XVII - L'aiuto prezioso di un assassino

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Mai come in quel momento la paura di sbagliare era stata più forte.

Mai prima di allora il terrore di fare un passo falso l'aveva attanagliata tanto.

Stava giocando con il fuoco, consapevole – pertanto – dei rischi delle sue scelte.

Gli occhi neri del ragazzo erano un invito a cui Alease era capace di resistere a malapena, e solo perché aveva già provato sulla sua pelle le conseguenze che si sarebbero verificate se si fosse lasciata trarre in inganno dal suo sguardo tentatore.

L'incredulità dipinta sul volto di lui era tanto sincera da indurla a confessare tutto, decidendo di mandare all'aria il suo tentativo di improvvisare solo per salvarsi la vita.

C'era stato un momento in cui aveva visto un gruppetto di persone conosciute dietro il musicista, una visione tanto sgradita quanto miracolosa; improvvisamente le era venuta un'idea per giustificare le sue azioni ascoltando un pezzetto della loro conversazione, ma non era del tutto sicura che potesse funzionare.

Rimise il coltellino nel mantello e acciuffò con violenza il polso del ragazzo, il quale – probabilmente per la sorpresa – si lasciò trascinare in un vicolo senza opporre resistenza.

I cittadini di Gardelium passeggiavano indisturbati anche a quell'ora della sera e nessuno faceva caso a ciò che succedeva intorno a loro: se qualcuno avesse avuto bisogno di loro, però, Alease dubitava che si sarebbero offerti per dare una mano.

Trevor Connor e i suoi amici contribuivano ad aumentare la folla, camminando di soppiatto e parlottando fra di loro come se si stessero confessando chissà quale segreto.

"Quel ragazzo lì", iniziò Alease, indicando Trevor al musicista con mani tremanti. "è pericoloso. Ascolta quello che sta dicendo".

Il musicista guardò Alease come se fosse impazzita, ma obbedì ugualmente e strinse gli occhi in direzione di Trevor per poter sentire meglio le sue parole.

"Ci scommetto quello che volete! È stata proprio lei ad uccidere la sua amica e sono convinto che non si sia dimenticata tutto l'accaduto come invece vuole far credere". Il mantello di Trevor ebbe un guizzo non appena finì di parlare, seguito a ruota da un annuire ritmico dei due amici che lo accompagnavano.

Alease fece una smorfia nel rendersi conto che le loro opinioni sarebbero coincise con le sue anche se avesse affermato di essere il nuovo messia, ma decise di mettere da parte il rancore per concentrarsi ulteriormente sul loro discorso.

Era ovvio che Trevor stesse parlando di Pauline: non credeva alla sua innocenza e sembrava intenzionato a far sì che i suoi sospetti potessero essere dimostrati.

Il musicista si voltò con tale rapidità verso di lei da spaventarla. I suoi occhi erano carichi di divertimento quando le chiese: "Quindi?".

"So che sei stato tu a tentare di uccidere Pauline e Teresa, due settimane fa. Eppure non ti sei accertato della loro morte: una di loro, infatti, è sopravvissuta", gli spiegò Alease, rivolgendo lo sguardo altrove per non lasciarsi ammaliare da quello del ragazzo. "È stata costretta a nutrirsi dell'amica per non morire di fame e, quando l'abbiamo trovata, le abbiamo fatto capire che mentire sull'accaduto – dicendo di non ricordarsi nulla – sarebbe stata la scelta migliore per non essere processata e condannata".

Sperava che il ragazzo notasse il verbo coniugato alla prima persona plurale, così da intuire la presenza di altre persone vicine ad Alease che si sarebbero accorte della sua assenza se, per caso, lui avesse deciso di farle di nuovo del male.

Jadus era stato chiaro sulle procedure che avrebbe dovuto seguire quella stessa sera.

"Fa' in modo che ti riconosca", le aveva detto. "E conducilo nello stesso vicolo in cui lo abbiamo aggredito; lo trapasserò con la spada ancor prima che possa accorgersene".

Lilium: Il Sortilegio del Calice d'OroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora