Capitolo 25.

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Maria:
Io che la lascio lì che piange e mi dirigo verso gli altri.
Lei che poi torna da noi dicendo che le fa male le testa, è stanca e vuole andare via.
Mentre Michela e lui si salutavano abbiamo fatto anche noi finta di salutarci, ma in realtà ci siamo scambiate qualche occhiata, nulla di più.
Loro due che si allontanano ed io che rimango seduta al tavolino con Michela mentre finiamo di mangiare il nostro gelato.
Questo è quello che ricordo di quella sera, sono passati tre giorni.
In questi giorni mi sono rifugiata nel lavoro, l'unica cosa che riesce a distrarmi veramente da tutto.
Anche adesso sono a lavoro, tra i mille documenti da firmare e le mille registrazioni da visionare.
Il mio telefono inizia a squillare, lo prendo e controllo chi mi sta chiamando.
È Ida, sua madre.
Come mai mi sta chiamando? È successo qualcosa a Sabrina?
Fisso per alcuni secondo il telefono prima di rispondere cercando di essere pronta prima di ricevere qualsiasi notizia.
Prendo il telefono e rispondo.
"Pronto"
"Maria ciao!" dalla voce sembra abbastanza tranquilla e questo mi rasserena.
"Buongiorno Ida!"
"Come stai Maria? Ti disturbo?"
'Come sto?' ultimamente me lo chiedo anch'io ma non riesco a trovare una risposta, visto che in questo periodo la mia vita è più incasinata del solito.
"Tutto bene...tu?"
"Bene bene grazie, senti Maria lo so che te lo sto chiedendo con poco preavviso ma stasera ti va se vieni a cena da me?"
Una cena a casa dei genitori di Sabrina?
In effetti è da tanto che non la facciamo, ciò significa che lei non sa quello che è successo.
Credo che Sabrina le abbia detto della nostra rappacificazione ma non ovviamente tutto quello che è successo dopo.
Ci sarà anche lei?
Non ho intenzione di incontrarla, vorrei evitare, anche se desidero vederla più di qualsiasi altra cosa nonostante il suo continuo comportamento.
"Ehm non lo so Ida ho parecchio lavoro da fare..." mi interrompe.
"Oh peccato mi sarebbe piaciuto prepararti le polpette al sugo che ami tanto" dice con voce dolce ed io mi sento subito in colpa.
"Va bene dai accetto, il lavoro può aspettare"
"Ooh che meraviglia! Sono proprio contenta! Allora facciamo alle otto e trenta, ti va bene?" domanda felice, è così tenera.
"Sì sì va benissimo"
"Sabrina la prendi tu?"
Sabrina.
Quindi ci sarà anche lei.
Mi tremano le gambe se penso di incontrarla dopo quello che è successo, spero non ci siano problemi visto che siamo a casa dei suoi, non voglio far scenate, non voglio problemi.
"Eh?" pronuncio assicurandomi di non aver capito male.
"No dicevo, Sabrina la passi a prendere te?" ecco, avevo capito proprio bene, sarà presente anche lei.
"Ah sì sì" le rispondo.
"Perfetto! Comunque Maria sono proprio felice che tutto sia tornato come prima tra voi due"
Sento una stretta allo stomaco, quanto vorrei che fosse così.
"Sì...anch'io" rispondo per cortesia.
"Allora a stasera"
"A stasera"
"Ciao tesoro"
"Ciao Ida" chiudo la chiamata.
Mi accascio come un sacco di patate nella sedia del mio ufficio, sto in silenzio a fissare il vuoto ripensando ancora a questa telefonata assurda.
Prendo nuovamente il mio telefono, devo chiamare Sabrina, devo avvisarla a che ora passo a prenderla.
Scorro tra i contatti e quando trovo il suo, rimango ad osservarlo un po', è da qualche giorno che non lo uso.
"Pronto" la sua voce mi riporta alla realtà mentre ero persa nei miei pensieri mentre attendevo che lei rispondesse.
"Ehm...ciao...mi ha chiamata tua madre per la cena di stasera e..." mi interrompe subito.
"Ho chiuso la telefonata con lei proprio adesso, ho cercato di convincerla a non farla ma a quanto pare le hai detto de sì" spiega e dalla voce sembra anche lei un po' scombussolata, turbata per questa cena.
"Ah...mi ha chiesto se ti passavo a prendere io e..." mi interrompe ancora.
"No no tranquilla, chiamerò un taxi"
"No ma che taxi, ti passo a prendere io, altrimenti inizieranno a far domande"
"D'accordo"
"Allora ti passo a prendere alle sette e trenta, d'accordo?"
"Va bene"
"Ciao"
"Ciao" chiudiamo la chiamata.
Il polo nord credo sia meno freddo di questa telefonata.
Metto tutto da parte, emozioni, sentimenti e tutto e mi concentro sul mio lavoro.

Guardo l'orologio appeso di fronte la mia scrivania, è ora di staccare e andarmi a preparare.
Sento la preoccupazione aumentare per questa cena, spero davvero che non succeda nulla.
Prendo le mie cose e vado a casa.

Lei, la tua ragione il tuo perché Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora