Capitolo sessanta

35 8 1
                                    

Visto che domani è festa, ho anticipato la pubblicazione ad oggi. Sono un po' giù di morale. Spero di rallegrare almeno voi con Resia e Mattia.

                                   
                                 RESIA

Chiudo l'armadietto con lentezza estenuante, ho paura di far piegare il gancio della bomboletta nella manovra e rendere vani tutti i miei sforzi. Nascondo il filo e raccolgo le cose dalla panca, gettandole, alla rinfusa, nella borsa.

Sorrido, tirando un sospiro di sollievo. Il dado è tratto!

Pensavo di non farcela per tempo, infatti non appena ho sentito il fischio dell'arbitro mi sono catapultata di corsa nello spogliatoio, lasciando Diana di vedetta in corridoio. C'erano diversi professori alla partita e non ho intenzione di beccarmi una nota a causa della bagascia. Ultimamente ha già messo a segno troppi colpi bassi.

Apro la porta con cautela e mi guardo intorno prima di uscire. Finalmente quella stronza avrà quel che si merita. Ho posizionato una bomboletta nera nel mobile dove sono stipate le sue cose, quando lo aprirà si azionerà la levetta e si colorerà da cima a fondo, impiegherà così tanto tempo per sciacquarsi, che non potrà correre a civettare col mio ragazzo, come ormai fa sempre. Anche oggi, durante il match non ha fatto altro che abbracciare Mattia, dandogli degli schiaffi sul sedere ad ogni stramaledetto punto. E quel cretino, invece di prendere le distanze, non fa altro che esultare a sua volta. Capisco che sia contento di vincere e lo sono anche io, ma potrebbe ritrarsi, invece di assecondarla.

Se continuano così, perderò la ragione. Il torneo dura tre mesi e prevede una prima fase a gironi e una successiva ad eliminazione diretta, questo mese devono vincere tutte le partite se intendono proseguire la competizione. So che Mattia ci tiene particolarmente, gli mancava lo sport, me l'ha confessato in diverse occasioni e gli allenamenti per lui sono una boccata d'aria fresca. Mi fa piacere che si diverta, ma impazzisco all'idea che quella piovra ci provi con lui ad ogni occasione utile.

Sento delle stridule risate in lontananza e avverto con chiarezza un calpestio di passi. È lei. Riconoscerei quella risata ovunque. Troppe sono le occasioni in cui ha deriso qualcuno in mia presenza. Non posso farmi beccare qui, capirebbe subito che sto tramando qualcosa e si guarderà le spalle.

Mi guardo intorno e avvisto un armadio, sulla destra, poco distante. Ti prego fa che sia aperto! Mi ci fiondo dentro, cercando di non far rumore e chiudo subito l'anta, trattenendo il fiato.

Guardo dallo spioncino interno. Cammina tronfia e purtroppo non è sola. Al suo fianco, il mio ragazzo sorride, probabilmente per una battuta dell'arpia. Maledetto! Ora comincia a darle confidenza anche fuori campo? Dopo gliene canterò di santa ragione.

Percorrono pochi passi, lo spogliatoio maschile si trova di fronte a quello che ho appena lasciato. Ora che sono più vicini riesco a percepire con chiarezza quello che dicono.

«Sei stato strabiliante» lo adula, civettuola.

Lui si limita ad un'alzata di spalle, senza contraccambiare i complimenti.

«Però dovresti migliorare anche fuori campo. Adesso, per esempio, la tua prestazione è un po' carente» afferma maliziosa.

Gli getta le braccia al collo, avvicinandosi pericolosamente al suo volto.

Vorrei uscire allo scoperto e scacciarla. Non sopporto la loro vicinanza. Rimango immobile, trattenendo il fiato in attesa di una reazione da parte di Mattia. Si può sapere perché non la mette al suo posto? Comincia a mancarmi l'aria qua dentro. Sono una stupida! Perché mi ficco sempre nei guai?

«Sai che fuori da quel rettangolo per me non sei nessuno» replica, senza scomporsi più di tanto.

Non capisco perché non leva quelle mani. Che esigenza ha di farsi toccare da quella stronza?

PastDove le storie prendono vita. Scoprilo ora