Capitolo 12.

360 29 2
                                    

Sabrina:
Un piccolo fascio di luce entra dentro la stanza ed illumina il mio lato del letto mentre quello suo è avvolto dal buio.
Pure fortunata qua è, pure la luce ha paura di disturbare sua maestà la De Filippi.
Mi giro verso di lei, intravedo la sua faccia dormiente, quei suoi quattro capelli scompigliati che le ricadono lungo la fronte.
È accovacciata su se stessa e dorme beatamente, la guardo e penso al fatto che assomiglia tanto ad una piccola bambina.
Sposto lentamente le coperte per alzarmi dal letto, prendo tutto ciò che mi serve senza fare rumore cercando di non svegliarla e mi dirigo in bagno.
Dopo essermi lavata e aver indossato una tuta nera ed una felpa bianca, sono pronta.
Quella biondina di satana dovrà sopportarmi sia oggi che domani, perché ho in mente di passare questo weekend con lei.
Vado in cucina e mi accingo a preparare la colazione.
Apro la dispensa che sta in cucina e cerco di individuare qualcosa di buono da mangiare insieme.
Mentre frugo tra le confezioni sorrido perché immagino quanto sarà bello condividere questo momento con lei, solo noi due dopo un bel po' di tempo.
Alla fine prendo delle fette biscottate ed un barattolo di marmellata all'albicocca, certo non è la stessa cosa del pane bruscato ma va bene lo stesso per un risveglio tranquillo.
Non resisto e prendo anche dei biscotti confezionati fatti con della semplice pasta frolla alla vaniglia.
Poggio tutto sul bancone della cucina e vado alla ricerca di un vassoio, trovato!
È un vassoio beige con delle piccole margherite bianche, è diviso in piccole sezioni ben definite ognuna delle quali è pensata per ospitare diversi cibi, è proprio bello, me l'ha regalato mamma!
Lo poggio sul tavolo, apro la confezione di biscotti e li verso all'interno di uno spazio del vassoio.
Dopo aver sistemato i biscotti inizio a spalmare la marmellata su tutte le fette biscottate e poggio anche queste sul vassoio.
Arrivato a questo punto afferro la moka dal suo posto abituale, svito le tre sezioni con cura versando l'acqua nel serbatoio inferiore fino al livello della valvola.
Prendo il caffè macinato dal barattolo, riempio il filtro al centro e lo posiziono, avvito con forza la moka e la metto sul fornello.
Il profumo del caffè riempie la stanza e mentre aspetto che il caffè salga penso a come sarà piacevole condividerlo con lei appena si sveglierà.
Il caffè è una bevanda che amiamo tutti e due; ricordo quando registravamo uno dei suoi programmi il caffè non poteva mai mancare e lei ogni volta si apprestava a portarmelo.
"Sabri ti ho portato il caffè" esultava sempre oppure "Sabri vuoi un po' di caffè?" quando ero visibilmente stanca.
Un piccolo gesto ma pieno di significato, come una sorta di rituale che ci avvicina ogni volta.
Controllo la moka e vedo che il caffè è finalmente uscito così la spengo e verso il contenuto in due tazzine bianche di porcellana.
Prendo le tazzine e le poggio sul vassoio, è tutto perfetto.
Lei in tutto ciò continua a dormire e questo mi rasserena, lavora così tanto che quando la vedi dormire non ci credi che si sia fermata davvero.
Mentre aspetto un altro po' che si svegli guardo fuori la finestra osservando la strada ancora tranquilla ricoperta da un cielo azzurro e sereno.
Ho sempre adorato stare alla finestra alcuni minuti la mattina presto, è un momento di quiete che in qualche modo mi aiuta a mettere in ordine i pensieri.
Pensieri che ultimamente mi tormentano sempre di più.
Pensieri e preoccupazioni che non racconto a nessuno, a volte nemmeno a me stessa.
Perché io alla fine non volevo che finisse così, con un altro matrimonio finito male alle spalle.
Non ne ho parlato con nessuno neanche con le mie più care amiche, neanche con Maria.
Sento una lacrima scendere lungo il mio viso che con l'aria fredda diventa ancora più congelata quasi tagliente, con una mano la porto via velocemente.
Sposto il viso dall'altro lato della strada e noto una coppia che passeggia tranquillamente che si danno la mano.
Distolgo lo sguardo per non cadere di nuovo, un'altra volta.
Delle mani si attorcigliano sul mio busto mi giro di scatto per la paura e noto che è lei.
"Porca vacca! Mariaa!" urlo.
Continua ad abbracciarmi da dietro mentre mi lascia un bacio su una guancia.
Sento il suo respiro un po' irregolare segno che sta ridendo.
"Buongiorno" risponde con la sua voce roca mischiata alla sua risata, mi volto.
"Mannaggia a te Marì! Mo' nun cominciamo co' sti scherzi o te giuro..." neanche finisco la frase perché la continua lei al posto mio "sì o te giuro che succede er finimondo va bene va bene" dice mischiando il romano se così si può chiamare con la sua cadenza milanese.
"Allora cos'hai preparato?" chiede mentre prende un biscotto e se lo porta vicino la bocca.
"Aho!" urlo mente le do uno schiaffetto sulla mano.
"Che c'è?!"
"Io so' stata du ore ferma impalata davanti a finestra aspettando che la signora se arzasse e mo' te arivi e te piji er biscotto...che maleducata!"
"Ma daii per un piccolo biscotto!" ride di gusto.
"Eh guarda che io me so' impegnata a fà tutto quanto!"
"Ah allora mi scusi se le ho arrecato tanto disturbo la prossima volta farò colazione al bar" lei ride ma mi sta provocando seriamente.
"Vabbè allora tu da sto tavolo non tocchi niente vai pure ar bar Maria vai!" le dico mentre le faccio segno con la mano che può benissimo andarsene.
La vedo avanzare verso di me con le braccia un po' sollevate e aperte, segno che sta per abbracciarmi.
Io per dispetto incrocio le braccia cercando di mantenere un po' di distanza ma a lei non importa.
Con dolcezza, mi avvolge tra le sue braccia ignorando il mio tentativo di resistere.
Sento il suo calore e nonostante tutto non riesco a trattenere quel piccolo senso di sicurezza che mi invade quando sono tra le sue braccia.
Un piccolo sorriso sta per spuntare sulle mie labbra che però riesco a nascondere prima che lei lo veda.
Sto per allontanarmi dall'abbraccio, da lei, ma mi trattiene ancora un po' poggiando le sue mani sulle mie braccia.
Siamo una di fronte all'altra che ci guardiamo.
"Posso...posso sapere che avevi prima?" mi chiede fissandomi negli occhi.
"Prima quando?"
"Prima...quando stavi affacciata alla finestra"
"Niente...perché?"
"Perché ti ho vista nel riflesso della finestra e non so avevi...avevi un'aria un po' triste"
Non ci credo, riesce a leggere il mio stato d'animo anche solo guardandomi attraverso il riflesso.
È come se avesse un'abilità speciale per cogliere le sfumature che cerco di nascondere.
Anche se cerco di mascherare tutto, il suo sguardo perspicace riesce a decifrare tutto.
Come fa?
Capisce la mia anima, la mia essenza, il mio essere.
Capisce quando qualcosa mi emoziona, capisce quando sto per crollare, capisce ogni mio movimento ma io invece di me cos'ho capito?
A volte penso che il mio Io sia governato da lei e non da me perché altrimenti non si spiega.
Ricordo ancora quando durante in uno dei suoi programmi si esibirono dei vigili del fuoco, fui sul punto di commuovermi e lei cosa fece?
Venne da me con passo svelto ad asciugarmi le lacrime e poi a stringermi.
"Te odio! Te odio veramente eh!" dissi questo e poi rivolgendomi a Rudy dissi "sa pure quando me commuovo...mi da un fastidio a me sta roba a me!" insistevo mentre lei continuava a coccolarmi da dietro stringendomi le spalle.
"Ma perché sai ste cose?" le dissi.
"Eh?" rispose ridendo come se fosse ovvio.
"Ma chi t'e dice quando me commuovo?" le chiesi stupita.
"Ma che ne so...lo so che queste ti commuovono" rispose con tanta naturalezza come se era del tutto normale mentre io avevo le massi sul viso commossa.
Tutte bugie, non mi dava fastidio, affatto.
Ero contenta e stupita al tempo stesso che riuscisse a comprendere così bene le mie emozioni, i miei stati d'animo.
Mi sorprende ogni volta come con un solo sguardo o un semplice gesto, lei sappia esattamente cosa sto provando, senza che io debba dire nulla.
Questo suo dono se così posso chiamarlo mi incanta ma al contempo mi fa dannare perché con lei non posso permettermi di avere filtri.
E quando parecchie volte rivelò il mio metodo per nascondere la mia commozione "lei mette tutti i capelli davanti per non farsi vedere mentre si commuove" anche quella volta mi stupì e non poco.
"No no è che...è che ho visto una coppia camminare per strada e me so' commossa...sai l'età" improvviso un finto sorriso per non pensare al resto.
Senza dire nulla fa risalire le sue mani dalle mio braccia attorno al mio collo, avvicinando la mia fronte alle sue labbra lasciandomi un tenero bacio, chiudo gli occhi.
"Allora mi dici cos'hai fatto che ho fame! Vorrei sentire la spiegazione della chef" domanda cercando di tirarmi su.
Lo sa che c'è qualcosa che non va ma ha capito che non è il momento di parlarne, ha capito che preferisco evitare almeno per
il momento l'argomento ed io la ringrazio mentalmente per questo.
"Sì allora...sua maestà stamattina le ho preparato 'na colazioncina degna de 'na regina! Ecco fette biscottate croccanti, marmellata d'albicocca che manco 'n re potrebbe resiste, un caffè e per finire sti biscottini che so la fine del monno! Mo' vedi o no che te tratto como 'na regina 'na zarina eh?!" le dico mentre lei non può fare a meno di scoppiare a ridere innumerevoli volte.
"Ohi ohi ohi il mio stomaco...ma Sabrina hai mai pensato di entrare a far parte di qualche programma di cabaret?" domanda piegata in due per le risate.
"Seee ciao core...ma da 'ndo te escono ste idee?! Te sei pazza!" quasi urlo ridendo anch'io.
Dopo esserci riprese da tutte queste risate finalmente decidiamo di mangiare.
"Comunque mi spiace non ci sia il pane bruscato"
"Non fa nulla le fette biscottate vanno bene lo stesso"
"Che poi volevo prepararte 'na torta però facevo tardi per la preparazione poi se doveva cucinà e..." mi interrompe prendendo le mie mani tra le sue.
"Ohi Sabri tranquilla! Va più che bene! È tutto buono, le fette biscottate, il caffè e i biscotti...tutto buono" mi sorride mentre finisce di gustare un pezzo di biscotto che le era rimasto da mangiare.
Non posso fare che sorridere anch'io.
Ultimamente sono più paranoica del solito, non so se sia per il modo in cui mi ha eliminata completamente dalla sua vita dopo anni di matrimonio.
Non so se sia per le parole che mi ha urlato contro ma mi sento più fragile, come se sbagliassi sempre tutto, come se a volte fossi insignificante.
"Va bene so' contenta" le sorrido, lei fa lo stesso.
La guardo mentre si gusta le fette biscottate dopo sposto la mia attenzione alla finestra.
Mi alzo dal tavolo e vado verso essa, mi affaccio e vedo il cielo azzurro, oggi è una bella giornata.
Penso che mi piacerebbe portarla a fare un picnic, solo noi due.
La natura, le piante, il sole di settembre che ci riscalda ed il buon cibo.
L'idea mi piace parecchio, anche se sono un po' preoccupata per i fan che potrebbero esserci al parco.
Vorrei che fosse un momento solo nostro, senza interruzioni e l'idea che qualcuno possa riconoscerci mi mette un po' d'ansia.
Tuttavia, il desiderio di condividere questo momento speciale con lei è più forte di qualsiasi preoccupazione.

Lei, la tua ragione il tuo perché Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora