Capitolo 11.

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Maria:
"Io vado a dormì sul divano così te riposi in santa pace" sentenzia mentre cerca di uscire dalla sua camera da letto per raggiungere il divano che si trova in salone.
Mi rendo conto che sta cercando di chiudere la conversazione.
La sua voce è stanca, c'è una barriera, un muro che sembra alzarsi tra di noi, ancora una volta.
Non posso lasciar passare questo momento così, senza spiegarmi.
Mi alzo dal letto, avanzo verso di lei con passo svelto nonostante la stanchezza fisica e mentale.
Mi posiziono davanti la porta, ostacolando la sua uscita.
La mia mano si appoggia alla maniglia ma non per aprila, per bloccarla e non permetterle di uscire, è un gesto per farle
capire che non ho intenzione di lasciar cadere tutto nell'indifferenza ancora una volta.
"Sabrina per favore" le chiedo guardandola negli occhi, ma lei non fa lo stesso, li distoglie subito.
Osservo il suo viso mentre sbuffa, so che già la sua pazienza è arrivata al limite.
Incrocia le braccia e mette il broncio, quello stesso broncio che non riesco a non trovare adorabile.
È buffo, perché anche in questi momenti, quando tutto sembra sul punto di esplodere, non posso fare a meno di notare quanto mi piaccia vederla così.
Mentre la guardo con quel broncio che tanto mi piace, mi rendo conto di quanto io tenga a lei.
Non posso fare a meno di ammirarla anche adesso, mentre è arrabbiata con me.
"Maria sono stanca dai" tenta di aprire la porta ma la blocco prendendo delicatamente il suo polso.
Mi guarda.
"Sabri" sussurro lasciando il suo polso per farle una carezza al viso.
Senza pensarci troppo, allungo le mie mani e prendo le sue, sono calde e rigide come se volesse tirarsi indietro ma le stringo con dolcezza.
"Vieni sediamoci" le dico dolcemente.
La guido verso il letto, mentre sento che il suo broncio sta andando via.
Mi siedo sul bordo del letto e la invito a fare lo stesso senza lasciarle mai le mani, come se lasciarle equivarrebbe a lasciarla andare, a lasciar andare l'opportunità di spiegarmi e chiarire.
"Ascolta Sabrina...io lo so che in questi mesi mi son comportata da stronza, ho sbagliato davvero tanto con te e mi faccio schifo per questo, davvero. Queste caramelle non sono un modo per cancellare tutto, sono solo un piccolo segno...un ricordo di quello che c'era tra noi e che spero potrà ancora esserci..." lascia le mie mani con violenza.
"Questo dovrai dirmelo tu"
"Se stanotte son venuta qui ci sarà un motivo no?" le dico poggiando una mano sul suo ginocchio che lentamente accarezzo, mi mancava davvero tanto farlo.
"Te sei comportata parecchio male con me Marì" inizia a tremarle la voce.
"Ohi Sabri"
Lacrime vedo scendere lungo le sue guance.
L'abbraccio spingendo il suo corpo contro il mio petto, non si oppone.
Forse era questo che si aspettava da tanto tempo, essere abbracciata.
"Scusami scusami scusami" le sussurro lasciando piccoli baci sulla sua testa.
Non smette di piangere.
"Non ti tratterò mai più così te lo prometto" cerco di rassicurarla.
Rimaniamo così abbracciate per alcuni minuti, dopo un po' si solleva dal mio petto.
"Posso sapere almeno il perché?" mi chiede mentre si asciuga qualche lacrima che ancora le bagna la faccia.
Quando mi chiede il motivo del mio comportamento sento il cuore stringersi, un peso al petto che mi tormenta.
So che è il momento della verità ma non ci riesco, le parole non mi escono, rimangono bloccate in gola.
L'amore che provo per lei mi è palese, non ho mai avuto dubbi, ma al pensiero di dichiararmi mi viene il panico.
Non sono pronta, non ora.
Cerco di mascherare il mio comportamento di questi mesi.
"L'ho fatto per il lutto" dico mentre sento l'angoscia avvolgermi.
Sto mentendo e non va bene.
"Ma perché te sei allontanata solo da me? Perché non te sei allontanata anche da Mara o Luciana?"
"Ancora con sta storia? Quella sera si sono auto invitate Sabrina"
Sposta i suoi occhi da me per rivolgerli al resto della stanza, come se tra gli oggetti o le pareti ci fosse scritta la verità.
Allora cerco di convincerla.
"Mi sono allontanata perché non volevo che tu mi vedessi così vulnerabile, così fragile. Non volevo che ti preoccupassi per me, non volevo darti alcun pensiero"
"Mi stai dicendo la verità?"
"Sì" dico flebilmente.
"Non ho capito"
In realtà ha ben capito cosa ho appena detto, me lo sta solo richiedendo per la seconda volta.
"Ho detto di sì"
"Vabbè...te credo" sorride leggermente.
"Perché non dovresti credermi?"
"Boh...pensavo che...insomma...oltre al lutto ce stesse artro" lo dice come se fosse un'insinuazione stupida.
Invece stupida non è! Io sono stupida che pensa di poter nasconderle così facilmente i miei sentimenti, le mie emozioni visto che ormai mi conosce da anni, visto che ormai ha imparato a leggermi dentro.
"No non c'è altro"
"Mmh d'accordo...ma sappi che nun me scordo facilmente de come m'hai trattata eh!" dice puntandomi un dito contro.
"Ma smettila scema!" le dico mentre scoppio a ridere.
"Stai ridendo" afferma, guardandomi con un sguardo dolce che non mi rivolgeva più da tempo.
"Sì...perché?"
"No è che mi è mancata"
"Chi?"
"Aho ma ce sei o ce fai? M'è mancata la tua risata"
Alla fine scoppio a ridere di nuovo, è una risata che non provavo da tempo, una di quelle che ti riempiono il cuore e ti fanno dimenticare tutto il resto.
Con lei accanto a me sembra che tutto sia tornato come prima, sento di nuovo quella complicità tra di noi, quella leggerezza che credevo di aver perso e di non provare mai più.
"Ma come non dicevi che la mia risata ti dava fastidio?" le domando mentre inizio a distendermi sul letto e a coprirmi.
"Me dà fastidio quando ridi dopo avermi fatto uno scherzo!" ammette dopo essersi alzata dal letto.
"Però...alla fine me piace la tua risata" continua.
"Davvero?"
Annuisce un po' imbarazzata.
"Ferilli ha per caso un calendario?" le chiedo divertita.
"Perché?"
"Devo segnare questo evento memorabile...tu che mi fai un complimento!"
"Che bugiarda che sei! Io te li faccio sempre i complimenti!" mi guarda con quello sguardo di indignazione e fastidio.
"Una volta ogni mille anni e questa sera è da segnare"
"Che scema" scoppia a ridere e quella risata così spontanea e contagiosa, è una delle cose che amo di più.
Mi rendo conto di quanto mi sia mancata e mentre la guardo, sento di amarla ancora di più.
"Vabbè dai forse è mejo che annamo a dormì che già s'è fatta 'na certa" dice ciò e prende l'altro cuscino che c'è accanto al mio.
Lo prende la vedo allontanarsi per dirigersi verso la porta.
"Dove vai?"
"A dormì nel divano"
"Non dormi con me?" le chiedo mentre do piccoli colpi con la mano sul lato del letto accanto a me per convincerla.
"Non lo so...pensavo non volessi" la vedo titubante e credo sia così perché oltre ai mesi trascorsi distanti ripensa a quella sera, quando lei venne a casa mia ed io la cacciai in malo modo.
"Invece sì che voglio...vieni qui" le dico spostando le coperte e invitandola a stendersi accanto a me.
Un sorriso smagliante ma anche un po' imbarazzato le compare in viso.
Si toglie la vestaglia da notte rimandando con il suo pigiama di pizzo nero che le sta da Dio.
Non posso non notare quanto sia perfetta anche così, struccata e in pigiama.
Probabilmente se fosse la mia donna la riempirei di complimenti sempre specialmente quando è conciata così; quando è vestita di casa, struccata e ha i capelli arruffati, per ricordarle che nonostante tutto rimane sempre la donna più bella per me.
"Marì" mi chiama.
"Eh?"
"Te sei 'mbambolata?"
"Ah no no"
Sposta le coperte ed inserisce le sue lunghe gambe all'interno del letto.
"Che stavi a pensà?"
"Ma niente al lavoro" le dico nascondendo i miei reali pensieri.
"Mh ma te nun sei mai stanca...c'hai proprio 'na fissazione pe sto lavoro!"
"La baracca non si porta avanti da sola"
"Vabbè la baracca lasciala fori per ora poi ce pensi"
Le sorrido divertita.
Finalmente ci stendiamo tutti e due dopo aver spento le rispettive abat-jour.
Dopo alcuni minuti sento la sua voce chiamarmi.
"Dimmi Sabri"
"Posso abbracciarti?"
Per me può abbracciarmi tutte le volte che vuole, tutte le volte che desidera.
Neanche dovrebbe chiedermelo ma capisco la sua incertezza nei miei confronti.
"Sì puoi abbracciarmi Sabri"
La sento più vicina a me, la sua testa adesso si trova sopra il mio petto e la sua mano circonda il mio busto mentre io avvolgo la sua schiena con una mano e l'accarezzo.
Sento i battiti del suo cuore che ormai già da tempo è diventato il mio suono preferito.
"Buonanotte Mary"
"Buonanotte Sabri"
Ecco come dovrebbero concludersi tutte le sere con lei tra le mie braccia.

Lei, la tua ragione il tuo perché Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora