Prompt 21: Ortensia - Vanità

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Prompt 21: Ortensia - Vanità


Nonostante fossero passati anni dall'acquisto del castello di mattoni bianchi, Nissa continuava a trovare passaggi, pertugi e anfratti nascosti. Vari oggetti apparivano a caso in quei punti, si spostavano da soli oppure scomparivano nel nulla. Inizialmente lo trovava divertente, ma con il tempo la sua irritazione arrivò alle stelle. Non riusciva più a concentrarsi sul suo lavoro, dovendo sempre andare a cercare la sua attrezzatura.

Così, una notte, decise di forzare le cose. Si sistemò sul suo letto a baldacchino, stringendo con una mano la sua penna verde con il batuffolo peloso. Tra tutti gli oggetti, era quello che scompariva ed appariva più frequentemente. Infatti, appena si addormentò, la penna sfuggì alla sua presa salda. Nissa si svegliò il giorno dopo sorridendo, saltò la colazione e subito raggiunse il suo studio. Il tablet di sua creazione lampeggiava, ad indicare che aveva delle notifiche da controllare. Cliccò due volte sul tasto di accensione laterale, lo schermo si accese mostrandole una rappresentazione olografica tridimensionale del castello. Vide la sua posione nello studio, indicato da un triangolino grigio rovesciato, insieme ad un asterisco verde all'estemità della biblioteca.

«Ah che abbiamo qui, un altro scompartimento nascosto... Chi ha costruito questo castello si è divertito proprio» commentò sbuffando.

Non ne poteva più di dover andare in giro a trovare stanza segrete, voleva solo avere un po' di pace per lavorare al suo aggiornamento rivoluzionario. E quella volta avrebbe risolto il problema una volta per tutte. Raccolse il tablet e raggiunse la biblioteca al quarto piano, la stanza più grande dell'intero edificio. Varcò la soglia e subito si accostò alle grandi liberie che coprivano le pareti. Risalivano sicuramente alla costruzione del castello, considerando che dietro cinque di esse trovò due corridoi, due anfratti ed una stanza caveau, dove conservava tutte le sue ricchezze. L'aveva già esaminata per bene negli anni passati, infatti trovò la penna verde dietro ad libro dal dorso in stoffa. Nissa la raccolse sbuffando, ma subito la sua attenzione venne canalizzata sul libro. Aveva incantato il batuffolo peloso, in modo che potesse localizzare la fonte di quella magia antipatica che spostava le cose. Non poteva essere un caso che fosse finita proprio dietro quel volume, invece di trovarsi in un nuovo scompartimento nascosto.

Si accomodò su un divanetto, sistemando il libro sul tavolino di cristallo. Sulla copertina erano ricamati dei motivi floreali, dava l'impressione di essere un semplice libro di botanica. Ma Nissa sapeva che le piante erano anche il simbolo delle streghe, note per le loro conoscenze di erboristeria. La mancanza di titolo non la stupì più di tanto, dato che molti dei volumi della biblioteca condividevano questa caratteristica. Con cautela sollevò la copertina, trovandosi in prima pagina il ritratto di una bellissima donna.

«Vedo che mi hai trovato finalmente, ti ho lasciato così tanti indizi evidenti. Ti credevo una ragazzina più perspicace» disse una voce melodiosa.

«Ora ti ho trovato, cosa...»

«Dammi del lei, ragazzina. Avrai pure occupato questo castello, ma è pur sempre di mia proprietà» la rimproverò il ritratto, atteggiandosi.

Nissa fece una smorfia, scusandosi. Di tutte le caratteristiche della mente umana, la vanità era una di quelle che non riusciva a capire. Ma doveva sottostare alle richieste di quel libro, se voleva che smettesse di spostare la sua roba. Non poteva ritardare ancora il suo lavoro per degli stupidi giochetti. Inoltre poteva approfittare della situazione per conoscere la storia della proprietà e della famosa famiglia di streghe, che ormai nessuno chiamava più per nome. Erano morte conservando molte delle loro scoperte sulla cristallogia, da come aveva appreso al corso nell'accademia. La sua stravagante insegnante le ricordava sempre che, ovviamente, quella famiglia non si era limitata solo a comprendere come trarre energia dai cristalli hünyani.

«Mi chiamo Calantha Lilitha, ragazzina. Pretendo il rispetto che merito, visto che sono la matriarca della famiglia Calantha. Ho fatto costruire questo castello personalmente, conosco ogni stanza, ogni corridoio ed ogni oggetto inutile che hai portato.»

«Come è giusto che sia, mia signora. Se posso chiedere...»

«Ti ho convocata qui perché pretendo che lasci immediatamente la mia proprietà, mi appartiene di diritto e sono io a decidere chi può...»

Nissa chiuse la copertina sbuffando, avendo capito che il ritratto non sarebbe stato molto collaborativo. Cacciò dalla tasca della sua vestaglia gialla una catena di cristalli, che usò per avvolgere il libro come se fosse un pacco regalo. In quel modo avrebbe bloccato definitivamente l'incantesimo che la importunava da anni. E lo ripose al suo posto nella libreria. Quel giorno non aveva il tempo e la voglia di discutere con un ritratto vanitoso, e di certo non avrebbe assecondato le sue richieste. Aveva acquistato l'intera proprietà con i guadagni delle vendite del suo tablet, con il sudore del duro lavoro e la stanchezza delle notte insonni.

Nissa sistemò la penna verde nella tasca della vestaglia, e scese subito in cucina per preparare la colazione. Ora che aveva risolto definitivamente quel fastidioso problema, poteva concentrarsi su ciò che amava fare. E poi sarebbe ritornata da quel ritratto vanitoso, per mostrarle chi era che comandava.




Prompt 21: Ortensia - Vanità

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