XIX - Amnesia

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Alease si era appena salvata da un pluriomicida ed era giusto che qualcun altro volesse attentare alla sua vita; chissà perché, non ne era minimamente sorpresa.

Era stata in grado di tenere testa ad un abile spadaccino e poteva riuscirci anche con la donna che in quel momento la stava minacciando.

Avrebbe dato voce al suo istinto di sopravvivenza... se qualcuno non avesse iniziato ad urlare un "Mamma! Metti giù quel coltellino!".

Questa voce...

La schiena smise di farle male non appena la ragazza finì di pronunciare quella frase: la donna fu allontanata dalle spalle di Alease, la quale ebbe finalmente la possibilità di girarsi e vedere con chi aveva a che fare.

Nello scorgere il viso di Pauline, nessuna incredulità la prese d'assalto: Emily le sfilò il coltellino dalle mani e lo gettò a terra, mentre Pauline si avventava di nuovo su Alease con le braccia sporte in avanti.

Ma stavolta ebbe la prontezza necessaria da reagire prima che fosse troppo tardi: si scansò dalla traiettoria giusto in tempo ed Emily riuscì a stringere le braccia attorno al petto della madre, impedendole di muoversi e tenendola ferma contro di sé.

Gli occhi di Pauline erano dilatati, euforici, mentre la bocca era aperta in un sorriso tutt'altro che amichevole: se Emily non l'avesse bloccata, niente e nessuno le avrebbe impedito di scagliarsi contro Alease.

I suoi occhi erano incollati a quelli di quest'ultima, come se non avesse nessuna intenzione di rivolgere la propria attenzione altrove: voleva Alease, voleva la sua vita.

La sofferenza nello sguardo di Emily, nel frattempo, contrastava in modo notevole con la follia omicida che caratterizzava il viso della madre: il volto tirato e le labbra serrate, sembrava essere sul punto di scoppiare a piangere da un momento all'altro.

Pauline era impazzita e a sua figlia spettava il compito di tenerla sotto controllo.

Alease continuò ad indietreggiare, non riuscendo a spostare gli occhi da quelli della donna: solo in quell'istante si accorse del battito furioso del suo cuore e si rese conto di aver seriamente rischiato la vita.

Di nuovo.

Poi, come se si fosse addormentata, Pauline si afflosciò fra le braccia della figlia. Emily fu in grado di sostenerne il peso a malapena, ma il suo sguardo era afflitto e disperato quando disse ad Alease: "Ti prego, non dire niente a nessuno".

"Tranquilla", rispose lei con un filo di voce, ancora troppo presa dallo shock.

Le braccia di Pauline tremavano e una smorfia le deformava il viso, rendendolo più folle e omicida di prima: qualsiasi cosa le fosse successa, non prometteva niente di buono.

Al tempo stesso, però, Emily non sembrava poi così sorpresa: piangeva sommessamente, certo, ma non era preda dello spavento che invece stava attanagliando Alease.

"Cosa le è successo?", le chiese lei, mentre Emily si inginocchiava con lentezza per fare in modo che Pauline sedesse a terra.

"Non riconosce più nessuno di noi". Si accovacciò accanto a lei e si prese la testa fra le mani, consapevole di non poter più trattenere l'impulso di scoppiare in lacrime sul serio. "È da quando siamo andati a Railand che non sa il suo nome, quello di mio padre e nemmeno il mio; ma non era mai capitato che si scagliasse contro una persona".

Alease voleva avvicinarsi per consolarla, eppure la presenza di Pauline la manteneva a debita distanza per paura che potesse svegliarsi e aggredirla un'altra volta.

A quanto pare, non era mai stata assalita dalla tentazione di aggredire qualcuno prima di quel momento; aveva finito davvero col perdere la memoria, rendendo vera la menzogna che aveva raccontato in giro per nascondere il modo in cui non fosse morta di fame, eppure la sola vista di Alease aveva provocato in lei una tale reazione da tentare di ucciderla.

Lilium: Il Sortilegio del Calice d'OroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora