Capitolo 18

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<<Presto, andiamocene. Abbiamo già sfidato troppo la sorte.>>
Percorremmo il vicolo a ritroso in un baleno, raggiungendo l’auto dove Jack ci attendeva con il motore acceso.
Ripartimmo al volo.
Appena seduto in macchina, realizzai ciò che era appena avvenuto e iniziai a tremare. Avrei voluto dire qualcosa ma l’uomo che avevo appena visto compiere un omicidio a sangue freddo parlò per primo:<<Avanti Jack, torniamo indietro.>>
L’autista fece un cenno di assenso.
<<Giocattolaio, ora tu dovrai fare una cosa per me.>>
<<Io? Cosa posso fare ancora io?>> chiesi vedendo me stesso precipitare sempre più negli abissi di quell’incubo.
<<Prima di tutto ti devi calmare. Non è te che ho ucciso. E nemmeno il tuo amico. E se farai esattamente ciò che sto per dirti, ti prometto che vi concederò di avere salva la vita e per voi questa storia sarà finita.>>
<<Ok>> risposi, inspirando profondamente, con un misto di timore e, per la prima volta, di speranza. <<Che devo fare?>>
<<Sono certo che l’uomo con cui stava parlando il nostro amico Sfregiato è il suo misterioso capo. D’altronde era l’unica persona che aveva senso chiamare per chiedere aiuto. Troppo rischioso per lui farsi soccorre dalla polizia o portare in ospedale da un’ambulanza. Gli avrebbero fatto troppe domande. A questo punto quel figlio di puttana probabilmente starà ancora fissando il telefono sperando che il suo uomo lo richiami per spiegargli cosa sia successo. E qui entri in gioco te. Ascoltami bene. Ora lo chiami dal telefonino di Lenny, ammesso che fosse il vero nome di quel grosso idiota, e gli dici chi sei.>>
Spalancai gli occhi e aprii la bocca per obiettare, ma non ne ebbi il modo.
<<Lasciami finire. Non mi interrompere.>>
Mi zitti.
<<Lo chiami e gli dici chi sei e che sai esattamente chi è lui. Che il tuo socio è morto ucciso da me per colpa sua e che tu sei riuscito a scappare miracolosamente. Gli dici che sei riuscito a trovare lo Sfregiato, senza assolutamente spiegargli come, e che lo hai giustiziato, ma non prima che lui ti rivelasse l’identità del suo capo. Infine gli dirai che se non ti porta mezzo milione di dollari in contanti, gli renderai il favore di averti cacciato in questo casino mandando una letterina tipo quella che lui ha mandato a me, al sottoscritto e alla polizia. Fin qui tutto chiaro?>>
<<Io… io credo di sì ma, se mi dovesse fare delle domande…>> tentai di obiettare.
<<Nessuna domanda. Fai il duro per una cazzo di volta nella tua vita. Devi essere tu a condurre il gioco. Ricordati che per colpa di quell’uomo potresti già essere sotto quattro metri di terra. Quando gli parlerai dei soldi, dagli appuntamento a mezzanotte al Molo 17 di New York. Digli di venire solo.>>
<<Ma il Pier 17 è in ristrutturazione. Il centro commerciale è chiuso e le partenze dei battelli che portano a fare il tour della baia sono sospese.>>
<<Appunto. Voglio un appuntamento all’aperto per essere pronti a tutto, ma non desidero una folla di curiosi intorno.>>
<<Ma… ci cascherà?>> chiesti, terrorizzato da ciò che mi veniva richiesto, e scettico in merito all’esito di quella telefonata.
<<Immagino di no. Se non è stupido, e dubito che lo sia, è ovvio che subodorerà una trappola. Tuttavia secondo me verrà. Sono certo che, pur prendendo delle precauzioni, in qualche modo verrà o comunque sarà nei dintorni. É troppo importante per lui riuscire a capire se quello che gli hai detto è vero, e soprattutto gli interesserà sapere come hai fatto a beccare il suo uomo.>>
<<Bene. Mettiamo che si presenti. A quel punto? Sulla base di queste ipotesi non verrà certo a darmi dei soldi e una stretta di mano.>>
<<Non preoccuparti. Ci penseremo io e i miei ragazzi. Chiamerò a raccolta un bel po’ di miei uomini e saremo disseminati in tutta la zona, pronti a intervenire qualsiasi cosa succeda e chiunque si presenti. Tu dovrai solo mantenere la calma e darci il tempo di inquadrare la situazione. Giusto per evitare di acchiappare qualche tirapiedi al posto del pesce grosso e dover ricominciare tutto daccapo.>>
<<E sia>> dissi sospirando e raccogliendo tutto il coraggio di cui ritenni di poter disporre. <<Datemi il telefono.>>
<<Il numero è l’ultimo in memoria. Avanti giocattolaio. Fammi vedere chi sei.>>
Lo afferrai con mano tremante. Rimasi alcuni istanti a fissarlo sotto lo sguardo pressante di Vattuone. Poi, fugacemente, l’immagine di mio figlio attraversò i miei pensieri, e per qualche strano motivo quella visione mi diede lo slancio per premere il tasto della chiamata.
Quasi pregai che non mi rispondesse nessuno, ma al secondo squillo una voce parlò: <<Lenny. Lenny cosa cazzo succede?>>
La voce mi apparve vagamente familiare, ma non ebbi il tempo di riflettere su questo dettaglio.
<<Non sono Lenny>> risposi, con una freddezza a me insolita. Probabilmente mi aiutarono la rabbia e la paura.
<<Sono Steve. Steve Sandlake. E tu mi conosci molto bene, vero?>>
Dall’altro capo non giunse alcuna risposta, quindi continuai nella mia interpretazione.
<<Ora ascoltami attentamente. Per colpa tua il mio socio è stato brutalmente ammazzato dagli uomini di Vattuone, che hai messo sulle nostre tracce. Io, per tua sfortuna, sono riuscito miracolosamente a fuggire e ho trovato quello scimmione con la cicatrice sul volto, che per inciso attualmente sta stappando una bottiglia di champagne all’inferno. Prima di andare al Creatore, tuttavia, il tuo uomo mi ha raccontato alcune cosette interessanti su tutta questa storia.>>
Ancora nessun cenno. Proseguii.
<<A questo punto io devo scappare da questo stato, ma prima voglio dei soldi. Altrimenti ti ricambierò il favore.>>
<<Quanto?>> Con quell’unica parola ebbi quanto meno conferma di avere ancora un interlocutore.
<<Voglio mezzo milione. Questa notte. Fatti trovare da solo al Molo 17 con i soldi e io sparirò dalla tua vita. Altrimenti…>>
<<Ci vediamo a mezzanotte>> troncò la voce all’altro capo del filo, interrompendo la conversazione.
Rimasi con il cellulare sospeso a mezz’aria, prima di voltarmi verso Vattuone.

GIOCATTOLIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora