Capitolo 4.

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Maria:
Apro gli occhi.
Sono in una stanza d'ospedale, sento già il terrore che mi avvolge, ho sempre avuto paura delle malattie e degli ospedali.
Ho una flebo attaccata al braccio, sento l'ago un po' pizzicare.
Porto la mia mano sulla fronte dolorante e noto una fascia sopra essa.
Sento tutto il mio corpo indolenzito e debole.
Ho anche una fascia sulla gamba destra, inizio seriamente a preoccuparmi.
Vedo la porta della stanza aprirsi.
È lei.
"Te sei svegliata!" urla commossa con gli occhi lucidi.
La guardo un attimo ma poi distolgo lo sguardo.
"Che bello Marì menomale! Ci hai fatti spaventare!" continua avvicinandosi a me.
"So' proprio contenta!" mi prende la mano ma io la sposto poggiandola sulle mie gambe.
La guardo, ha notato il mio gesto e si intristisce.
"Che mi è successo?" le domando non ricordando nulla.
"Non ti ricordi niente?"
Scuoto la testa rimanendo in silenzio.
"A quanto pare dopo che...insomma dopo che abbiamo discusso sei svenuta e te sei fatta male...hai ngraffio enorme sulla fronte e n'artro sulla gamba e mpaio de lividi. Ce semo accorti che non c'eri più dopo un po'...infatti ce semo parecchio spaventati Marì!"
"Quindi perché mi son sentita male?"
"Ah er dottore ha detto che sei svenuta perché eri stanca, debole, probabilmente non mangiavi da ieri e perdipiù stasera hai bevuto alcool...quindi te lascio immaginà...infatti nella flebo ti ha messo delle vitamine, integratori che ti aiuteranno a riprenderti"
"Ci sei solo tu qui?"
"Sì...ti abbiamo portato qui in ambulanza, durante il tragitto eri un po' stordita, il dottore ti ha visitata e poi te sei addormentata, aspetta che piuttosto mando un messaggio a Mara per rassicurarla"
Prende il cellulare dalla tasca del giubbotto e digita qualcosa per poi riposarlo al suo posto.
Appoggio la testa nuovamente sul cuscino sospirando.
Lei si avvicina e si siede sulla sedia che c'è vicino al mio letto.
"C'hai dolore?" mi chiede dolcemente.
Non rispondo.
Mi accarezza la guancia guardandomi, la guardo anch'io e noto i suoi occhi lucidi.
Dio quanto mi è mancata!
Però lei adesso è qui solo perché mi son sentita male, mi sposto dal suo tocco.
"Smettila Sabrina..."
Rimane sorpresa.
"Che c'è? Che hai?"
"Smettila con tutte queste attenzioni! Non voglio la tua compassione!"
Si allontana un po' da me.
"Ma io sono preoccupa-" la interrompo "Se stasera non mi fossi sentita male tu non mi avresti minimamente calcolata è così o sbaglio?" la guardo aspettando una risposta ma lei abbassa la testa e la vedo asciugarsi una lacrima velocemente.
"Ecco come pensavo"
"Come pensavo un cazzo Marì perché io ti sono andata dietro per mesi quindi adesso ho tutto il diritto di non calcolarti proprio!"
"Va bene...senti Sabrina adesso sono stanca puoi andare per favore?"
Mi copro perché inizio a sentir freddo e mi giro dall'altro lato del letto dandole le spalle.
"Maria"
"Che c'è Sabrina?"
"Tu mi vuoi ancora bene?"
Sento un crampo allo stomaco, davvero me l'ha chiesto?
'Io ti amo' dovrei risponderle ma non ci riesco.
"Sì"
Si schiarisce la voce "Allora perché a me sembra che non me ne vuoi più? Perché non ti sei fatta viva in questi mesi? Maria me manchi io...io vorrei solamente riavere la mia Maria...ma tu non sei lei! Lei non m'avrebbe mai fatta soffrire in questo modo! Non ti riconosco più" quest'ultima la frase la dice con un filo di voce.
La sento allontanarsi da me apre e chiude la porta sbattendola come sempre.
Per la centesima volta abbiamo litigato.
Per la centesima volta mi sono comportata da stronza.
Per la centesima volta l'ho fatta piangere.
Per la centesima volta l'ho delusa.
Mi sento come se fossimo bloccate in un loop; litighiamo e piangiamo in continuazione, siamo entrate ormai in un circolo vizioso.
Chiudo gli occhi e provo a dormire così solo potrò trovare un po' di pace.

Sabrina:
Esco da quella stanza chiudo la porta sbattendola.
Sono incazzata, delusa.
Io vorrei solo sapere cosa ho fatto per meritarmi questo, vorrei capire cosa le passa per la mente in questo periodo.
Non pensavo potesse assumere questo atteggiamento con me ma evidentemente mi sbagliavo!
In questi mesi ho provato a contattarla in tutti i modi; chiamate, messaggi, sono andata persino agli studi ma più volte mi hanno detto che non c'era, bugiardi! Questi so' tutti uomini suoi che se coalizzano con lei, come sempre.
Mi viene da piangere, mentre cammino tra i corridoi per uscire da quest'ospedale mi fermo per fare un bel respiro.
Guardo l'orario dal telefono, sono le sei del mattino, chiamo un taxi per portarmi a casa.
Oggi non mi va di fare niente, voglio solo rinchiudermi a casa con i miei animali e dormire, dormire tutto il giorno.
Per quanto riguarda lei, io non voglio più vederla! Mi ha fatta soffrire troppo e sta continuando a farlo, poi chissà per quale cazzo di motivo.
Se prima era lei a non voler più nessun contatto con me adesso sono io.

Lei, la tua ragione il tuo perché Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora