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Mi siedo su uno degli sgabelli liberi al bancone e ordino due drink, una volta arrivati il primo lo bevo in due sorsi, mentre il secondo lo bevo più lentamente. Noto la cameriera di prima fissarmi, che vuole?

«A meno che io non ti piaccia così tanto da immaginare scene erotiche con me, smettila di fissarmi»

«Non credi di star bevendo troppo?»

«Tu non credi di dover fare il lavoro per il quale sei pagata invece di infastidire i clienti?» senza dire niente la cameriera se ne va e io continuo a bere.

La pace purtroppo dura pochi minuti perché un ragazzo si siede accanto a me, con tutti gli sgabelli vuoti perché proprio vicino a me?

Con la coda dell'occhio vedo che inizia a fissarmi, gli lancio un'occhiata per fargli capire che deve sparire.

«Posso offrirti da bere?» sto già bevendo.

«Sei uno che ha bisogno di chiarezza eh» mi giro verso di lui e continuo a parlare. «Allora le donne lanciano dei segnali, e il mio era chiaramente uno "sparisci". Chiariamo subito come stanno le cose e risparmiamoci un sacco di problemi» noto che mi ascolta attentamente così proseguo il mio discorso. «Tu adesso torni a testa bassa dai tuoi amici, ti fai una risata, ti prendi una bella sbronza, vai a casa e ci dormi sopra. Ma non sognare di fare sesso con me, perché neanche in sogno lo farei con te. È chiaro?» il ragazzo prende il suo drink e torna a testa bassa dai suoi amici.

Sono stata troppo brutale? Che importa.

«Vuoi ordinare qualcos'altro?» si avvicina il barman.

«Una vodka»

«Arriva» e lo vedo sparire.

«Bellezza» ecco l'altro.

«Kalce»

«Che fai tutta sola?»

«Ora non lo sono più»

«Ehi! Fammi quello che stai facendo a lei» si rivolge al barman che poco dopo ci serve i bicchieri di vodka.

«Meglio bere in compagnia no?»

«No»

«Posso sapere perché ti stai ubriacando di pomeriggio?»

«Non mi sto ubriacando»

«Si, con la differenza che adesso il sorriso che avevi prima non me» mi dice con un tono fin troppo dolce.

«Hai mai idealizzato una persona o una situazione?»

«Più o meno» mi risponde confuso.

«Idealizzare fa schifo» poggio il mento sul palmo della mano.

«Smettila di farlo allora» come se fosse semplice.

«È più forte di me, il mio cervello parte e idealizza qualsiasi cosa. Poi mi rendo conto che è tutta una mia immaginazione, e quella persona o situazione non è mai stata come credevo»

«Ti riferisci a Rafe?» scatto lo sguardo su di lui. Come ha fatto?

«Cosa c'è fra voi?»

«Niente» alzo le spalle.

«Non sembra»

«Lui ha detto così»

«Siete amici di letto?» continua a chiedere.

«Forse, non lo so»

«Non lo sai?»

«Senti Kalce, smettila. Ti sto dicendo che non so niente» sbotto irritata.

«Come vuoi» borbotta continuando a bere il suo drink.

«Vuoi sentire una barzelletta?» mi chiede all'improvviso.

«Ne hai davanti una» lo sento sospirare per questa mia risposta.

«Perché tutti mentono?» gli chiedo girandomi a guardarlo, notando che lui già mi fissava. «I bravi ragazzi mentono per entrare nel tuo cuore e i cattivi ragazzi per entrare nel tuo letto» bevo un sorso e poi continuo. «E io sono l'idiota che ci crede sempre»

«Non sei un'idiota»

«Lo sono eccome»

«Ci credi perché sei una brava persona e tu non menti. Gli altri lo fanno perché magari non sanno realmente chi sono e hanno paura di essere scoperti»

Sospiro pesantemente, non sapendo cosa rispondere. Finiamo il drink in silenzio.

«Andiamo, ti accompagno»

«Posso andare anche da sola»

«Come vuoi» si alza dallo sgabello e paga i drink.

«Kalce» lo richiamo. «Non voglio camminare» ridacchio e mi guarda sorridendo.

Usciamo dal club e andiamo nella sua macchina, il viaggio è silenzioso, l'unica compagnia è la musica.

«Poi lasciarmi da Rachel?»

«Rachel Clark?» annuisco in risposta. «Siete ancora amiche?»

«Certo» perché non avrei dovuto esserci amica?

Svolta prendendo la strada della casa di Rachel finché si ferma sotto casa sua.

«Sicura che non ti devo accompagnare a casa?»

«Sicura. Grazie per il passaggio» gli do un bacio sulla guancia e scendo dall'auto.

Mi apre un uomo a petto nudo, alzo le sopracciglia in segno di sorpresa, lui mi guarda senza dire niente.

«Chi è alla porta?» si avvicina Rachel, le rivolgo uno sguardo di scuse. Non volevo interrompere una scopata.

«Sei impegnata, torno dopo»

«Tutto ok?» mi chiede dubbiosa.

«Si, certo. Non volevo disturbare» faccio un passo indietro ma vengo bloccata dal polso.

«Entra. Lui se ne va» mi trascina dentro casa.

«Me ne vado?» chiede l'uomo confuso.

«La mia amica ha bisogno di me, sparisci» velocemente l'uomo si riveste lasciandoci sole.

«Non ti chiedo neanche quanti anni abbia» ha sempre scelto ragazzi più grandi, ma questo mi sembra fin troppo grande.

«Ne ha ventisette» sorride fiera.

«E tu ne hai sedici»

«Per lui ne ho venticinque» alzo gli occhi al cielo ridacchiando.

Prende due birre e ci sediamo sul divano.
«Cos'è successo?»

«Perché credi sia successo qualcosa?»

«Noto che sei mezza ubriaca, ed è pomeriggio. È successo qualcosa per forza» sbuffo sapendo che ha ragione.

Bevo un lungo sorso di birra e poi sospiro, ho bisogno di sfogarmi.

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