29 - Tic tac, mio bel fiorellino

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"Che sia il migliore o il peggiore dei tempi, è il solo tempo che abbiamo."
A. Buchward


«Tic tac mio bel fiorellino
un altro incidente è più che mai vicino.
Attenta a dove metti i piedi
Son sempre qui anche se non mi vedi

Sgrano gli occhi ed il bicchiere d'acqua che ho in mano si schianta sul pavimento della mia camera in tanti piccoli pezzi di vetro. Non riesco a muovermi: ogni muscolo è contratto, bloccato, inerme.

Perché mi fai questo...

Guardo i cocci a terra e mi sento esattamente così: disintegrata, mentre una vocina flebile e rauca si fa spazio ancora una volta tra le mie sinapsi: Perché sei mia.

L'aria della camera è improvvisamente così densa da non riuscire quasi a respirare ed ho la sensazione che qualcosa di invisibile si sia insinuato tra le pareti oltre che tra i miei pensieri.

Un movimento lento lungo i miei pantaloni mi avverte di non essere sola.

Lasciati andare.

Continua a sibilare, mentre le mie mani sono strette in pugni serratissimi lungo i fianchi.

Opporti non farà altro che peggiorare le cose, bambina mia.

Io non sono tua, maledizione!

Ed anche se non do voce all'esclamazione, nella mia mente appare nitido il mio tono disperato, continuando una conversazione surreale e del tutto telepatica.

Ti divertirai quando scoprirai chi sarà la prossima anima che dovrai toccare.

Cosa intendi?

Silenzio

Rispondimi cazzo!

Urlo ad alta voce stavolta, ma ciò che prima sembrava inchiodarmi al pavimento, ormai è già dissolto. Tutto sembra riacquistare colore, tranne la mia anima nera che, ovunque io vada, porta con sé distruzione e desolazione, mettendo in pericolo chiunque mi voglia bene. Le mani si stringono nei capelli ricci incastrandosi in tanti nodi quanti sono i pensieri che affollano la mia mente ed ho l'impressione di arrivare sempre troppo tardi, di non riuscire mai a prevedere l'ennesima mossa che mi porterà alla disfatta. Riprendo finalmente il controllo del mio corpo e sento le gambe deboli come se avessi corso per chilometri, mentre il ticchettio dell'orologio sulla scrivania segna le tre del pomeriggio.

Tra poche ore la luce del sole tramonterà su San Francisco e avrò paura di toccare chiunque con la consapevolezza, ancora una volta, di dover adempiere al più oscuro dei compiti.

Chi sarà il prossimo?

E se fosse qualcuno a cui voglio bene? Il terrore si attorciglia alle mie viscere e chiamo per l'ennesima volta all'unica persona che forse potrà aiutarmi.

"Ti prego, aiutami."

La voce trema e faccio davvero fatica a parlare. Inaspettatamente Eric risponde subito, nonostante sia orario lavorativo.

"Pronto, Rebeca? Rebeca che succede?" ma resto in silenzio, senza altre parole da poter pronunciare. "Sto arrivando." e stacca la chiamata mentre resto con il cellulare tra le mani.

Dopo l'ultima conversazione avuta con Eric, non avevo la minima intenzione di rincontrarlo così presto, ma la verità è che non so a chi rivolgermi. Ho bisogno di parlarne con qualcuno, di confrontarmi, di ascoltare dei consigli, se necessario.

Avviso velocemente Emma, rifilandole la scusa di sentirmi poco bene e mi precipito fuori dal dormitorio. In pochissimo mi ritrovo davanti l'auto di Eric che fa una frenata brusca e quasi non finisce con la faccia nel parabrezza. È assurdo quanto questo ragazzo sia sempre pronto ad intervenire per provare a risolvere un mio problema. Da quando lo conosco non c'è stata nemmeno una volta in cui non mi abbia guidata e consigliata, nonostante a volte i modi poco eleganti.

Before your touchDove le storie prendono vita. Scoprilo ora