Capitolo 10.

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Sabrina:
Premo il pulsante dell'ascensore con una mano tremante per via dell'agitazione che ancora un po' provo mentre l'altra è occupata a stringerla a me.
Le porte dell'ascensore si aprono, entriamo dentro e con un colpo di gomito premo il tasto del mio piano.
Nell'ascensore, tutto è silenzioso a parte il rumore dei nostri respiri affannosi.
Lo specchio che c'è all'interno riflette l'immagine dei nostri corpi finalmente vicini.
Ha la testa poggiata sul mio petto.
La sua fronte è fredda e umida, i suoi cappelli arruffati mi sfiorano la pelle provocandomi solletico.
La guardo dal riflesso dello specchio, abbasso lo sguardo e vedo il suo viso nascosto contro di me, come se cercasse rifugio.
La sua vulnerabilità mi colpisce risvegliando in me un forte desiderio di proteggerla a tutti costi, anche se lei non vuole, anche se vuole fare sempre l'eroina della situazione che riesce a cavarsela da sola!
Arriviamo davanti la mia porta e la apro.
Solleva leggermente la testa da me, sembra stordita, stanca.
Nonostante avessi portato con me l'ombrello siamo fraciche!
La faccio accomodare lentamente sulla sedia.
"Sabri" sussurra guardandomi negli occhi.
"Dimmi"
"Ho un mal di testa fortissimo e ho tanto sonno neanche riesco a reggermi in piedi" confessa sofferente.
"Lo vedo...adesso sai cosa facciamo? Te aiuto a fà na bella doccia calda così te riscaldi" le sorrido accarezzandole una guancia.
Annuisce e la cosa mi stranisce visto che non lascerebbe mai fare una cosa del genere.
Mentre la lascio lì seduta vado a prepararle l'occorrente; prendo degli slip nuovi dal mio guardaroba ed un pigiama mio.
Il reggiseno me dispiace ma io e lei non abbiamo la stessa taglia.
Le palpebre le si chiudono a intermittenza, troppo stanca e assonata per fare da sola, così deciso di aiutarla ad alzarsi dalla sedia e ci dirigiamo in bagno.
Con delicatezza le alzo pian piano la maglietta che indossa, solleva le braccia e io gliela sfilo, mi guarda.
Posiziono le mie mani sui suoi fianchi, afferro dai lati i pantaloni di tuta che indossa e tolgo via anche quelli.
È in intimo davanti a me, ma devo toglierle anche quello.
Afferro da dietro la sua schiena il reggiseno che sgancio delicatamente, abbasso le spalline e lascio che esso scivoli via tra le mie mani.
Probabilmente se adesso mi guardassi allo specchio noterei sicuramente le mie guance di un rosso vivo.
La guardo ma lei non fa lo stesso, sarà imbarazzata anche lei.
Adesso rimangono solo gli slip, prendo anche quelli e li tolgo via lasciandoli cadere a terra.
È completamente svestita davanti a me, ha un corpo statuario.
La invito ad entrare in doccia e poi entro anch'io, lei si affida completamente a me lasciandosi guidare dalle mie mani e dalle mie movenze.
L'acqua calda inizia a scorrere sulla sua pelle ed io la sorreggo assicurandomi che non perda l'equilibrio.
Prendo la spugna ed inizio ad insaponarla con movimenti leggeri e circolari.
Faccio scivolare la schiuma lungo tutto il suo corpo.
Ogni tocco è un modo per dirle che io ci sono, che di me può continuare a fidarsi, che se lei vuole possiamo ricominciare di nuovo, da capo, insieme.
Certo ricominciare di nuovo, da capo insieme dopo averle fatto un bel discorsetto appena si riprende, perché non è finita qui!
Le lavo i capelli lentamente con altrettanta cura, finché non vedo un lieve rilassamento sul suo volto.
I suoi muscoli che prima erano tanto tesi per via del gelo, della stanchezza e dell'agitazione per le ore precedenti iniziano a sciogliersi sotto il mio tocco ed il suo respiro diventa sempre più regolare e calmo.
Mentre l'acqua scivola via mi accorgo di quanto sia bella, di quanto sia bello il suo corpo.
Ha un corpo sodo, ma questo lei lo sa che lo ammiro da sempre.
Quando una volta in uno dei suoi programmi lessi una lettera  in cui c'era scritto che lei aveva un fisico tonico, scoppiai a ridere ed esultai con "vi posso garantire che non è così quando la tocco!" lo dissi perché ovviamente stavo scherzando.
Io ho sempre ammirato il corpo sportivo di Maria e lei lo sa, é solo che adesso vedendolo così, svestito fa un effetto decisamente forte.
Un calore improvviso mi sale al viso, di nuovo e sento l'imbarazzo prendere il sopravvento.
Cerco di concentrarmi sul mio compito, ma i miei occhi si perdono tra le curve del suo corpo snello e sodo.
Ogni volta che i nostri sguardi si incrociano anche per un istante, distogliamo lo sguardo tutti e due.
Quando ho finito la avvolgo in un morbido asciugamano e la asciugo per bene, assorbendo tutte le gocce d'acqua sulla sua pelle.
Una volta indossato il pigiama la porto in camera da letto.
Seduta sul mio letto ha ancora i capelli anzi quei quattro capelli che si ritrova in testa umidi.
Sembra così tranquilla adesso quasi addormentata.
Prendo il phon, il suo suono riempie la stanza mentre mi siedo dietro di lei inginocchio sul letto.
Inizio a passare le dita tra i suoi capelli, lasciando che l'aria calda passi tra le ciocche bionde.
Quando finalmente i suoi quattro capelli sono asciutti, spengo il phon e la guardo sedendomi accanto a lei.
Un lieve sorriso spunta tra le sue labbra ed io ricambio.
Si avvicina a me lentamente, mette le sue mani sulle mie guance lasciandomi un bacio sulla fronte.
"Grazie, davvero" dice e la sua voce è così calda e calma.
Non la ricordavo più così, ultimamente era graffiante e nervosa.
"Dai adesso riposati" le dico semplicemente, perché dopo tutto io sono ancora incazzata con lei, non ho mica dimenticato tutto così in fretta eh!
In fondo so' Sabrina Ferilli mica pe' gnente!

Maria:
"Aspetta prima devo darti una cosa" le dico cercando con lo sguardo l'oggetto di mio interesse.
"Che me devi dà?" domanda stranita mentre si alza dal letto.
"Che fine ha fatto la mia borsa?"
"L'ho messa in cucina"
"Puoi portarmela per favore?"
Annuisce e si dirige verso la cucina.
quando torna le chiedo di aprirla per me.
La vedo frugare e per un attimo mi domando se troverà quello che ho messo lì dentro per lei.
Noto il suo sguardo cambiare e così capisco che ha trovato ciò che volevo darle.
Le sue mani stringono le caramelle, quelle che le compravo sempre.
Mi guarda.
Vedo la sorpresa e la commozione nei suoi occhi, sento il cuore riempirsi di un calore che mi fa dimenticare per un momento tutta la stanchezza.
Si avvicina a me tenendo in mano ancora il pacchetto delle caramelle.
"Te però pensi che puoi risolvere tutto co 'n pacchetto de caramelle?" la vedo sedersi lentamente sul letto.
Non è possibile.
Davvero pensa che io creda di poter risolvere tutto con delle caramelle?
"Cosa?! No!" alzo il tono della voce per mantenere la mia posizione ferma, decisa.
La vedo alzarsi di scatto "Va bene dai Maria dormi...poi ne riparliamo" sento subito quella nota di delusione e tristezza dalla sua voce.
Volevo solo farle capire che pensavo a lei, che quelle caramelle rappresentavano i momenti belli che abbiamo vissuto insieme.

Lei, la tua ragione il tuo perché Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora