28 - Qualcuno per cui valga la pena correre dei rischi

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"E sopra i volti affiorano burrasche, bonacce, correnti e il salto dei pesci che sognano il volo." E. De Luca

Vorrei poter dire che i miei Natali sono state feste felici in mezzo a tanti parenti che mi vogliono bene, ma sappiamo che non è andata esattamente così. L'amore di mia madre mi ha avvolta per 25 anni, cercando di sopperire alla mancanza di una famiglia, di un cenone di Natale con tavola imbandita e regali costosi e questo mi è bastato tanto da non pretendere mai più di quello che ho ricevuto.

Nonostante le privazioni, il nostro poco cibo, le candele consumate che lei si ostina ogni anno ad accendere e le poche lucine che mette per addobbare la nostra piccola e fatiscente casa, io amo il Natale. L'aria che si respira intorno, le decorazioni bellissime che invadono la città di San Francisco, l'idea che nel mondo sia rimasta un po' di magia.

Perciò così come ho fatto per anni da bambina, da quando ho la maledizione, fingo che nulla potrà intaccare il mio spirito natalizio.

Andrà tutto bene.

È il mio mantra dal 25 dicembre al 1 gennaio.

Sono a lavoro e tra un sorso di camomilla e l'altro, ripenso a ciò che è accaduto in queste due settimane: continuo a raccogliere anime e ad indirizzarle verso l'aldilà, il ronzio nella testa va e viene e continuo a tremare al pensiero dell'ultima conversazione avuta con Eric riguardo il Dio dei morti. Temo una catastrofe da un momento all'altro, ma il vero cataclisma sono io che finisco per far appassire ogni vita che tocco.

E voi direte che fin qui tutto è normale, ormai dovrei essere abituata a ciò che faccio, alle minacce, alla sensazione di morte che mi arieggia intorno.

Se non fosse per la morsa che mi attanaglia lo stomaco ogni volta che ripenso ad Axel e alla paura che un giorno possa essere proprio lui il prossimo bersaglio del mio tocco omicida. Sono bloccata in un limbo di sentimenti contrastanti, paura, indecisione e sesso fantastico, non posso negarlo.

Sapevo che una volta sciolta la mia lastra di spesso ghiaccio sotto il quale mi rifugio, sarebbe stato difficile ricomporre i pezzi e ricominciare come se nulla fosse accaduto.

Ed io, da quando ho permesso alle sue mani di toccarmi, al suo corpo di stringermi, non riesco a pensare ad altro che non sia lui.

Stamattina un altro pezzo di puzzle, stavolta con un bigliettino: "Mi mancherai. Sicura di non voler venire con me?" e appare tutto così surreale, come se le cose belle non potessero avere a che fare con me, perché tutto ciò che ho avuto di bello dalla vita è poi andato via con gli interessi.

Rispondo al bigliettino con un:

Sono sicura, starò con mia madre.

A.H.

Sarai il mio pensiero fisso :(

Axel, Aaron e la madre passeranno le feste di Natale da un parente di Boston perciò sono giorni che mi chiede di accompagnarli. Provo a concentrarmi continuando a visionare documenti ed appunti, mettendo poi a posto tutto il materiale visto che da domani sarà ufficialmente in ferie, il che per me è praticamente un evento unico e raro come le comete.

Incanalo una quantità d'aria che potrebbe farmi resistere qualche minuto in apnea e mi dirigo verso quella che sarà la mia casa per ancora qualche mese, finché non finirà definitivamente il Master. Il pensiero di dover tornare nella casa in cui vive ancora mia madre, mi terrorizza e vorrei che il mio tempo a Stanford non finisse mai per non dover affrontare la vita reale.

Niente pensieri intrusivi, lo hai promesso.

Ma è davvero difficile immaginare un futuro quando tutto attorno a te muore, quando non sai mai cosa aspettarti e tutto è un enorme ammasso di fili neri e fitti che sono tanto aggrovigliati tra loro da non potersi più sciogliere.

Before your touchDove le storie prendono vita. Scoprilo ora