Ad accoglierli, trovarono una suora anziana con lo sguardo sveglio e severo che li ispezionò da capo a piedi, sussultando un po' quando vide Alease; eppure si ricompose immediatamente e chiese loro se gli servisse qualcosa, ma Alease non la lasciò terminare la frase e le cinse un polso in una mano con una rapidità tale da farla spaventare.
"Guardatemi", le ordinò, obbligandola a tenere gli occhi fissi su di lei mentre le si avvicinava sempre di più. "Sapete chi sono?".
"Una ragazza insolente e maleducata", le rispose la suora, tirando indietro il braccio e allontanandosi di qualche passo. Nonostante l'espressione indispettita, non riuscì a nascondere del tutto l'ombra di una strana consapevolezza che di tanto in tanto le copriva lo sguardo. "Dovresti vergognarti".
"Io invece credo che voi sappiate bene il suo nome", si intromise Lorenzo, utilizzando lo stesso tono pacato che aveva usato con Trevor poco prima.
La suora lo fissò per poco meno di un secondo, rifiutandosi evidentemente di guardarlo più del dovuto. "Non ho idea di cosa tu stia dicendo, giovanotto".
"Ilary", disse infine Alease, mandando all'aria la prudenza. "Ilary Buddy. Io sono la figlia di Ilary Buddy".
La suora assottigliò gli occhi in modo impercettibile, per nulla sorpresa. Strinse le labbra come se pronunciare la frase successiva le costasse più del dovuto, ma alla fine sospirò e si fece da parte per lasciarli passare. "Entrate".
Due suore lì vicino, poco più giovani di Alease, li guardarono incuriosite cercando di non farsi notare, mentre i due ragazzi seguivano la signora lungo un grande corridoio conducente ad un ampio giardino, nel quale tre suore di circa quarant'anni parlavano allegramente sotto la luce del sole.
La presenza di Alease e di Lorenzo interruppe immediatamente le loro chiacchiere, come se non fossero abituate a vedere spesso dei visitatori nel loro convento: ancora una volta, l'occhiata che lanciarono ad Alease era carica di consapevolezza, e la ragazza ebbe la conferma del fatto che sapessero già il motivo di tale visita.
"Sono stata io a far partorire tua madre", cominciò la suora che aveva aperto loro la porta, senza dilungarsi in spiegazioni. "E loro erano le sue amiche".
Le tre suore più giovani si alzarono all'unisono, avvicinandosi ad Alease con gli occhi lucidi e un sorriso appena accennato fra le labbra.
Sapere di essere di fronte alle amiche di sua madre per un momento la destabilizzò, ma c'era un problema più importante da risolvere: avrebbe pensato più tardi alle questioni personali.
Lei e Lorenzo raccontarono loro brevemente quel che avevano scoperto, per poi rimanere interdetti nel rendersi conto che sui loro visi non vi era minimamente traccia della sorpresa che invece si aspettavano.
Le suore sapevano già tutto: erano state loro a portare i cadaveri nelle catacombe della chiesa di Santa Maria di Magdala e a diffondere a Gardelium la reputazione del cardinale Waldras, nel vano tentativo di allontanare le sorelle più giovani dalle sue grinfie; non sempre erano riuscite nell'intento, ma perlomeno gli omicidi verificatisi negli ultimi tempi erano di gran lunga minori rispetto a quelli del passato.
"Noi non possiamo denunciarlo ufficialmente alle autorità", mormorò una delle amiche di Ilary. "Non ci crederebbero. Non abbiamo neanche un briciolo del potere che detiene lui: ci chiuderebbero nel convento e basta, impedendoci quindi di parlare ancora".
"Ma noi invece possiamo denunciarlo", le ricordò Alease, decisa a vendicare la morte di sua madre e delle altre suore uccise. "Sono la figlia dell'investigatore Thomson, mi ascolterebbero senz'altro".
La suora più anziana scosse la testa e chiuse gli occhi. "Non esserne tanto convinta. Il cardinale Waldras è il rappresentante della Chiesa di Gardelium e tuo padre è solo un'appendice delle autorità".
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Lilium: Il Sortilegio del Calice d'Oro
FantasyGardelium, XVII secolo d.C. Un giovane soldato si risveglia su un campo di battaglia, in fin di vita: circondato da migliaia di cadaveri, le sue ferite sono tali da non permettergli nemmeno di alzarsi. Una donna stupenda e misteriosa, però, fa la su...