Capitolo venti

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                                    MATTIA

Dopo l'interruzione di Katiuscia non ho più avuto modo di parlare con Resia, sono subito corso a cercarla, ma purtroppo era già rientrata in classe.
Speravo di beccarla all'uscita, mi premeva risolvere il malinteso che si è creato, però anche il tempo si è schierato contro di me; a causa di un violento acquazzone, fuori scuola c'era un caos esagerato e non sono riuscito a scorgerla.

La pioggia mi ha torturato per il resto del giorno, infatti non sono neanche uscito e tra le mura di casa non ho fatto altro che rimuginare su quanto fosse accaduto.

Sono proprio sfortunato, proprio quando pareva che Resia avesse iniziato a cedere, quell'oca col suo atteggiamento confidenziale ha rimescolato le carte in tavola e vanificato tutti i miei sforzi.

Sono stanco di dovermi sempre giustificare ma non rinuncerò a un chiarimento con lei. Non so cosa accadrà fra noi, ma Resia è la mia priorità e io non demordo, non ora che mi ha confessato che anche io le piaccio. Oggi le tenderò un altro agguato durante l'intervallo, non intendo darle tregua neanche per un giorno, in realtà le avrei teso un'imboscata all'entrata se solo Dafne non avesse trattenuto a casa.

Mentre raggiungo l'aula, conscio che beccherò la mia prima nota per ritardo, visto che in genere sono una persona molto puntuale, sono così intento a progettare di incontrarla che quasi non mi accorgo di averla proprio dinanzi agli occhi. Finalmente un colpo di fortuna.

Sorrido lieto, tuttavia noto presto che qualcosa non quadra, ha il volto adombrato e lo sguardo basso, se ne sta seduta sul banco di Tommaso, coi pugni serrati e le gambe che penzolano avanti e indietro. Sistemo lo zaino in spalla e la raggiungo, non si è accorta neppure di me.

«Che succede?» domando preoccupato, ho l'impressione che sia turbata, del resto non sarebbe già fuori dall'aula se non avesse una valida ragione.

Alla prima ora ti lasciano uscire solo se hai delle urgenze particolari.

Solleva lo sguardo su di me, gli occhi le brillano d'astio non appena si poggiano sulla mia figura. Detesto che mi guardi così, vorrei provasse ben altro, invece non fa altro che inveirmi contro.

«Non è giornata, vattene!»

Come non detto: l'acidità in persona!

«Sei insopportabile» la schernisco arrabbiato, in fondo ho pur sempre un pessimo carattere e questa cocciuta non fa altro che provocarmi. Io ce la sto mettendo tutta, ma è difficile mantenere i nervi saldi e mostrarmi ragionevole con lei.

«Nessuno ti ha chiesto di sopportarmi. Sparisci» risponde sempre con tono scortese.

Sbuffo e senza attendere oltre la sollevo da quel dannato banco, nella manovra le tocco il fondoschiena e spalanco gli occhi per la sorpresa. La sua pelle è morbida e rovente, e quelle mutandine minuscole stentano a coprire due natiche tonde come le sue.

«Perché hai il culo scoperto?» la interrogo, non appena mi riprendo dallo stato di febbrile eccitazione in cui sono piombato solo sfiorandola.

Mi scosto e mi allontano di un passo per tenere le mani a freno, non credo riuscirei a calmare i miei bollenti spiriti se la toccassi di nuovo.

Si copre il sedere, congiungendo gli arti dietro la schiena. «Sei un maniaco» si indigna, isterica, poi solleva i pugni, dimenticando il pudore e inizia a colpirmi con foga il petto.

Io, per tutta risposta, sorrido. Per essere un esserino così minuto ha davvero tanta forza, eppure i suoi colpi a stento mi fanno il solletico.

«Bel culo, Resia.» La mia bambina placa la sua furia, soltanto per indirizzarla sul nuovo venuto. Lo fulmina con lo sguardo, poi si incammina verso il banchetto, coprendosi imbarazzata i glutei sodi e alti. Il pantalone si è stracciato e penzola verso il basso, rivelando quella deliziosa beltà, mentre lei inconsapevole del suo innocente fascino ancheggia i fianchi in modo sensuale.

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