto. Ma proprio tutto..."

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