Capitolo 15.

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Maria:
"Sabri sei pronta?" urlo dal divano mentre aspetto che lei finisca di sistemarsi, è assurdo che il tempo che ci impiega.
"N'attimoo!" urla dalla camera da letto.
Siccome mi sto annoiando decido di raggiungerla.
"Posso entrare?" chiedo prima di aprire la porta della camera.
"Sì entra" e così faccio.
Mi siedo sul bordo del letto, osservandola mentre si prepara con cura davanti la specchiera.
Ai miei occhi è sempre bellissima, in ogni momento e in ogni stato.
La guardo mentre con una mano raccoglie i capelli e li porta di lato lungo il suo collo, li spazzola lentamente come se fossero fatti piccoli cristalli preziosi che potrebbero rompersi da un momento all'altro.
Tiene parecchio ai suoi capelli ogni volta si vanta di avere una chioma folta in confronto ai miei 'quattro capelli crespi'.
È di una bellezza disarmante ma lei questo non lo sa o forse sì, riesce a disarmare chiunque con la sua bellezza, mi sento ogni volta ipnotizzata, immune.
Aspetto in silenzio, con una pazienza dolce, mentre dentro di me sorrido beandomi di tanta bellezza.
Prende un rossetto nude e lo applica passandolo delicatamente e lentamente sulle sue labbra perfette e carnose ed io non posso fare a meno di desiderare di diventare quell'oggetto che adesso è in contatto con la sua bocca.
È bella sempre anche quando non ci prova le viene proprio naturale.
Mentre la guardo, mi rendo conto di quanto mi affascini ogni suo movimento, ogni piccolo dettaglio che per lei è routine per me è incanto.
Si volta guardandomi ed io cerco frettolosamente di ricompormi e non sbavare tra un po'.
"Com'è il trucco?" chiude gli occhi e aprendoli più volte per farmi notare l'ombretto beige e tutto il resto che ha applicato sugli occhi.
"Perfetto" commento.
"Bene adesso me devo cambià" la vedo dirigersi verso il suo armadio, spalanca le ante e cerca qualcosa da mettersi.
Dopo aver frugato alcuni minuti acchiappa una camicia leggera di lino beige, una gonna nera ed una giacca dello stesso colore della camicia.
"Mo' aspetta che li provo e mi dici come me stanno" dice puntandomi il dito, quindi mentre lei si cambia dovrò rimanere qui.
Annuisco cercando di mantenere una certa compostezza ma non riesco a toglierle gli occhi di dosso.
Si posiziona davanti lo specchio che c'è all'interno dell'armadio.
Alza lentamente la felpa che indossa per poi uscire le braccia e la testa da essa, toglie via anche i pantaloni della tuta che indossava.
È in intimo davanti a me.
Noto che di sguincio mi osserva dal riflesso dello specchio.
Il suo corpo mi appare più magnetico, come ogni suo gesto fosse pensato per attirare la mia attenzione.
Rimane lì ferma davanti lo specchio sistemandosi i capelli, ondeggiandoli e spostandoli dal suo collo.
La guardo ancora attraverso lo specchio, mi imbambolo ad osservare; il suo seno abbondante che sembra voglia uscir fuori dal reggiseno, le sua pancia che seppur a lei non piace mi fa impazzire, le sue gambe lunghe e snelle sono mi mandano in tilt non posso fare a meno di osservarle assiduamente.
Mi sento quasi in soggezione, impotente davanti a tutta questa bellezza e sensualità ma allo stesso tempo affascinata.
Non posso fare a meno di fissarla e lei lo sa, lo percepisce, chissà forse è solo questo che vuole.
Cerco di scacciare via questi pensieri distogliendo lo sguardo altrimenti è la fine.
La sento camminare allora non posso fare a meno di guardarla, si avvicina a me.
La vedo avanzare sulla mia traiettoria e già sento l'imbarazzo crescere.
Come faccio a stare calma se ho Sabrina Ferilli in intimo davanti a me?
Dovrebbe essere considerato uno sport olimpionico resistere a non morire dalla troppa bellezza.
"Puoi mettermi per favore questa collana...perché altrimenti poi me viene male a metterla co' a' camicia" domanda dandomi la collanina.
"Sì...va bene"
Faccio per metterla la collana ma mi interrompe "Aspetta mettiamoci qua davanti...così vedo come me sta al collo"
Arriviamo fino allo specchio dell'armadio con lei che con nonchalance cammina in intimo.
Prendo le estremità della collana la posiziono davanti il suo collo, mentre sto per chiuderla poggia le sue mani sulle mie "Me sta bene vero?" mi guarda negli occhi sfidandomi, lo so.
"Sì"
"Ma perché risponni a monosillabi?"
Ecco qui vuole che io la elogia, vuole che la faccia sentire unica, mi scappa un sorriso per questo.
"Ma lo sai che per me sei perfetta"
"Boh ultimamente non è che mo dici spesso"
"Ma piantala! Io i complimenti te li faccio sempre, sei te che stai diventando proprio viziata" ride dopo aver sentito quello che ho appena detto.
"E sentiamo un po' chi è che mi vizia?"
"Io...sei troppo viziata con tutti questi complimenti che ti faccio"
"Ma se sei te che non riesci a non farmene!"
"Ma quanto sei scema!" rido cercando di mascherare la verità.
"Scommetto che appena me vedrai sistemata non riuscirai a non farmi dei complimenti" mi provoca.
"Scommetti male allora" insisto fintamente come se non sapessi che lei in realtà sta dicendo la verità.
"Allora facciamo una scommessa!" si volta improvvisamente verso di me mentre rimango ancora con la collana tra le mani e lotto con l'impulso di non far cadere lo sguardo troppo in basso.
"Ma dai ma che scommessa" insito per farla perché già so che potrei perdere.
"Vedi, è perché già sai che perdi" ride prendendosi gioco di me.
So già che perderò sì ma non voglio darle questa soddisfazione, voglio almeno provarci.
"Va bene allora scommettiamo!" dico porgendole la mano per stringergliela.
"Allora facciamo così, se da ora in poi fino a stasera mi farai un complimento dovrai portarmi al negozio di caramelle, ovviamente paghi te perché tanto i sordi nun te mancano"
"E se vinco io?" chiedo stupidamente perché già sappiamo tutti e due come andrà a finire.
"Se vinci te sarò la tua schiava pe' 'na settimana" è evidente che già sente la vittoria in tasca.
"D'accordo" ci stringiamo la mano sorridendo con gli occhi sfidanti.
"Dai mettimi sta collana" riprendo quello che stavo facendo prima, prendo nuovamente le estremità della collana la porto sul suo collo e l'aggancio.
Poggio le mie mani sulle sulle spalle nude, rimaniamo alcuni secondi a guardaci dopodiché mi allontano e vado a sedermi nuovamente sul letto.
Dopo aver indossato la camicia e la gonna indossa la giacca.
Si guarda allo specchio, cerca di studiare ogni dettaglio di sé stessa.
Io la guardo in silenzio i complimenti glieli faccio mentalmente, vorrei urlare quanto sia bella ma non posso c'è una scommessa in corso ed io non vorrei perdere in così poco tempo.
Questi colori le stanno divinamente, sembra quasi brillare.
Ogni volta riesce a sorprendermi, ma stasera è come se ci fosse qualcosa di diverso in lei, una luce che la rende ancora più affascinante.
Il modo in cui i suoi abiti si adattano perfettamente, mettendo in risalto ogni dettaglio è sorprendente.
La guardo in silenzio, cercando di non tradirmi, ma è quasi impossibile.
Fa una giravolta su se stessa per poi guardarmi, il suo sorriso è malizioso, sa benissimo che sto lottando dentro di me per non dire nulla.
Sa che sto trattenendo ogni parola, e questo sembra divertirla ancora di più.
Ogni secondo davanti a lei non potendo dire quanto sia bella diventa una piccola e dolce tortura.
Ma è proprio questo che vuole, testare quanto posso resistere ed io mi ostino a non darle la soddisfazione, anche se sto perdendo miseramente.
"Pronta! Guarda come so' bella!" mi costringe a guardala piazzandosi davanti a me.
Alzo gli occhi, la guardo ma non le faccio nessun complimento.
"Dai andiamo che dobbiamo passare da casa mia, adesso tocca a me prepararmi"
Sento ancora i suoi occhi piantati su di me come se non aspettasse altro se non il mio cedimento.
"Vabbè andiamo"
"Ma dov'è la tua macchina?" le chiedo mentre stiamo per entrare in ascensore.
"È posteggiata qua vicino"
"Bene...almeno la uso io visto che tu non la usi"
"Che poi perchè quella sera non sei venuta co' a macchina?"
Ripenso a quella sera e sento dei brividi lungo tutto il mio corpo.
"Boh per far subito"
"Cioè te sei più veloce da macchina?"
"Ma Sabrina guarda che io sto a due passi da te...e poi sì a piedi faccio prima, ogni volto perdo tempo per cercare posteggio...ma tu questo non lo sai perché sei tonta" le do un buffetto sul naso.
"Aho tonta ce sarai te!"
Le porte dell'ascensore si aprono, arriviamo al pianterreno ed usciamo dal portone.
Arrivate davanti la sua macchina mi dà le chiavi, la apro ed entriamo.
Metto in moto e partiamo verso casa mia.
Sono al volante, ma non posso fare a meno di gettare qualche occhiata verso di lei.
Ogni volta che si muove un po', la sua gonna si solleva leggermente, scoprendo di più le sue gambe.
Cerco di mantenere la concentrazione sulla strada, ma è difficile ignorare quel dettaglio.
Non lo faccio apposta, ma è come se i miei occhi come delle calamite fossero attratti da lei, in particolare dalle sue gambe.
Amo il modo in cui si muove con una naturale eleganza senza che se ne accorga.
Provo a non farmi scoprire, ma ogni tanto mi sembra che se ne accorga, che sappia esattamente cosa sto guardando.
Ed io allora cerco di trattenere un sorriso, concentrandomi sul tragitto, anche se la tentazione di osservare ancora è forte.
Com'è possibile che non le dia fastidio? Insomma lei sa della mia omosessualità perché non le dà fastidio quando la guardo? Forse si fida completamente di me? O forse lei piace quando la guardo?
Arrivate sotto casa mia posteggio per bene la sua macchina.
Apro lo sportello della macchina ma vedo che lei rimane ferma immobile mentre guarda un punto fisso davanti a sé.
"Sabri siamo arrivate" la chiamo.
"Da quanto tempo" dice a bassa voce.
"Cosa?"
"Da quanto tempo non venivo a casa tua" si volta verso di me e noto i suoi occhi già lucidi.
Lo so che le stanno venendo mille ricordi in testa e per questo si intristisce, ma quanto è tenera?
È in silenzio, ma riesco a percepire l'emozione che si muove dentro di lei, quasi palpabile.
So che questa casa come la sua porta con sé tanti momenti vissuti insieme, belli e brutti.
Forse rivederla dopo tutto quello che è successo le fa un certo effetto.
Mi fermo davanti al cancello e per un attimo restiamo entrambe in silenzio, l'aria sembra carica di qualcosa di non detto. Lei abbassa lo sguardo sulle sue mani, poi lo solleva di nuovo verso la casa, con un'espressione che conosco bene.
Sta cercando di mantenere il controllo, ma nei suoi occhi c'è una dolce malinconia, il peso di tutto ciò che abbiamo condiviso qui.
Perché anche se abbiamo fatto pace io lo so che ogni tanto quei mesi, quel periodo in cui le mi cercava ed io la evitavo riaffiorerà sempre ed io cercherò in tutto i modi di metterlo a tacere, di allontanarlo via da noi due.
"È strano vero?" mi domanda di punto in bianco.
Non rispondo, non riesco, non voglio affrontare di nuovo questo argomento.
"Cioè per me è strano...mi fa strano essere di nuovo a casa tua. Quando venivo tu non c'eri mai o non ti facevi mai trovare. Ricordo quando una volta...venni qui a casa tua, era domenica pomeriggio. Suonai il citofono, mi rispose una delle tue collaboratrici, appena mi vide dalla videocamera mi disse che non c'eri..." si sta rattristendo.
"Allora io feci finta di andarmene nascondendomi dietro quell'albero e... e dopo un po' ti vidi affacciata al balcone a fumare 'na sigaretta" abbassa lo sguardo guardando i suoi tacchi pur di non incontrare i miei occhi, la vedo incrociare le braccia e mettersi un po' distante da me.
Le fa ancora male ed io vorrei soltanto entrare dentro la sua mente andare alla ricerca di quel periodo, di quei momenti che l'hanno fatta star male ed eliminarli tutti per riempirla di momenti felici.
Devo consolarla, non posso lasciarla così.
Mi avvicino a lei ma noto che si allontana ancora un po', sembra persa in quel brutto periodo ed io adesso devo tirarla fuori da lì.
Non deve annegare tra quei ricordi, deve respirare tra i momenti belli e felici che possiamo passare ancora insieme.
"Sabri" la chiamo dolcemente ma non risponde.
Avanzo ancora verso di lei che non può più indietreggiare da me perché c'è un muretto, allora rimale lì ferma mentre si tiene stretta tra le sue braccia, come per proteggersi.
"Sabrina...lo so cosa stai provando e ti chiedo scusa, non finirò mai di chiederti scusa. Ogni giorno quando mi sveglio e ogni sera prima di andare a letto penso a quello che ti ho fatto. È un tormento ogni giorno ed io vorrei tornar indietro nel tempo per prendermi a schiaffi da sola mentre ti facevo soffrire. Ma sappi che non succederà mai più...è stato un brutto momento per tutti e due. Lo sai quanto sei importante per me...sto cercando di rimediare ed ho bisogno del tuo aiuto...puoi farcela? Puoi aiutarmi? Anzi possiamo possiamo continuare ad aiutarci?" le chiedo porgendole la mano.
Osserva prima me e poi la mia mano, sembra un po' titubante ma alla fine non mi dà la mano, si butta tra le mie braccia.
L'abbraccio forte e vicino al suo orecchio le sussurro "Finché so che tu me lo permetterai e lo vorrai io starò sempre al tuo fianco...perché senza te tutto diventa grigio ed insignificante...e neanche voglio rivivere quel periodo" le lascio un bacio tra i capelli.
Prendo il suo il suo viso tra le mani e la guardo "Hai capito?" le chiedo.
Annuisce, " Non ho capito" ripeto perché voglio che parli.
"Ho detto de sì" noto i suoi occhi lucidi.
"Bene...dai adesso attenta a non piangere che altrimenti ti rovini il trucco"
Mi da uno schiaffetto sulla spalla "Non piango, non piango...perché altrimenti me cola tutto il trucco e poi non me lo dici che so' bella e quindi poi vinci te"
"Ma guarda che per dirti che sei bella non serve che ti trucchi" le dico mentre cerco le chiavo per aprire questo portone.
"Maria cara hai per caso detto che sono bella?"
"Sì...cioè no...ho solo specificato"
"Vabbè" ride divertita.
Entriamo finalmente dentro casa, vengo accolta calorosamente dai miei cani che si lasciano accarezzare da Sabrina.
"Sì amorini sì quanto me sete mancati...eeeh la colpa è de questa qua se nun ce semo visti più" dice ciò e mi lancia un'occhiataccia.
"Finirai mai di lanciare frecciatine?"
"Mai e poi mai"
Nel frattempo che lei si diverte con i miei cani io vado a farmi una doccia.
Appena finisco di lavarmi vado in camera da letto ed indosso un tailleur nero, una canotta bianca sotto e delle scarpe da ginnastica.
Già immagino le urla di Sabrina appena vedrà le scarpe da ginnastica invece dei tacchi.
Mi trucco sempre allo stesso modo, ovvero un po' di fard, un po' di ombretto nero, matita sugli occhi e basta.
Esco dalla camera da letto e la osservo mentre è seduta sul divano che accarezza i miei cani, quanto è bella!
Vorrei che fosse sempre così, vorrei che fosse parte della mia quotidianità tutto ciò.
Mi ha vista, mi sorride guardandomi ma il suo sorriso scompare quando il suo sguardo scende verso il basso.
"Ma come te sei conciata? Ma perché indossi le scarpe da ginnastica!" urla alzandosi dal divano.
"Ma dai Sabri non mi andava di indossare i tacchi e poi devo anche guidare" le dico seccata e divertita allo stesso tempo.
"Boh vabbè te sei strana forte"
"Dai andiamo"
"Ciao belli miei...povere bestiole...dovete sopportà sta matta"
"Che scema! Dai andiamo che facciamo tardi Sabrinaaa!" urlo davanti la porta d'ingresso aspettandola.
"Aho! Arivo arivo"
Ci mettiamo in macchina e e ci dirigiamo verso il ristorante.

Lei, la tua ragione il tuo perché Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora