capitolo 48 - Il passato di Emily

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Sono nata il 14 febbraio, nel giorno dedicato all'amore, in un ospedale di Los Angeles. Ricordo poco di quel momento, ovviamente, ma mi hanno sempre raccontato che nel lettino accanto al mio c'era Ethan, il figlio della migliore amica di mia madre, Stefani. Entrambi eravamo piccole pesti, nati con un giorno di differenza: lui il 13 febbraio. Fin da piccoli, le nostre famiglie ci hanno legati con una tradizione: ogni anno festeggiavamo i nostri compleanni insieme. Le nostre mamme preparavano torte decorate con cuori e candele, e noi indossavamo costumi da principessa e cavaliere, ridendo e giocando nel giardino di casa. Le risate riempivano l'aria e il profumo dei dolci si mescolava all'innocenza della nostra infanzia.

A sei anni, la nostra classe organizzò una gita al museo di storia naturale. Non avevo mai visto un posto così affascinante: le pareti erano decorate con dipinti di antiche civiltà, e le sale erano piene di scheletri di dinosauri che sembravano prendere vita. Ethan ed io eravamo così emozionati che non prestammo attenzione alla guida, ridendo e scherzando mentre ci aggiravamo tra le sale.

Ricordo che, mentre ci perdevamo nel labirinto di stanze, ci ritrovammo davanti a una gigantesca esposizione di scheletri di dinosauri. Rimanemmo a bocca aperta, e le nostre risate risuonavano mentre immaginavamo di essere esploratori in un mondo preistorico. Ogni volta che vedevamo una targa con il nome di un dinosauro, iniziavamo a inventare storie su come potessero essere stati in vita. "Immagina se fossimo stati noi a scoprire i fossili!" esclamai, e lui, con la sua solita gioia, rispose: "Dovremmo chiamarci gli esploratori dei dinosauri!"

Ma la parte più memorabile della gita avvenne quando passammo davanti a una piccola bancarella nel museo. C'era un T-Rex giocattolo, con i suoi denti affilati e il suo muso minaccioso, e io non riuscivo a distogliere lo sguardo da lui. "Lo voglio tanto, Ethan!" dissi con entusiasmo, ma subito la mia espressione cambiò quando realizzai che non avevo soldi per comprarlo.

Ethan, notando il mio dispiacere, mi guardò con un sorriso. "Aspetta qui!" mi disse, e corse verso la bancarella. Tornò poco dopo con il T-Rex in mano. "Ecco, te lo regalo!" disse, con gli occhi pieni di gioia. Non potevo credere a quello che stava succedendo. "Ma non hai soldi per comprarlo!" protestai, ma lui rispose semplicemente: "Non importa! È solo un gioco. Vogliamo divertirci, giusto?"

Quella semplice azione di generosità mi riempì il cuore di felicità. Non solo avevo un nuovo amico, ma avevo anche un piccolo T-Rex, un simbolo della nostra avventura e della nostra amicizia. Mentre proseguivamo nella nostra esplorazione del museo, tenendo entrambi i T-Rex in mano, ci promettemmo che avremmo sempre affrontato le avventure insieme, qualunque cosa ci riservasse il futuro

A cinque anni, iniziavo a sviluppare la mia personalità. Iniziavo a capire cosa significasse essere una "bambina grande". Ricordo un giorno, mentre disegnavamo insieme, ho cercato di disegnare un grande sole. La mia mano tremava mentre cercavo di mettere insieme i colori, ma Ethan, sempre paziente, ha preso il mio braccio e ha guidato la mia mano. "Così, Emi! È così che si fa!" ha detto, e quel semplice gesto di gentilezza ha reso il momento indimenticabile.

A sette anni, la nostra vita cominciava a essere influenzata dalle tensioni familiari. Una sera, i nostri genitori erano stati invitati a cena da noi. Mentre noi due giocavamo in salotto, le voci dei nostri genitori si alzavano sempre di più. Ethan e io ci eravamo allontanati nel corridoio, cercando di non ascoltare. Ma le urla di mia madre, seguite da un silenzio gelido, mi hanno fatto tremare. Ricordo la mia mano che si stringeva attorno alla sua mentre sentivo il mio cuore battere forte. Ethan si è avvicinato, ha messo le braccia attorno a me e ha sussurrato: "Non preoccuparti, andrà tutto bene." Quella frase, anche se pronunziata da un bambino, ha portato una piccola luce nel mio cuore.

A otto anni, iniziai a comprendere meglio le relazioni e l'amicizia. Una volta, avevamo organizzato una piccola rappresentazione teatrale nel giardino di casa. Io interpretavo una principessa e lui il cavaliere. I nostri genitori ridevano, mentre noi recitavamo con

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