I - Lo scambio di anime

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Da tempo aveva perso la percezione del passare dei minuti, delle ore, forse persino dei giorni.

Una spada aveva ferito il suo cavallo e il giovane era caduto miseramente a terra, insieme alle sue speranze e alla gloria a cui tanto aspirava fin da bambino.

Battendo con violenza la testa aveva perso i sensi, mentre la battaglia attorno a lui infuriava portando con sé morte e disperazione e facendo sì che le mogli dei soldati aspettassero invano i mariti che non sarebbero tornati mai più.

Inspirò profondamente con un dolore atroce alle costole e sentì l'odore metallico del sangue pungergli le narici, nonostante il silenzio innaturale che regnava attorno a lui.

Probabilmente era l'unico sopravvissuto del suo esercito, o forse i suoi alleati lo avevano lasciato là, vittoriosi, pensando che la caduta gli fosse stata fatale.

Aprì un occhio con prudenza, sospettando ugualmente di non essere solo, e un sospiro di sollievo e al tempo stesso di raccapriccio si sprigionò dalle sue labbra nell'accorgersi della presenza di innumerevoli cadaveri intorno a lui; il suo cavallo giaceva ai suoi piedi, immobile, gli occhi vitrei e la criniera sporca di un liquido denso e scuro.

Provò ad alzarsi, ma una fitta alla testa lo indusse a fermarsi all'istante. Cautamente si portò una mano sul cuoio capelluto, circospetto e con un brutto presentimento, e le dita si macchiarono immediatamente di sangue.

Sarebbe morto di lì a breve, reduce di una battaglia che gli stava costando la vita, senza speranza alcuna di tornare nella propria patria e godersi il suo futuro.

Eppure era lì, ancora vivo, parzialmente cosciente e con un dolore insopportabile alle ferite, mentre il sole tramontava e il cielo dava spazio al crepuscolo.

Se era stato Dio a dargli quella possibilità, allora era giusto che lo ringraziasse.

Congiunse le mani e chiuse gli occhi, pregando silenziosamente con il filo di voce che gli era rimasto, i capelli castani immersi nella pozza di sangue che si stava sprigionando dalla testa.

"No, Dio non ti aiuterà".

Sbarrò gli occhi nel sentire una voce ironica femminile interrompere la sua litania e il silenzio innaturale che solo la morte portava dietro di sé. Gli fu istintivo avvicinare la mano alla spada nel fodero, continuando però a non scorgere nessuno, e per tutta risposta ricevette una risata derisoria.

Una donna gli apparve improvvisamente davanti, china su di lui, e gli scostò le ciocche sporche di sangue dalla fronte.

Era di una bellezza sfolgorante: in quei cinque anni passati nell'esercito non aveva avuto il tempo di concedersi le gioie della vita e dell'amore, per cui non era abituato a dover parlare con donne di simile portata.

Il corpo nascosto da un abito nero e strettissimo in vita, aveva dei lunghi capelli ramati che scendevano in onde morbide su una spalla per poi riversarsi pigramente sulla scollatura audace del seno; occhi verdi come il mare incorniciati da folte ciglia nere lo guardavano con un'espressione a metà tra il divertimento e la commiserazione, mentre labbra rosse e carnose si aprivano per sfoggiare un sorriso carico di sottintesi.

Se si fosse trovato in circostanze diverse e lei gli avesse chiesto di uccidere degli innocenti, lui l'avrebbe accontentata solo per renderla felice.

Era la tipica donna per cui secoli addietro scoppiavano le battaglie più feroci, infuocando le città con la stessa violenza con cui prendeva possesso dei cuori dei soldati innamorati.

"È sciocco pensare che il Signore del Cielo possa scendere ad aiutarti, vero, Lorenzo?".

Con una parte infinitesimale della mente si chiese come facesse quella donna a conoscere il suo nome, ma il resto della sua attenzione era rivolta alla mano di lei che si protendeva ad accarezzargli il viso con delicatezza.

Lilium: Il Sortilegio del Calice d'OroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora