XIII - Una versione diversa

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"Maledizione", imprecò Jadus, sgranando gli occhi e fissandoli in quelli di Alease.

La ragazza sentì immediatamente lo sguardo di Cristo posarsi con maggiore insistenza sulla sua nuca, come se avesse sentito Jad e volesse rimproverarlo per il suo linguaggio indecente.

"Siamo in una chiesa", lo rimproverò Alease, cercando di alleviare quella sensazione: la paura stava ricominciando ad attanagliarle lo stomaco, perfino amplificata dall'inconveniente che si era appena presentato davanti a loro.

"Al momento mi preoccupa di più l'eventualità che qualcuno possa scoprirci", sbuffò Jadus, spostando gli occhi sul corpo inerme di Pauline. La prese in braccio senza fatica e avvicinò un orecchio al suo collo per sentire se il sangue scorresse ancora. "È viva", sentenziò infine. "Con ogni probabilità, è solo svenuta".

Alease si avvicinò alla botola, vi si inginocchiò accanto e mise entrambe le mani ai lati del coperchio: ignorò le lamentele di Jad e tentò di richiuderlo, così che nessuno potesse scovarli in quella situazione sconveniente e cercare nelle catacombe l'amica di Pauline.

Ma Jadus corse in suo aiuto prima che potesse anche solo sforzarsi un po' e, scostandola dalla botola con un gesto delicato e al tempo stesso imperioso, non fece la minima fatica nel rimettere il coperchio al suo posto.

Alease si ritrovò ben presto ad osservare i suoi muscoli delle braccia gonfiarsi sotto le maniche, estasiata e invidiosa: gli allenamenti non avevano ancora fatto sì che la sua forza aumentasse di molto, ma aveva un obiettivo ben definito in testa e avrebbe fatto di tutto per raggiungerlo.

Intravide Pauline stesa a terra a pochi passi da lei, mentre tentava di rialzarsi con una certa goffaggine: sembrava che ogni gesto le causasse un immenso dolore, perciò Alease decise di accantonare il raccapriccio iniziale e si precipitò a darle una mano.

Le mise un braccio sotto la schiena e sentì le dita della donna stringersi con violenza attorno alla stoffa dei suoi pantaloni, come se tentasse di aggrapparsi a lei e rimettersi seduta; Alease la aiutò lentamente a rialzarsi, attenta a non farle male, finché Pauline non borbottò un semplice "Grazie" che le fece accapponare la pelle.

Il suo fiato aveva un odore putrido, malsano.

Di morte.

L'immagine del cadavere di Teresa si riformò con tale insistenza nei pensieri di Alease che per un momento sentì la presa su Pauline farsi meno ferrea.

La donna mugolò un lamento di protesta, aggrappandosi con più forza alle sue braccia per sollevarsi del tutto e con il timore improvviso che la ragazza potesse lasciarla cadere.

"Per fortuna vi siete svegliata", disse Jad, portandosi un suo braccio sulle spalle per sostenerla.

Con la fronte imperlata di sudore, il volto pallido e le labbra secche, Pauline non era proprio l'immagine della salute: Alease iniziò a temere che il respiro potesse cominciare a mancarle ancor prima di arrivare a casa, ma decise di non pensarci e si mise l'altro braccio della donna sulle spalle.

Il ritorno fino alla piazza di Gardelium fu decisamente più travagliato dell'andata: Pauline continuava ad ansimare per lo sforzo e una domanda in particolare premeva con insistenza sulle labbra di Alease; solo lo sguardo severo di Jad le diede la forza di trattenersi dal chiederle ulteriori dettagli su sua madre; avrebbe avuto tutto il tempo del mondo per tornare da lei, non sarebbe stato giusto approfittarne in quel momento.

Era sempre più convinta che suo padre non le avrebbe raccontato mai nulla in merito, non smettendo nemmeno per un istante di considerarla troppo piccola perfino per dei chiarimenti del genere.

Si trattava di colei che l'aveva messa al mondo: era ovvio che fosse curiosa.

Per fortuna, Gardelium era letteralmente deserta: Alease e Jad fecero accomodare Pauline nella casa del ragazzo, così che potesse sembrare più umana prima di ripresentarsi a suo marito e ad Emily.

Lilium: Il Sortilegio del Calice d'OroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora