Capitolo 17.

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Sabrina:
Mi sveglio per il fastidioso e continuo suono delle notifiche che arrivano sul suo telefono.
"Mh Marì spegni sto telefono!" mormoro.
"Ohi scusa Sabri se ti ho svegliata, ma fra un po' devo andar a lavoro" rimango in silenzio per alcuni minuti, ancora assonnata e presa alla sprovvista dalla notizia.
Che significa che deve andare a lavoro? E la torta che dovevamo preparare? E il giorno insieme?
È ancora in pigiama, seduta a letto con il telefono che continua a messaggiare.
"Che significa a lavoro?" domanda scocciata.
"Devo andar a lavoro Sabri, mi ha mandato un messaggio una delle mie collaboratrici dicendo che hanno bisogno di me. Ho parecchio lavoro da fare" spiega mentre si alza dal letto e si dirige in cucina per fare colazione.
Io rimango a letto in silenzio.
Possibile che il lavoro sia più importante di tutto? Anche di me?
Forse sono solo io la stupida a pensare di contare più del suo lavoro, più di tutto e tutti per lei.
Mi alzo dal letto spostando anzi tirando le coperte dal mio corpo.
Rientra nuovamente in camera da letto e la vedo frugare dentro lo zaino che aveva preso ieri da casa sua, in cui aveva messo i vestiti che le sarebbero serviti per oggi.
Prende una tuta credo e si dirige velocemente in bagno.
È talmente presa dal lavoro che neanche mi considera.
Esce dal bagno e la vedo intenta a cercare qualcosa che non trova.
"Sabri sai dove ho messo le chiavi della tua macchina ieri sera?"
"Non lo so" rispondo in maniera fredda.
Avevamo programmato di passare l'intera giornata insieme, e ora l'idea che se ne vada così all'improvviso mi lascia un vuoto dentro, come se fossi stata tradita dai cambiamenti di programma.
Non posso farci niente, mi pesa più di quanto vorrei ammettere.
"Ma si può sapere perché devi andare a lavoro?"
"Te l'ho detto. Mi ha contattata una delle mie collaboratrici e-" la interrompo nei bruscamente.
"Sì sì hanno bisogno di te. Ma perché non le hai detto che non puoi?"
"Perché hanno bisogno di me! Sabrina ho molti documenti da firmare, parecchi video da vedere e altre cose ancora" si sta già alterando.
"Ma oggi dovevamo stare insieme, dovevamo preparare la torta, ricordi? Dovevamo chiamare Rudy e tutti gli altri per la cena di stasera" cerco di ricordarle tutti i programmi che avevamo in mente per oggi.
"Ma dai Sabrina è soltanto una torta"
"Non è una torta! È la torta che dovevamo preparare insieme!"
Non so perché ma mi sarebbe piaciuto preparare questa torta con lei, anche se non sa preparare manco un uovo sodo, so che ci saremmo divertite.
"La prepareremo un altro giorno" vuole rassicurarmi ma io non voglio.
"Vabbè comunque potevi dirlo benissimo che te sei stancata de passare n'artro giorno con me...potevi benissimo dirmelo invece di fare tutta sta scenata e dire che t'ha mandato un messaggio la tua collaboratrice eh" dico, forse senza neanche pensare, troppo presa dalla delusione.
"Secondo te è tutta una farsa? Secondo te ho tutta questa voglia di andar a lavoro? Non mi credi?"
Si avvicina a me lentamente e si posiziona davanti ha lo sguardo fisso su di me, ma io distolgo lo sguardo.
"Guardami" ordina con la sua voce roca.
Non lo faccio, incrocio le braccia e indirizzo il mio sguardo altrove.
"Sabrina guardarmi!" urla mentre afferra il mio braccia e mi strattona un po' per guardala.
"Che vuoi?!" urlo anch'io liberandomi dalla sua presa.
"Non mi credi?" insiste.
Continuo a non rispondere.
"Bene" dice per poi andare in cucina.
Io rimango qui in camera da letto ma poi decido di seguirla.
Non dico nulla mi limito soltanto a guardarla da lontano.
"Per stasera chiamo io" dice freddamente.
"Dobbiamo farci vedere così? Che senso ha fare sta cena?" chiedo ma lei sembra incazzarsi ancora di più.
"Adesso neanche vuoi fare più la cena? Non credi di star esagerando con questo tuo comportamento?"
Mi da fastidio quando inizia a parlarmi come se fossi una bambina.
"Ma se dovevamo fare sta cena perché abbiamo fatto pace e invece guardaci...stiamo di nuovo litigando" le faccio notare, ma lei non accetta repliche.
"Sei tu che hai voluto litigare...dai adesso devo andare che è tardi"
"Eh certo la colpa qua è sempre mia, mai tua!"
"Io non ti rispondo neanche" apre la porta e va via sbattendola con forza.
Rimango da sola in casa, immersa in un silenzio che pesa.
La tristezza mi avvolge mentre mi guardo attorno.
Ogni angolo sembra vuoto senza di lei, mi ero abituata alla presenza costante della biondina.
Mi siedo sul divano, cercando di ignorare il nodo che mi stringe lo stomaco.
Fortunatamente con me ci stanno i miei animali che mi fanno compagnia.

Lei, la tua ragione il tuo perché Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora