capitolo 98 - Il peccato del bagno

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Rebecca's Pov


I corridoi della scuola erano deserti, un silenzio interrotto solo dal ronzio lontano di una macchina fotocopiatrice. Avevo saltato l'ultima ora, una noiosa lezione di letteratura che sapevo non avrebbe aggiunto nulla alla mia giornata. E ora ero qui, davanti allo specchio del bagno delle ragazze, a sistemarmi il rossetto.

Era una giornata qualunque, ma avevo voglia di movimentarla.

Mentre sistemavo il lucidalabbra, il telefono vibrò nella tasca. Era un messaggio.

Bryan:"Dove sei?"

Sorrisi. Lo sapevo, quel ragazzo non riusciva a starmi lontano. E onestamente, mi piaceva così.

Io:"Bagno delle ragazze. Vieni a trovarmi."

La risposta arrivò quasi subito. "Rebecca, non facciamo cazzate."

Oh, le faremo eccome.

Non passarono nemmeno cinque minuti prima che la porta del bagno si aprisse e lui entrò. Alto, con il solito atteggiamento sicuro di sé, e quegli occhi che brillavano di qualcosa che sapevo riconoscere: desiderio, frustrazione, e forse un pizzico di rabbia.

"Che cazzo stai facendo qui?" mi chiese, la voce bassa ma carica di tensione.

Mi voltai lentamente, appoggiandomi al lavabo con un sorriso malizioso. "Ti aspettavo."

Bryan scosse la testa, avvicinandosi a grandi passi. "Rebecca, non iniziare. Sono qui solo perché mi hai scritto."

Alzai un sopracciglio, inclinando leggermente la testa. "Davvero? E allora perché hai chiuso la porta a chiave dietro di te?"

Lo vidi irrigidirsi leggermente, poi un sorriso si allargò sulle sue labbra. "Perché so esattamente cosa hai in mente."

Feci un passo verso di lui, le mani che scivolavano lentamente sul suo petto. "E allora cosa aspetti? Hai paura?"

Bryan rise, ma era una risata oscura, pericolosa. Le sue mani si mossero così velocemente che quasi non me ne accorsi. Mi afferrò per i fianchi, spingendomi contro il lavabo con una forza che mi fece trattenere il respiro.

"Paura? No, Rebecca," mormorò con una voce bassa e graffiante. "Ho intenzione di scoparti qua. Nel bagno della scuola."

Le sue parole mi mandarono un brivido lungo la schiena, e tutto quello che riuscii a fare fu annuire, senza fiato. Le sue mani si mossero con decisione, scivolando sotto la mia maglietta e tirandola via con un gesto rapido. Non c'era dolcezza nei suoi movimenti, e a me andava benissimo così.

"Fidati, non te ne dimenticherai," disse, tirando giù la spallina del mio reggiseno con una lentezza esasperante, prima di affondare le labbra sul mio collo.

Mi morsi il labbro per trattenere un gemito, ma lui lo notò. Si tirò indietro, guardandomi negli occhi con quel sorriso arrogante che mi faceva impazzire. "Non trattenerti, Reb. Voglio sentirti."

Non era la prima volta che Bryan mi trascinava in un angolo nascosto della scuola, ma oggi c'era qualcosa di diverso. Il suo sguardo era più scuro, più intenso del solito, come se avesse in mente qualcosa di preciso, qualcosa che non avrebbe ammesso a nessuno.

Ero appoggiata contro il lavandino del bagno, la porta chiusa a chiave, i corridoi deserti. Bryan era lì, davanti a me, il suo respiro caldo a pochi centimetri dal mio viso. Mi fissava in silenzio, le mani premute sul lavandino ai lati dei miei fianchi, come per bloccarmi.

"Cosa c'è, Bryan?" chiesi con un mezzo sorriso, giocando con la collana che portavo al collo, cercando di mantenere il controllo della situazione. Ma il suo sguardo mi fece capire che non avevo alcun potere, non in quel momento.

"Cosa c'è?" ripeté, inclinando la testa. Poi lasciò andare un piccolo, malizioso sorriso. "C'è che oggi ti voglio qui. Adesso. E non me ne frega un cazzo di chi potrebbe sentirci."

Mi mancò il fiato per un secondo. "Sei pazzo..."

"Sì, Reb. Pazzo di te." Le sue mani scivolarono lentamente sui miei fianchi, fermandosi per un attimo sul bordo della mia gonna. Sentii un brivido lungo la schiena. "E ho intenzione di dimostrartelo, proprio qui, in questo bagno."

Il tono della sua voce era basso, gutturale, quasi animalesco. Non c'era modo di fermarlo, e a essere sincera non volevo. Mi girò con decisione, le sue mani ferme sui miei fianchi.

"Appoggiati," disse con autorità.

Obbedii senza protestare, sentendo il freddo del lavandino sotto le mani. Bryan si avvicinò ancora di più, le sue dita scivolarono lungo le mie cosce, sollevando la gonna con una lentezza esasperante. Il suo respiro era sul mio collo, caldo, profondo, mentre si chinava verso di me.

"Lo sai, vero, Rebecca?" sussurrò al mio orecchio. "Quando ti vedo camminare per i corridoi... Dio, mi fai impazzire. Lo sai che sei mia, vero?"

Deglutii, il cuore che batteva all'impazzata. "Sì," sussurrai, la voce quasi rotta.

Il resto si svolse in un crescendo di tensione. Le sue mani erano ovunque, veloci e sicure, ma anche piene di una dolcezza feroce. Ogni volta che mi spingeva al limite, ogni volta che le sue dita stringevano la mia pelle, sentivo come se fosse impossibile pensare a qualcos'altro.

E quando tutto finì, quando il bagno tornò silenzioso e l'unico suono era il nostro respiro affannato, Bryan si chinò verso di me, passandomi una mano sul viso.

"Dovresti sapere una cosa, Reb," disse con un mezzo sorriso. "Non mi stancherò mai di te."

 "Nemmeno io, Bryan."

Il cuore che batteva forte nel petto mentre Bryan si avvicinava da dietro. Sentivo il suo respiro caldo sulla mia pelle, e ogni suo movimento sembrava farmi tremare. Le sue mani scivolarono sui miei fianchi, e poi verso la zip dei suoi pantaloni.

In un attimo, la zip si abbassò con un suono deciso, e io trattenni il fiato. Il calore dei suoi corpi che si sfioravano, l'aria che si faceva più pesante. Mi sentivo tesa, ma allo stesso tempo bruciavo dalla voglia che lui continuasse. Sentivo il battito del mio cuore in gola mentre lui abbassava i miei slip e si sistemava dietro di me, e con un movimento deciso, si avvicinò ancora di più.

Bryan fece una leggera pressione contro di me e poi, con una spinta sicura, entrò. Il mio corpo reagì immediatamente, ma cercai di trattenere un gemito, mordendomi il labbro inferiore con forza. Non volevo che lui vedesse quanto stavo crollando sotto la sua presa. Ogni movimento che faceva mi faceva sentire come se il mondo si fosse fermato, e tutto ciò che esisteva fosse solo il nostro contatto.

"Rebecca..." la sua voce bassa, carica di desiderio, mi fece venire un brivido lungo la schiena. "Non riesco a fermarmi."

'Non fermarti, allora.' vorrei dirgli, ma non riesco

Il piacere mi sopraffece, ma continuai a mordermi il labbro, cercando di non far uscire i gemiti che sentivo salire dalla gola. Ogni sua spinta era come un fuoco che mi consumava. La sua mano si spostò sulla mia schiena, stringendomi più forte, mentre il mio corpo rispondeva ai suoi movimenti, sempre più coinvolta, sempre più persa.

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