CAPITOLO 32

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ATTENZIONE 🔞 : Questa storia contiene il linguaggio esplicito e scene forti e si consiglia una lettura consapevole e adeguata al genere.

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Natalie inghiottì l'amaro in bocca dibattendosi con molto più energia senza riuscire a sottrarsi dalla sua stretta autoritaria e forte.

Esasperata serrò forte le mascelle e lottò contro l'ondata della nausea che la stava investendo continuamente.

Il corpo magro tremava incontrollatamente e il dannato panico la scuotevano dalla testa ai piedi appannandole la vista assai offuscata dall'alcol.

Deglutì tanto che non riusciva a respirare.

«Dove mi stai portando?» Esclamò debolmente e inciampò per stare al suo passo, sollevò gli occhi rossi dal pianto verso di lui e tirò il braccio per fermarlo.

«Sta zitta ed entra in stanza » Replicò severamente e la spinse dentro senza alcuna gentilezza prima di chiudere la porta alle sue spalle con un forte rumore.

Natalie inciampò, ma ritrovò l'equilibrio. 

Si guardò intorno e scrutò l'ambiente sconosciuto e del tutto privo di calore e mobili, tranne un letto, qualche comodino e un bagno se si potesse definire tale.

Materiale per un film degno di horror.

Era una prigionia.

Un isolamento.

Deglutì.

L'istinto le suggerì d'indietreggiare, ma la determinazione e coraggio che stava uscendo fuori controllo a causa dell'alcol ebbe meglio su di lei tanto che si tenette ancorata di fronte a suo sguardo calcolatore e freddo che sussultò insieme al cuore che batteva all'impazzata, sollevò il mento con lo sguardo di sfida e si asciugò gli occhi dalle lacrime. 

« Non puoi distruggermi la vita in questo modo egoistico » Esclamò con la voce triste e piena d'angoscia «P-Perché mi hai porta qui?  » 

Il suo rapitore assottigliò lo sguardo e inclinò di poco la testa come un rapace.

Semplicemente, la stava studiando in silenzio.

Chissà che cosa stava pensando e quale tortura avrebbe scelto per lei, per aver osato scappare.

Il gelo che trasmettevano i suoi occhi azzurri era  peggiore di qualsiasi minaccia abbia ricevuto recentemente, tanto che il freddo che sentiva nella stanza sembrava una dannata carezza.

Non appariva arrabbiato, anzi, era maledettamente calmo e la cosa le provocò una scossa lungo la spina dorsale.

«  Sei abbastanza nei guai e se fossi in te non aggiungerai né farai nient'altro che possa irritarmi»  Replicò spaventosamente serio, tirò dal cassetto un cofanetto e lo girò tra le mani, attirando lo sguardo della ragazza che deglutì « I tuoi pensieri sono talmente carichi di alcol che rischi a scavarti la fossa da sola »

ALEXANADAR, LO ZAR DELLA RUSSIADove le storie prendono vita. Scoprilo ora