Capitolo 28.

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Sabrina:
Suona la sveglia, anzi la sua sveglia.
Io sono già sveglia da un po' che la osservo dormire, con quel suo viso rilassato, sembra proprio una bambina.
Non si sveglia continua a dormire profondamente.
"Marì" le sussurro vicino l'orecchio, ma nulla.
"Maria" la chiamo mentre con la mano le sposto alcune ciocche che le coprono il viso.
"Mmmh" si lamenta girandosi dall'altro lato.
"Marì t'è suonata la sveglia devi andare a lavoro"
"Mmh ora mi alzo" si lamenta ancora.
"Com'è che se dice? A sera leoni e a mattina cojoni...tiè questo è quello che sei tu stamattina" si alza di scatto.
"Ma smettila che stanotte ti è piaciuto farlo anche dopo mangiato"
"Quanto sei scema Marì" non dico nulla visto che è la verità.
"Oggi non voglio proprio andare a lavoro" confessa iniziando a raccogliere i suoi vestiti sparsi un po' dappertutto.
"E cosa vorresti fare dimmi un po'!" le chiedo portando l'indice tra i denti.
"Vorrei fare qualcosa che conosci molto bene" avanza a gattoni sul letto lentamente verso di me, finché non posa la sua mano sul mio collo e mi lascia un bacio sulle labbra.
"Vai a lavorà" dico ridendo.
Si allontana da me e corre verso il bagno per lavarsi, mentre io rimango a letto tra le coperte calde.
"Sabri" sento chiamare visto che nel frattempo mi ero addormentata.
"Mmh"
"Io vado" si avvicina lasciandomi un dolce bacio sulle labbra.
"D'accordo"
Rimango a letto, con le coperte tirate fino al mento, ascoltando i suoi passi mentre si allontana.
La porta di casa si chiude dolcemente dietro di lei e in quell'istante mi accorgo che mi manca già.
Sono passati solo alcuni minuti da quando ha lasciato il letto, eppure la sua assenza crea un vuoto dentro di me.
Mi rigiro tra le lenzuola ancora impregnate del suo profumo, mi sorprendo di quanto senta così profondamente il bisogno di averla vicino a me.
Sento il mio telefono vibrare, lo afferro senza neanche guardare chi sia e rispondo.
È lui.
"Che c'è?"
"Volevo dirti che stasera tornerò dal viaggio, quindi dormirò a casa"
"Ok"
"Allora a stasera" chiudo la chiamata senza rispondere.
Non sopporto l'idea di averlo a casa mia, specialmente adesso che c'è questa situazione con Maria.
Stasera volevo cenare, fare l'amore e dormire insieme a lei ma non sarà possibile.
Mi viene da piangere perché so che devo prendere una decisione, devo dirgli che non lo voglio più a casa mia, che non ha senso ma allo stesso tempo ho paura di una sua possibile reazione.
Ho paura anche di parlargli di questa situazione con Maria, non so come reagirebbe.
Tolgo le coperte di dosso e con essa spero di togliere anche la tristezza che sento che mi sta per avvolgere.
Mi alzo dal letto continuando a pensare a lei.
Vorrei solo vederla, ho una voglia irrefrenabile di sentire di nuovo la sua voce particolare, di guardarla negli occhi e perdermici dentro.
So che è a lavoro, ma il desiderio di rivederla è così forte che mi prende allo stomaco.
Non riesco ad aspettare al nostro prossimo incontro che sarà non più stasera ma chissà quando e questo lei ancora non lo sa.
Corro in bagno a prepararmi perché ho intenzione di andare negli studi, da lei.
Dopo aver fatto una doccia calda in pochi secondi perché solitamente ci sto una vita, inizio a vestirmi indossando dei jeans, un maglioncino nero, dei tennis ed il mio cappotto.
Mi trucco leggermente applicando soltanto un po' di matita agli occhi e un po' di rimmel.
Prendo la borsa, saluto i miei amati animali ed esco di casa.
Prima di chiamare il taxi mi ricordo che lei stamattina non ha fatto colazione e neanch'io.
Mi dirigo verso il bar che c'è vicino casa mia, ordino due bei maritozzi con la panna, li faccio impacchettare e li porto via.
Dopo aver aspettato alcuni minuti il taxi, finalmente arrivo.
Ovviamente conoscendomi mi lasciano entrare tranquillamente, i studi sono immensi, corridoi dappertutto, sono come un labirinto.
"Sabrina!" sento qualcuno chiamarmi.
Mi giro e vedo una ragazza giovane correre verso di me.
"Sabrina che bello incontrarti" mi sorride ed io ricambio il sorriso.
"Ciao"
"Io sono Francesca e faccio parte dello staff" le sorrido.
"Bene...me sai dì dove se trova l'ufficio de Maria?" le chiedo impaziente.
"Certo si trova nell'ultima porta a destra stavo giusto per portarle un caffè"
"No no damme a me che glielo porto io" le dico togliendo il piccolo bicchiere che tiene nella mano.
Vedo la sua espressione diventare seria, come se le avesse dato fastidio.
Non dice più nulla, va verso un altro corridoio e così scompare dalla mia vista.
Guardo il caffè e i maritozzi e vado verso il suo ufficio, felice di rivederla.
Arrivo davanti il suo ufficio, la porta è chiusa, così busso cercando di non rovesciare il caffè.
"Avanti!" risponde abbastanza incazzata, lo capisco dal tono della sua voce.
Apro la porta lentamente, la vedo con la testa china concentrata su una pila di documenti.
"Buongiorno!" le dico dolcemente.
Solleva la testa guardandomi sorridendo.
"Ah sei tu" dice sorpresa.
Chiudo la porta dietro di me e avanzo verso di lei.
"Questi sono per te" le mostro il vassoio e il caffè.
"Per me? Che c'è qui dentro?" chiede indicando il vassoio.
"Apri e 'o vedi"
Strappa la carta del piccolo vassoio e nota i maritozzi.
"Uno è per me però"
"Ovviamente" dice ridendo.
Si alza dalla scrivania avvicinandosi a me, incrocia le sue mani dietro il mio fondoschiena e mi spinge un po' a sé.
"Che ci fai qui?" domanda avvicinando il viso al mio collo.
"Mi mancavi" sono sicura che sono diventata tutta rossa, sta donna me manda in tilt.
Mi guarda dritto negli occhi; i suoi occhi, dai quali io ormai sono dipendente.
A me importa soltanto che questi occhi siano puntati su di me, del resto non mi frega nulla.
"Ma ci vediamo stasera testa di rapanello!" risponde tutta contenta, ma non sa ancora che non sarà così.
Poggio le mie mani sulle sue che ancora si trovano un po' sopra il mio fondoschiena.
"In realtà no" dico facendo un mezzo sorriso.
"Come no? Perché?" sposta le mani da me per metterle nelle tasche della sua tuta.
"Perché torna stasera"
"E quindi? Vieni tu a casa mia"
"Mh no Marì meglio de no"
"Perché?"
"No Marì evitiamo"
"Vabbè fai come vuoi" si siede nuovamente sulla sua poltrona e continua a visionare i documenti.
È palesemente incazzata.
"Eddai Marì nun te incazzà!"
"Sabrina ho detto fai come vuoi"
Sta cercando di mantenere la calma ma si nota chiaramente l'espressione incazzata sul suo volto.
Non voglio litigare con lei, è l'ultimo dei miei pensieri, così provo a farla calmare.
Mi avvicino a lei poggiando il mio sedere sulla scrivania, la guardo mentre continua ad ignorarmi.
Prendo un maritozzo dal vassoio e glielo avvicino.
"Mangia che stamattina non hai fatto colazione"
"Non mi va" risponde mentre continua a leggere i documenti.
"Dai un po'" insisto.
Sospira, afferra il maritozzo dalla mia mano ed inizia a mangiarlo.
"Contenta?"
So che c'è rimasta male.
So che voleva vedermi stasera e so che il mio rifiuto l'ha ferita ma non sopporto questo suo atteggiamento.
"Perché continui a fare la stronza?!" dico urlando.
Solleva la testa guardandomi ed il modo in cui mi guarda mi fa sentire piccola.
"Sarei stronza per cosa?"
Non risponde.
"Sono stronza perché ti ho detto che stasera torna lui e non possiamo vederci? Per questo sarei stronza?" sta continuando a scrivere su quei dannati documenti.
Non ho intenzione di rimanere ancora qui con lei che mi ignora e mi getta occhiatacce ed io qui a pregarla di parlare.
Poso il maritozzo nel vassoio in modo non tanto carino, mi volto e faccio per andarmene.
"Aspetta Sabrina!" mi chiede.
Avevo poggiato la mano sulla maniglia della porta, pronta per scappare via da lei.
Sento i suoi passi avanzare verso di me, mi giro e me la ritrovo davanti.
"Scusa" pronuncia a bassa voce con le mani in tasca, le spalle sollevate e la testa china.
Non rispondo, voglio vedere cos'altro ha da dirmi a parte il semplice scusarsi.
"Ho esagerato...è che ero così contenta di vederti stasera, ci sono rimasta male" mi guarda aspettando una mia risposta.
"Ti chiedo scusa" continua avvicinandosi a me.
Circonda la mia vita con le sue braccia, lascia un bacio dolce sulle mie labbra.
"Dai mangiamo i maritozzi adesso"
Non dico nulla ma la seguo sedendomi sulla sedia che c'è di fronte la sua scrivania.
Prendiamo questi dolcetti e iniziamo a mangiarli.
"So' proprio boni!" esulto.
"Sì"
Bussano alla porta interrompendo un momento tutto nostro.
"Avanti"
"Maria scusa dovresti firmare questi documenti" eccola di nuovo qui la ragazza di prima.
Consegna il foglio a Maria e lei lo legge attentamente, mentre quest'ultima è concentrata a visionare il documento, sposto il mio sguardo su di lei.
Mentre la osservo, mi rendo conto di un dettaglio che mi colpisce; sta guardando Maria con occhi troppo teneri, troppo dolci.
La guarda con uno sguardo che non posso ignorare, un affetto quasi adorante che mi fa stringere il cuore.
Poi, quando i suoi occhi si posano su di me, tutto cambia.
Non c'è più dolcezza, non c'è più tenerezza, tutto si trasforma in pura freddezza.
Mi guarda in modo diverso, con uno sguardo quasi distante, forse persino geloso.
È come se mi vedesse come un ostacolo e questo mi irrita, mi fa incazzare il fatto che ci siano ragazze che vadano dietro Maria, che poi molte di loro pensano soltanto ai suoi soldi, ma per noi gente dello spettacolo è quasi sempre così.
Non posso fare a meno di sentire un'inquietudine crescere dentro di me.
So che dovrei ignorare tutto questo, so che dovrei soltanto concentrarmi sul nostro rapporto lasciando tutto il resto fuori, ma è difficile quando qualcuno guarda la persona che ami con occhi così pieni di desiderio.
Sposto il suo sguardo da lei, non riesco manco più a guardarla, mi concentro su Maria che ha appena finito di leggere e firmare i fogli.
"Per te" le dice sorridendo porgendole i documenti e questo mi fa parecchio incazzare, che cazzo ride?
"Grazie Mary" le sorride.
Mary? Io la chiamo così, come cazzo si permette?
Quando sento chiamarla nel modo in cui lo faccio io, qualcosa dentro di me si spezza.
Sentire pronunciarlo con la stessa familiarità, mi fa salire una rabbia che non riesco a controllare.
Mi volto a guardarla in modo serio, ancora sorpresa per come l'ha chiamata, lei mi guarda sorridendo con aria di sfida.
Si volta e va via, lasciandomi lì di fronte a lei e alla mia gelosia che sta venendo fuori.
"Hai visto la nuova collaboratrice?" mi domanda sorridendo.
"Che ridi?"
"Eh?"
"Che te ridi?"
"Nulla...non trovi sia una brava ragazza?"
Davvero me l'ha chiesto?
"'Na brava ragazza? Marì quella me sta sul cazzo!" sbotto.
"Ma Sabrina" cerca di riprendermi, sembra non le abbia fatto piacere questa mia confessione.
"Che c'è? È diventata la tua collaboratrice del cuore?"
"Cosa? Ho soltanto detto che è una brava ragazza"
"Si si...quella fa finta de esse 'na brava ragazza" sospiro.
"Sbaglio o qualcuna qui è gelosa?" chiede ridendo.
"Non si tratta de gelosia...ma che cazzo ridi Marì?"
La vedo alzarsi dalla poltrona, mi raggiunge sporgendosi verso di me, poggiando le mani sui bracciali della mia sedia.
Poi le sue mani mi afferrano dolcemente e le sue labbra si schiantano contro le mie in un bacio che mi lascia senza fiato.
È un bacio carico di passione, di emozione, come se qui dentro ci fossero racchiuse tutte le parole che non riesce a dirmi.
Sento il suo desiderio in ogni movimento, nelle sue mani che adesso scendono dal mio collo fino al mio seno.
"Mmh Marì" cerco di riprenderla, la porta è chiusa ma non a chiave.
Non mi ascolta, è troppo presa dalla passione.
Sposto il mio viso allontanandomi un po' da lei.
"Maria la porta non è chiusa a chiave" la guardo, i suoi occhi si posano su di me in un modo che non spiegare bene.
Mi sento diversa sotto il suo sguardo, come se lei vedesse qualcosa di speciale in me, che forse neanch'io riesco a vedere.
Mi fa sentire importante e nessuno mi ha mai fatta sentire così.
"Allora la chiudiamo"
Dopo aver chiuso la porta a chiave, si avvicina nuovamente a me, porge le sue mani, io le afferro e così mi alza dalla poltrona su cui ero seduta.
Prende il mio maglioncino e lo sfila, lasciandomi in reggiseno ma poco dopo toglie via anche quello.
Prende le mie mani e mi fa distendere sul divano rosso del suo ufficio.
Sbottona i miei jeans, ma prima di toglierli riempie il mio petto di lunghi e lenti baci.
Cosparge di baci i miei seni, la mia pancia fino ad arrivare al basso ventre.
"Marì...ma potrebbero sentirci..." dico a fatica.
Le sue labbra lasciano la mia pelle, mi guarda sorridendo maliziosamente.
"Tu non farti sentire"
Sfila i miei jeans e così anche i miei slip, mi  ritrovo nuda sul divano del suo ufficio.
Porta la sua bocca vicino il mio clitoride, con la lingua inizia a giocherellarci un po', provocando in me forti gemiti.
"Sabrina!"
"Scusa"
Riprende il contatto, continua a stuzzicarmi ancora e ancora.
Prende la mia caviglia portando la mia gamba sopra la spalliera del divano mentre l'altra che era a terra la sistema sul divano.
"Così stai più comoda rapanello" sorride.
"Nsomma" scoppio a ridere e mentre rido entra in me con due dita.
Un gemito mi scappa più alto del dovuto, allora per farmi stare zitta mi bacia, bloccando la mia bocca con la sua, per poi tenerla chiusa con la sua mano.
Dopo alcune spinte e vari movimenti vengo, esce da me e libera finalmente la mia bocca.
"Te sei matta Marì" confesso stanca.
Si alza da me lasciandomi un bacio sulla fronte.
Talmente sono stanca che in questo momento vorrei soltanto dormire.
"Sabri"
"Mh"
"Ma ti stai addormentando?" chiede ridendo.
"Mh...m'hai sfinita"
"Aspetta che ti prendo una coperta"  sorride compiaciuta di ciò che ha appena sentito ed io pento di averlo detto per non darle sta soddisfazione.
La vedo cercare qualcosa dentro l'armadio che ha all'interno del suo camerino, poi finalmente tira fuori una coperta.
L'adagia sopra di me lentamente coprendomi tutta.
I miei occhi iniziando a socchiudersi lentamente, vedo lei nuovamente seduta sulla sua poltrona, così io mi abbandono al sonno.

"Sabri"
"Mh"
"Sabrina svegliati"  sento la sua mano sulla mia spalla che mi strattona un po'.
"Eddai ho capito, ho capito!" mi sollevo dal divano rimanendo ancora seduto sopra esso.
"Devo aprire la porta e non posso farlo se tu stai qui nuda sul divano" spiega sedendosi accanto a me.
"Va bene" dico soltanto ancora scombussolata, odio quando vengo svegliata così di botto.
"Sei proprio bella after sex"
"After che?"
"After sex rapanello! Significa dopo aver fatto sesso" scoppia a ridere come sempre, io non capisco le cose e lei ride.
Ha un modo tutto suo di divertirsi, però amo vederla ridere, soprattutto quando quella risata è merito mio.
"Ahoo e che ne so! E dillo in italiano cazzo!"
"D'accordo allora, signora Ferilli lei è proprio bella dopo aver fatto sesso"
"Che matta" sorrido e mi perdo nei suoi occhi.
Mi lascia un bacio sulla spalla ancora scoperta e anche lei rimane a guardarmi in silenzio finché non decide di interromperlo.
"Sai che mi mancherai"
Un luccichio intravedo nei suoi occhi, penso si stia commuovendo al pensiero di non poterci vedere molto questa settimana.
"Ehi...guarda che sarà solo per una settimana, poi magari di giorno riusciremo a vederci, proprio come oggi" cerco di rasserenarla, non voglio lasciarla piena di tristezza e angoscia.
Porto le mie mani attorno al suo collo, mi avvicino alle sue labbra per lasciarci un bacio lento e dolce.
"Hai capito sì?"
"Ho capito"
"Bene...poi esistono sti telefoni pe' sentì le persone e non so se 'o sai ma l'hai anche tu questo oggetto misterioso, visto che te scrivo ma nun me risponni mai"
A queste mie parole lei scoppia a ridere, proprio la reazione che volevo suscitare.
"Cretina guarda che io rispondo"
"See dopo ore e ore de attesa"
"Va bene risponderò il prima possibile"
"Vedremo...vabbè dai che io me vesto sennò famo notte qua"
Dopo essermi vestita lei mi guarda con quella sua espressione malinconica di chi sa che sarà difficile vedersi tutti i giorni.
"Vedrai che troveremo un modo per vederci" le dico abbracciandola.
Non dice nulla, come sempre, ma sento le sue mani dietro la mia schiena stringermi.
Ci sciogliamo dall'abbraccio e mentre sto per andare via lei mi richiama.
"Sabri"
"Sì?"
"Ti amo"
"Anch'io non dimenticarlo mai...dai Marì mo non cominciamo che sennò me metto a piagne io dai...e poi su non sto andando in guerra eh" ci sorridiamo tutti e due.
Apro la porta dell'ufficio ed esco via.
Mentre esco dal suo ufficio vedo quella ragazza Francesca entrare dentro una stanza, penso sia il suo ufficio o comunque il luogo in cui lei lavora.
So che non dovrei ma la raggiungo, voglio mettere in chiaro alcune cose.
La porta è chiusa, così busso.
"Avanti" che voce del cazzo, non la sopporto proprio.
Entro dentro e lei rimane un po' sorpresa nel vedermi.
"Ti manda Maria? Le serve qualcosa?"
"No a Maria anzi a Mary non le serve nulla" dico sottolineando il soprannome che io utilizzo per chiamarla.
"Bene allora che ci fai qui?"
"Senti io l'ho capito che ti sto sul cazzo e anche tu stai sul cazzo a me...ho visto il modo in cui mi hai guardata oggi quando ti ho detto che portavo io il caffè a Maria e ho anche visto il modo in cui mi hai sorriso  quando l'hai chiamata Mary! Io te avverto se tu provi ad avvicinarti a lei, ad andare oltre il semplice lavoro io te mando in rovina" le dico.
"Cos'è una minaccia?"
"Non è 'na minaccia è più un avvertimento, giusto per capire come ci si comporta sul luogo di lavoro"
"Guarda fai solo ridere...vai a fare l'eroina nei tuoi film, vai"
"A regazzina vedi de non esagerà"
"Comunque se io voglio portarmi a letto Maria a te non deve fregare proprio nulla!"
Provoca ed io sento la rabbia aumentare.
"Si certo magari ce andrebbe con una come te"
"Meglio una come me che una con finta bellezza e zero cervello" ride.
"Ridi ridi che poi vedrai i pianti che te farai fija mia"
Mi volto e vado via, mi sono stufata di questa cogliona.
Mentre esco da questa stanza vedo una ragazza, credo sia nuova anche lei raggiungere sta cogliona che l'aspetta sorridente davanti la porta.
Le due iniziano a parlare e a ridere e si allontano dalla stanza superandomi.
Non vedo l'ora di arrivare a casa, farmi la doccia e dormire.

Sono ancora qui agli studi, aspetto il mio taxi e non so che fine abbia fatto.
Il mio telefono inizia a squillare, è lei.
Sorrido vedendo il suo nome scritto sul telefono, possibile che già non riesce a stare senza di me?
"Marì già te manco?" rispondo sorridendo.
"Sabrina vieni nel mio ufficio, subito!" pronuncia ciò con una tale freddezza che mi spaventa.
"Ma sto aspettando il taxi"
"Non me ne frega un cazzo del taxi! Vieni ho detto!" riattacca.
Ma che modi sono?
Ma che cazzo ha?
Rientro di nuovo dentro l'edificio, mentre cammino sento il mio cuore battere per l'ansia.
Non riesco a capire il motivo di questo suo atteggiamento.
Arrivata davanti il suo ufficio iniziano a tremarmi le gambe.
Apro la porta e la scena che mi si presenta davanti è così pietosa che mi lascia senza parole.
Per un attimo, resto immobile, cercando di assimilare ciò che sto vedendo, ma subito dopo sento la rabbia montare dentro di me, veloce e incontrollabile.
Il nodo allo stomaco si stringe e le mani iniziano a tremare leggermente.
Ogni dettaglio di quello che ho davanti sembra una provocazione, come se tutto stesse cercando di farmi perdere il controllo.

Lei, la tua ragione il tuo perché Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora