Capitolo 20.

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Sabrina:
Lui continua a parlare a dire che vorrebbe un'altra possibilità.
"Senti nun te voglio dà 'n'artra possibilità, nun t'amo più" sussurro per non farmi sentire dalle persone vicino a noi.
Mi guarda negli occhi, si avvicina per poi sussurrarmi "Hai per caso un altro?" queste domande, queste insinuazioni mi mandano in tilt, vorrei soltanto prenderlo a schiaffi.
"Ma a te che te frega? Tanto io e te nun semo più niente!" specifico per mettere le cose in chiaro.
"Io e te non siamo più niente, è vero. Ma se hai un altro è meglio che me lo dici, non voglio passare per il cornuto della storia, perché altrimenti inizio a parlare di divorzio con i paparazzi." dice a denti stretti.
"Mi stai per caso minacciando?"
"Nessuna minaccia è più un avvertimento, tutto qui" sorride mentre si avvicina il cameriere con le nostre ordinazioni.
"Ecco qui, buona colazione"
"Grazie" risponde lui continuando a guardare me.
Prende il maritozzo ed inizia a mangiare, mentre io rimango seduta a fissare un punto nel vuoto.
"Non mangi?"
"No non mangio, non ho fame! Io me so' stancata, vado a casa" mi alzo ma lui mi afferra per un braccio.
"Che voi?"
La mia pazienza nei confronti di quest'uomo è già arrivata al limite.
"Sabrina pensa a quello che ti ho detto"
"Ma certo perché qui...la cornuta posso esse' solo io"
Mi guarda senza dire nulla, chissà quante volte m'ha tradita durante i suoi viaggi ed io mi devo giustificare con lui se ho un altro!
Lo lascio lì seduto al bar da solo, mentre cammino non so che cazzo fare.
In questo momento la mia priorità è ben altro.
Dov'è adesso lei? A lavoro o a casa?
Arrivo in pochi minuti davanti casa mia, mi fermo appoggiata al portone pensando a quello che è appena successo.
Apro la borsa e cerco tra le miriade di cose che ci sono all'interno il mio telefono.
Lo prendo, cerco il suo numero tra i contatti appena lo vedo lo clicco per chiamarla.
La tensione mi avvolge completamente, ho paura che questa volta non riusciremo a capirci e a non fare pace.
Troppe cose non dette, troppe cose nascoste.
Il telefono non squilla, parte subito la segreteria telefonica.
Riprovo ancora, ma nulla.
Sento un vuoto dentro, un misto di frustrazione e angoscia che mi stringe lo stomaco.
Devo assolutamente parlarle, poso il telefono dentro la borsa e mi dirigo a casa sua, non penso sia andata a lavoro oggi, almeno credo.
Mentre cammino sento l'ansia aumentare, ho il cuore che tra un po' esce fuori dal petto per quanto sia agitata.
Mi chiedo se vorrà vedermi, se vorrà sentire le mie spiegazioni dopo aver visto quel bacio.

Appena arrivata suono il citofono, mi risponde una sua collaboratrice.
"Signora Ferilli buongiorno"
"Buongiorno, Maria è qui?" chiedo aspettando per qualche secondo la sua risposta che in realtà per me sono ore infinite.
"No la signora Maria è a lavoro, però ha chiamato dicendo che sta arrivando perché non si sentiva tanto bene" eccolo qua, di nuovo, il nodo alla gola, ormai dovrò farci l'abitudine.
"Ah, può farmi entrare?"
"Non posso, perché la signora Maria non vuole che qualcuno entri a casa sua quando lei non c'è"
"Vabbè ma io so' io, a me me fa entrà" dico con una certa ovvietà.
"Prima era così signora Ferilli, adesso non più"
Mi sento morire, che significa?
"Non vuole che entri nessuno, nemmeno lei" rimango spiazzata dalle sue parole.
"D'accordo però si tratta de 'na cosa 'mportante" insisto, non ho nessuna intenzione di andare via.
"Non posso mi dispiace"
"Ahò eddai me faccia entrà...poi ce parlo io co' a signora"
"Se la faccio entrare la signora si arrabbierà molto con me!" insiste ancora, mi sento impotente.
"Per favore! Le dirò che sono stata io ad insistere, lei sa quanto posso essere fastidiosa....la prego!" sto provando in tutti i modi a convincerla e non me ne andrò finché non mi lascia entrare!
"Quindi se si arrabbierà con me, lei dirà che è stata lei ad insistere?"
"Sì"
Ci riflette un po' su e poi accetta, finalmente.
Il portone si apre e con esso anche quella piccola speranza di poter parlare con lei.
Entro dentro vengo accolta calorosamente dai suoi cani ma anche dalla sua collaboratrice.
Adesso sto qui sul divano che aspetto che arrivi.

Maria:
Ieri quando ho letto il suo messaggio ero da sola in camera da letto, che piangevo.
Non ho chiamato nessuno perché come mio solito cercavo di affrontare tutto da sola, eppure mi sentivo sprofondare, non trovavo una via d'uscita dalle emozioni negative che stavo provando.
Poi d'improvviso è arrivato il suo messaggio, mi proponeva di vederci l'indomani al bar vicino casa sua.
Non mi andava di risponderle, il mio corpo ed il mio cuore erano invasi da troppo dolore e neanche avevo le forze per rispondere.
Non mi andava poi, non mi sentivo di rispondere mostrandomi così debole.
Stamattina mi sono presentata al bar, pensavo stesse aspettando me seduta al tavolino e invece era con lui.
I due hanno iniziato a parlare e poi le loro labbra si sono unite.
I nostri occhi si sono incrociati, poteva semplicemente allontanarsi un po', invece non l'ha fatto, ha chiuso gli occhi forse per la vergogna che provava in quell'istante.
Non dimenticherò mai la sensazione che ho provato.
Una stretta allo stomaco, come se il mondo mi fosse crollato sotto i miei piedi.
L'ho guardata con un'espressione rassegnata, ma a lei forse non le è importato nulla.
Ma oltre al bacio c'è un bacio che mi tormenta senza sosta; lei è andata al bar perché voleva parlar con me o per farmi assistere a tutto ciò per ripicca?
Perché un comportamento del genere da lei è prevedibile.
Sono andata a lavoro ma avevo la testa altrove, non riuscivo a concentrarmi, avevo persino iniziato a sbagliare alcuni documenti, così ho chiuso tutto e sto ormai per arrivare a casa.
Voglio solo farmi una bella doccia calda e mettermi a letto, domani poi si vedrà.
Parcheggio la mia auto davanti casa mia, afferro la borsa, scendo dall'auto e mi dirigo finalmente dentro.
Apro la porta, poggio le chiavi dell'auto nel mobile che c'è all'ingresso.
Tolgo il cappotto e con esso tutta la rabbia e la delusione di stamattina.
Mi dirigo in salone e rimango pietrificata quando la vedo sul divano; gli occhi chiusi, la testa appoggiata sul cuscino con i cappelli che le ricadono  lungo il viso.
Le mani poggiate delicatamente sul ventre e la sua pashmina leggermente avvolta attorno al suo collo.
Si è addormentata mentre mi aspettava?
Sento i miei cani che abbaiano e corrono verso di me, mi abbasso ad accarezzarli e a coccolarli.
Sposto il mio sguardo su di lei che si muove un po'.
"Mmh" si lamenta.
Apre gli occhi lentamente, li stropiccia un po' e poi mi guarda.
"Ciao" mi saluta, io non la guardo più.
La mia collaboratrice mi raggiunge velocemente con l'affanno "Signora Maria io non volevo farla entrare ma lei ha insistito".
"Tranquilla...per oggi vai a casa" le sorrido tranquillamente, so che non è colpa sua se lei adesso si trova qui, perché so anche che Sabrina riesce ad essere tremendamente fastidiosa fino a portarti all'esasperazione.
"D'accordo, grazie buona giornata signore" ricambiamo il saluto e va via.
Mi alzo da terra visto che ancora stavo coccolando i miei cani e mi dirigo in cucina lasciando lei lì.
In questo momento vorrei soltanto scomparire, non mi aspettavo di trovarla qui, non mi ero preparata ad affrontarla.
Preparo velocemente un caffè dalla macchinetta e mi siedo a berlo lentamente.
Sento i suoi passi avanzare, poi vedo la sua figura davanti ai miei occhi.
È appoggiata al telaio della porta che mi osserva in silenzio, il braccio destro le ricade lungo il fianco mentre l'altro lo tiene attorno al ventre.
"Che ci fai qua?" le domando.
"Avevo bisogno di parlarti" risponde con un tono della voce abbastanza basso.
"Cos'è...ti sentivi in colpa dopo avermi fatto assistere alla vostra riconciliazione?!" chiedo in un modo un po' troppo arrogante, lo ammetto, le parole mi escono di bocca prima che riesca a trattenerle.
Lei mi fissa, sorpresa, non se l'aspettava.
"Cos...no! Ma che cazzo dici! Io non sapevo che lui fosse lì! Non è stata 'na riconciliazione, quello che hai visto...non è quello che pensi!" inizia ad agitarsi e la vedo avanzare verso di me.
"Ho visto che vi siete baciati" sottolineo.
"Cosa dovevo fare? Dovevo respingerlo? C'erano delle persone vicino a noi!" mi guarda come se si aspettasse che io capisca, che io la perdoni, ma dentro di me la rabbia sta montando come un'onda, non le rispondo, ma lei inizia ad incazzarsi.
"Tu pensi davvero che io ti abbia invitato al bar per vedere questo? Lo pensi davvero?" si avvicina ancora di più a me, ma io distolgo lo sguardo.
"Pensi davvero che io sia così cattiva?"
"Rispondi!" urla, afferra il mio viso con una mano per spostarlo verso di lei.
"Lasciami Sabrina! Smettila!" tolgo la sua mano dal mio viso in malo modo.
Mi alzo dalla sedia e in preda alla rabbia sbotto, non ce la faccio più, come sempre perdo il controllo delle mie emozioni.
"Non ti credo! Mi hai messo davanti a tutto, a quel bacio, a lui, sapendo quanto mi avrebbe fatto male! E ora pretendi che io ci creda, che tu l'abbia fatto solo perché ti sentivi costretta! Sei così egoista da pensare che tutto ruoti intorno a te, che le tue scelte non abbiamo conseguenze!" la mia voce è fuori controllo, carica di rabbia e dolore.
"Che schifo...questo è quello che pensi de me! Mi fai schifo!"
"Se ti faccio così schifo che ci fai ancora qua?" le parole escono me colpi, dure e pesanti.
La vedo vacillare, il suo volto si fa pallido, ma non posso fermarmi.
Tutto quello che ho trattenuto fino a questo momento, tutto il risentimento, esplode senza freni.
Non mi sarei mai aspettata di trattarla in questo modo eppure sta succedendo.
"Vaffanculo Marì" urla a pochi centimetri dal mio viso per poi andare via.
Un vuoto mi si apre nello stomaco, mi siedo lentamente, mentre il senso di colpa mi sommerge.
La mia rabbia ha preso il sopravvento e lei è andata via.
Non avrei dovuto dire tutte quelle cose.
Forse non era vero quello che pensavo. Forse davvero non voleva farmi male, non voleva che la vedessi con lui. E io... ho rovinato tutto.
Mentre sono immersa nei miei pensieri, il silenzio viene interrotto da un abbaiare feroce, incessante.
Sono i cani del vicino, non gli ho mai dato troppa importanza, sono sempre lì a fare rumore per qualsiasi cosa, ma stavolta c'è qualcosa di diverso.
C'è qualcosa di strano nel loro abbaiare come se stessero reagendo contro qualcuno.
Poi sento un urlo, un urlo che mi fa gelare il sangue.
È lei, che si dispera e chiama il mio nome.
La mia mente si rifiuta di credere a quello che le mie orecchie stanno sentendo, ma il mio corpo reagisce prima ancora che il mio cervello possa pensare a qualsiasi scenario.
Mi alzo di scatto, con il cuore in gola e le gambe che tremano, corro verso la porta.
Attraverso tutto il giardino fino ad arrivare davanti al cancello, fuori c'è il caos.
I cani del mio vicino si trovano in strada, sono impazziti, abbaiano verso di lei, ringhiando, mentre la vedo cercare di allontanarsi, i cani le saltando addosso aggregandola con le zampe e con dei morsi.
Lei è terrorizzata con le braccia alzate come a proteggersi.
"Maria! Maria aiuto!" nonostante tutto urla il mio nome, nonostante tutto si fida ancora di me, nonostante tutto sono ancora io il suo porto sicuro.
Il panico mi invade.
"Sabrina!" urlo, aprendo il cancello.
Non posso lasciare che succeda qualcosa, non dopo tutto quello che è appena successo tra di noi.
Esco dal cancello e i cani vedendomi e riconoscendomi subito si allontanano da lei.
Afferro lei per un braccio e la porto dentro il cancello.
Il cuore mi batte all'impazzata, le mani tremano mentre la guardo da vicino.
È agitata, impaurita, il respiro corto e solo adesso noto dei graffi sulle sue gambe.
Alcuni vestiti sono strappati e c'è un po' di sangue che le scorre da questi graffi.
"Sei ferita..." sussurro sentendomi tremendamente in colpa.
Lei non mi guarda, è ancora scossa, ma vedo che cerca di rassicurarmi con un cenno della mano "Sto...sto bene" mormora, la voce le trema ancora.
Non è vero non sta bene, la colpa è solo ed esclusivamente mia!
Avvolgo il mio braccio attorno al suo fianco ed il suo finisce attorno al mio collo.
"Non è vero non stai bene...e la colpa è solo mia! Non avresti dovuto essere qui fuori!"
"Che ne sapevi dei cani" mi rassicura lei.
Non le rispondo più, camminiamo fino ad arrivare dentro.
La faccio sedere comodamente sul divano, mentre guardo le sue ferite.
Le sfilo delicatamente i pantaloni che indossa, rimane in intimo ma il mio sguardo si concentra sui graffi che colorano di rosso le sue gambe.
Non riesco a trattenermi più, il senso di colpa mi travolge, mentre guardo le sue ferite sento le lacrime che iniziano a formarsi.
Le lacrime iniziano a scendere e non riesco a fermarle.
"Mi dispiace" dico a bassa voce, la voce spezzata dal pianto.
"Mi dispiace tanto, è colpa mia. Non doveva andare così" lei mi guarda sorpresa ma io non riesco a smettere di parlare e a piangere.
"Non avrei dovuto parlarti in quel modo...non avrei dovuto dirti quelle cose orribili. HO perso la testa, come sempre non so gestire le mie emozioni e so che non è una giustificazione...tu adesso sei ferita ed è tutta colpa mia" le lacrime continuano a scendere senza sosta e mi sento completamente impotente.
"Ti chiedo scusa Sabri" abbasso la testa delicatamente sulle sue gambe ferite.
Sento il tocco delle sue dita affusolate tra i miei capelli, mi solleva il viso e poggia le sue mani attorno ad esso.
"Non è stata colpa tua" sussurra anche lei con gli occhi lucidi.
Fa scendere il suo sguardo dai miei occhi alle mie labbra ed io faccio lo stesso.
Poi, senza dire nulla, si avvicina lentamente, non so cosa stia succedendo, ma all'improvviso sento le sue labbra sulle mie.
Un bacio, dolce, delicato.
Per un attimo il mondo si ferma, è come se tutto il dolore, la rabbia, si sciogliessero in quel contatto.
Le lacrime si fermano, in quell'istante tutto si ferma, c'è solo il contatto delle nostre labbra.
Un bacio bisognoso, un bacio desideroso di nascere dalle nostre labbra.
Quando si stacca da me ci guardiamo negli occhi, mentre lei timidamente mi sorride, e le si formano le fossette sulle guance.
Quel bacio ha messo fine a minuti o forse ore di sofferenza, rabbia, urla.
Non so adesso cosa significhi, non so se cambierà qualcosa, ma per adesso, per me questo bacio è tutto.

Lei, la tua ragione il tuo perché Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora