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Il pomeriggio è trascorso in un silenzio tombale. Rafe ha passeggiato pensieroso per la stanza e Kiara lo odia, quindi si è seduta sul letto e non ha detto nulla.

Io mi sono seduta accanto a lei, cercando di parlarle ma a quanto pare è arrabbiata anche con me, mi ha detto di averli pugnalati alle spalle. Non è stato così, ma ognuno ha la sua versione.

Ho cercando di guardare Rafe il meno possibile, odio come reagisce il mio corpo ogni volta che lui è vicino. Non mi aspettavo di certo così il nostro incontro, ma soprattutto mi aspettavo di stare insieme a lui, cosa che a quanto pare il signore qui presente non ha voluto.

C'è qualcosa però in lui che mi sembra diversa, mi sembra più sereno rispetto l'ultima volta che l'ho visto. Sembra abbia trovato la stabilità mentale e non posso che essere sollevata.

È notte e sono più sveglia che mai, Kiara dorme accanto a me. Indossiamo entrambe i pigiami di seta ma di diversi colori.

Mi alzo sbuffando leggermente e vedo subito Rafe sdraiato a terra, sul tappeto, con un semplice cuscino sotto la testa.

Gli do uno sguardo e lo sorpasso, andando verso una finestra. Sposto la tenda, ci sono ancora i soldati armati, sposto lo sguardo sul cielo, perdendomi nella sua immensità.

Un rumore mi fa sobbalzare, mi giro e vedo Rafe in piedi che si avvicina.

«Rafe» lo rimprovero, portandomi una mano al petto.

«Scusa» mormora avvicinandosi.

Mi raggiunge e la luce della luna illumina il suo volto.

Deglutisco tremante e torno a guardare il cielo, perché si è dovuto avvicinare?

«Scusa» ripete più sinceramente.

«Siamo a due volte»

«Dico davvero, scusa»

«E siamo a tre, vuoi dirlo anche per la quarta volta?» lo guardo alzando un sopracciglio.

«Tu in questa situazione non dovresti neanche esserci»

«Lo so» incrocio le braccia e appoggio la testa alla finestra guardandolo negli occhi.

È ancora più bello di quanto lo ricordavo, quegli occhi azzurri che mi tolgono il respiro ogni volta.

Mi maledico mentalmente per ciò che sto pensando e torno alla realtà. «Di che croce parla?»

Sospira e si passa una mano sulla faccia.

«Giusto, devi essere aggiornata su un paio di cose» mi guarda e mi fa cenno di sederci dove si trovava lui.

Lo seguo in silenzio e mi siedo con le gambe incrociate. Lo guardo e aspetto che mi racconta tutto ciò che mi sono persa.

Alla fine del racconto sono scioccata, non posso credere alle mie orecchie. Non riesco a credere soprattutto che sia finito lo stesso in galera, non riesco ad immaginarlo dietro le sbarre.

«Scusami per ciò che ti ho fatto»

«Siamo alla quarta» faccio un piccolo sorriso.

«Dico sul serio... ti avevo fatto una promessa che non ho mantenuto. Sei-» si blocca di scatto e continua poco dopo. «Eri la persona che amavo di più, avrei fatto di tutto per te»

«Non devi per forza usare il passato» dico, rendendomi conto del cambio dei verbi.

L'amore è una promessa.
Due persone che si amano si promettono che insieme avranno una vita migliore, che staranno bene. La promessa di una sola non è sufficiente, servono entrambe le promesse.
Niente fa più male di una promessa d'amore non mantenuta.

Ecco perché è così difficile promettere e credere nelle promesse d'amore.

Quando eri così vicino a qualcuno da sembrare una cosa sola, pensare alla separazione è assurdo. Li vedi così lontani.

Due persone sono vicine quando condividono sogni e progetti, ma quando rimangono solo i ricordi significa che sono molto lontani. Alcuni amano solo la distanza e non sopportano l'intimità.

Potrebbe essere che l'amore si trovi da qualche parte? Tra lontano e vicino?

Una coppia sta bene quando, nonostante siano distanti migliaia di chilometri, sono comunque vicini. Una coppia è finita quando, pur essendo vicini, si sentono lontani migliaia di chilometri.

La distanza distorce, crea un'illusione. Ma da vicino puoi vedere il dettaglio, la cosa reale.

In lontananza ci sono i ricordi e si ricorda l'eco felice di ciò che è stato. Da vicino si vedono le imperfezioni, si può imparare a stare vicino a qualcuno, si impara a sopportare il dolore della lontananza.

Ma è impossibile essere lì allo stesso tempo. Così vicino eppure così lontano.

«Ti trovo bene rispetto all'ultima volta» sussurro, guardando ogni suo dettaglio.

«Tu come ti senti?» mi chiede invece.

«Sento che sei un'idiota»

«Pensi sia tardi?» mi chiede, guardandomi intensamente.

«Non è mai troppo tardi»

Credo che le persone abbiano diverse chance nella vita e debbano coglierle, ma ci vuole impegno e tempo. Bisogna essere pazienti, e non tutti lo sono.

«Staremo bene» mi assicura.

Annuisco e mi alzo tornando a letto, non prima di avergli dato un ultimo sguardo e poi finalmente mi addormento.

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