Capitolo 28 - La felpa di Ethan

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Mi svegliai con in suono della sveglia che rimbombava nella testa, come ogni mattina. Non ero pronta per affrontare un'altra giornata di scuola. Stavo lì, sdraiata sul letto, fissando il soffitto per qualche minuto, raccogliendo la forza di alzarmi.

Finalmente, mi buttai giù dal letto e andai verso l'armadio. Aprii le ante con la speranza di trovare qualcosa di comodo da indossare, come i miei soliti pantaloni della tuta e una felpa larga, perfetti per nascondermi dal mondo. Presi i pantaloni senza problemi, ma quando allungai la mano verso le felpe, mi accorsi subito che l'armadio era vuoto. Nessuna felpa.

"Non è possibile..." borbottai tra me e me. Mi piegai per guardare meglio, controllai le mensole, ma niente.

Frugai ovunque nella stanza, sotto il letto, dentro i cassetti, ma sapevo già la risposta: tutte le mie felpe erano in lavatrice. Mi precipitai al piano di sotto per controllare la lavatrice, sperando che qualche felpa fosse rimasta pulita, o almeno decente. Aprii lo sportello e fui investita da un odore sgradevole.

"No, no, no..." dissi, tirando fuori una felpa mezza bagnata. Avevo finito le alternative. Mi guardai intorno, scoraggiata.

Salì di nuovo in camera e mi guardai intorno. Poi, come un lampo, mi ricordai della felpa che mi aveva dato Ethan la sera prima. La vedevo lì, appoggiata sulla sedia della cucina. L'avevo indossata solo un'oretta la sera prima, giusto per riscaldarmi u n po' dopo essere tornata a casa.

Guardai quella felpa per un lungo momento, mordendomi il labbro inferiore. Sapevo che Ethan non avrebbe preso bene il fatto che la indossassi per la scuola, ma non avevo alternativa. Esitai, ma alla fine la presi e me la infilai velocemente.

Era incredibilmente comoda, quasi troppo. Profumava ancora leggermente del suo profumo, menta e legno di cedro, che, in quel momento, mi disturbava più di quanto volessi ammettere. Mi guardai allo specchio, cercando di convincermi che nessuno ci avrebbe fatto troppo caso.

Scesi al piano di sotto e trovai mia madre che stava preparando il caffè

"Buongiorno, mamma." Dissi piano, cercando di non farla sobbalzare. Lei mi guardò, sorpresa, come se non si aspettasse di vedermi lì.

"Buongiorno, Emily."

Non dissi altro. Presi lo zaino e mi diressi verso la porta.

"Sono in ritardo, devo andare."

Dissi rapidamente, senza aspettare una risposta.

Uscì di casa. Il cielo era grigio, il vento freddo, e io cercavo di non pensare a nulla.



Quando arrivai a scuola, non avevo neanche fatto in tempo a passare l'ingresso che vidi Ethan. Era lì, come sempre, appoggiato al muro vicino al suo armadietto. Non appena mi vide, un leggero sorriso apparve sul suo volto e si avvicinò a me.

Camminammo fianco a fianco, in silenzio, finché non mi decisi a rompere il ghiaccio. "Ethan, ho la tua felpa." Dissi, tirando il bordo della manica.

Lui mi guardò dall'alto in basso, scrutando attentamente ogni dettaglio del mio vestito, soffermandomi sulla felpa che indossavo. "Se vado in giro con la tua felpa, tutti mi guarderanno male e ..."

"Non m'importa di cosa pensano gli altri. L'importante è che la indossi tu."

Mi si fermò il cuore. Lo guardai con un misto di incredulità e imbarazzo, cercando di capire se stesse scherzando o no. Ma lui sembra serio, con quel suo sguardo intenso che non lasciava spazio a dubbi.

Continuammo a camminare per il corridoio, e non potei fare a meno di sentire i sussurri della gente intorno a noi. "Emily ha la felpa di Hayes!" qualcuno disse a bassa voce. I miei nervi erano a fior di pelle. Non sapevo come reagire.

Entrammo in classe, e io mi sedetti vicino a Jake. Anche lui notò subito la felpa e, senza dire una parla, mi lanciò un sorriso complice. Lo guardai con aria interrogativa, come a chiedere cosa ci fosse da ridere, ma lui continuò a fissarmi con quell'aria di chi aveva capito tutto.

Le ore trascorsero lentamente, e non vedevo l'ora di tornare a casa. Quando finalmente arrivai, la prima cosa che feci fu controllare se le felpe erano state lavate. Aprii la lavatrice nella speranza che, per miracolo, una fosse pronta, ma niente.

"Merda!" esclamai ad alta voce.

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