<<Ha chiuso la linea. Ha detto che verrà.>>
<<Ottimo. Bravo il mio Steve.>> Il boss mi sorrise, mentre mi chiamava per la prima volta con il mio nome. <<Il primo passo per acchiappare quel figlio di puttana è fatto. A questo punto abbiamo circa cinque ore di tempo. Ce ne andiamo a mangiare qualcosa e intanto ti spiego cosa dovrai fare questa notte. Jake, portati in zona così ci avviciniamo.>>
L’uomo fece un cenno di assenso.
Durante il tragitto mi ritrovai a pensare all’ultima volta in cui mi ero recato al vecchio Pier 17. Era stata una quindicina di anni prima, una delle rare volte in cui io e Bruce eravamo usciti da soli. Era il giorno del suo undicesimo compleanno. Io e Janine eravamo già a un passo dalla separazione. Fu un bel pomeriggio, trascorso per lo più al centro commerciale che porta il nome del molo stesso e lo occupa per buona parte della sua estensione.
Cenammo lì, all’ultimo dei tre piani del centro, per goderci la vista dell’antistante ponte di Brooklyn, magnifico con le sue illuminazioni notturne. Fu una delle poche volte in cui mi sentii a mio agio nel mio ruolo di padre.
Tutta la zona dei moli di New York fu restaurata negli anni ottanta dopo un lungo periodo di degrado, sopraggiunto con l’abbandono dei velieri come mezzi di trasporto, in modo da restituire ai moli stessi l’aspetto originale del diciannovesimo secolo.
I miei ricordi si interruppero, riportandomi al presente, quando transitammo sul ponte di Brooklyn. Mi girai a guardare in direzione del Pier 17 e mi ritrovai a scorgere i cantieri, da poco aperti per dare inizio al progetto che avrebbe trasformato quel molo in un centro turistico e residenziale. In cuor mio mi trovai pregare di veder realizzato quel progetto ambizioso. Sarebbe equivalso a dire che sarei riuscito a sopravvivere a tutta quella dannata storia.
Parcheggiammo l'auto non troppo lontano dal luogo dell' appuntamento dirigendoci in un ristorante italiano evidentemente ben noto ai miei accompagnatori, data la calorosa accoglienza che ricevettero dal titolare. Un uomo corpulento, anch’egli con accento italiano, che si profuse in baci e riverenze a Vattuone e i suoi uomini.
Terminati i convenevoli, ci fece accomodare in una saletta appartata, separata dal resto del locale e al riparo dalle orecchie indiscrete degli altri avventori. Il boss si fermò a lungo con lui prima di raggiungerci.
Durante l’attesa, notai che le pareti del ristorante erano costellate da fotografie in bianco e nero di personaggi della malavita più o meno famosi, sia storici che cinematografici, da Al Capone, a Don Vito Corleone. La cosa mi strappò un sorriso amaro e ironico.
Finalmente Vattuone arrivò, seguito da una bella ragazza mora, cui ordinammo la cena.
Quando la cameriera si fu allontanata, iniziò a parlare: <<Ascoltami bene, giocattolaio, ora ti dico cosa dovrai fare. Probabilmente all’appuntamento il nostro amico manderà qualcuno in avanscoperta. Come ti ho già spiegato, tuttavia, a mio modo di vedere lui non sarà troppo distante. Noi dobbiamo trovare un modo di snidarlo, e qui entri in gioco tu. Recita la tua parte sino in fondo, convincilo che stai operando da solo e prendi tempo. Al resto penseremo noi. Mantieni la calma e gestisci la situazione fino al nostro intervento. Ok?>>
<<Mi pare un po’ vago come piano>> obiettai. <<E se cerca di ammazzarmi?>>
<<Non lo farebbe subito. Prima deve scoprire cosa sai realmente di lui e soprattutto come hai fatto a pizzicare il suo uomo. Questo è il tuo punto di forza, quello che ti terrà in vita. Se lui sapesse la verità ti farebbe fuori subito. Cosi invece cercherà di capire se qualcuno l'ha tradito, e questo darà il tempo a me e ai miei uomini di studiare la situazione.>>
<<Ma, non sarebbe il caso di mettermi addosso dei microfoni, dei localizzatori o qualcosa del genere?>> tentai di insistere, pensando a tutte le possibilità.
<<Non siamo in un film poliziesco. Inoltre non credo di avere a che fare con uno sprovveduto. Ti scoprirebbe con una banale perquisizione e si metterebbe in guardia. Io voglio che si rilassi, pensando di doversela vedere solo con te, non con me o con qualche piedipiatti. Solo così posso sperare di beccarlo.>>
<<Più che un'esca, mi pare di essere un agnello sacrificale>> dissi con rassegnazione.
Vattuone mi rivolse un sorriso ironico. <<Vorrà dire che nella prossima vita costruirai veri giocattoli e non killer meccanici, così starai lontano dai guai.>>
<<Già>> ammisi chinando il capo.
<<Bene>> concluse, alzandosi <<direi che ci siamo detti tutto. Cenare abbiamo cenato, possiamo anche andare verso il molo. L’appuntamento è tra tre ore e mezza. Io e i miei ragazzi abbiamo il tempo che ci serve per posizionarci e coprire l’area. Ah, ancora una cosa>> mi disse mentre mi alzavo a mia volta, <<ho due oggetti da darti. La prima è il cellulare dello Sfregiato. Portalo con te.>>
Guardai Vattuone con aria interrogativa, ma afferrai il telefono senza fare domande.
<<E la seconda?>> chiesi.
<<La seconda è questa>> disse il boss porgendomi una pistola che esitai ad afferrare.
<<Avanti, prendila>> mi esortò. <<Non ti mangia mica. Non si sa mai che possa tornarti utile. Inoltre se qualcuno ti dovesse perquisire saresti poco credibile senza un’arma.>>
La afferrai con un gesto meccanico. Anche se sapevo usarla, non ne impugnavo una parecchio tempo.
<<Ok. Ora possiamo andare. Avanti giocattolaio, non fare quella faccia. Fidati di me e vedrai che andrà tutto bene.>> Alzandosi mi diede una forte pacca sulla spalla.
Lo ricambiai con un sorriso stentato e mi alzai a mia volta seguendo lui e i suoi uomini fuori dal ristorante. In cuor mio mi resi conto di non provare nemmeno una briciola di ottimismo.
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GIOCATTOLI
Mystery / ThrillerTre uomini. Menti brillanti e fantasiose. Le loro creazioni sono giocattoli molto particolari. Che siano robot, autoveicoli, peluches o qualsiasi altra cosa, ciascuno dei loro prodotti è perfettamente in grado di uccidere. Quando un cliente misteri...