XXVII - Segni di cedimento

1.1K 97 33
                                    

Il risveglio della mattina seguente fu il più bello di tutta la vita di Alease: indipendentemente dagli ultimi avvenimenti che avevano sconvolto la sua routine, sembrava che non riuscisse proprio a trovare nemmeno un difetto in quella situazione tanto assurda quanto perfetta.

Stretta fra le braccia di Lorenzo, non aveva sofferto il freddo neanche per un istante, come se la sua presenza potesse annullare ogni singolo particolare che avrebbe potuto sminuire quel momento così magnifico.

Alzando la testa quel tanto che bastava da guardarlo in viso, si accorse che lui – a differenza sua – stava ancora dormendo: il suo petto si alzava e si abbassava più lentamente del normale, il che era compensato dal sorriso appena accennato che gli si era formato fra le labbra durante il sonno.

Eppure, la luce del sole permise ad Alease di notare alcuni particolari a cui la sera prima non aveva fatto caso.

La pelle di Lorenzo, sotto il primo strato assolutamente incantevole, sembrava quasi cominciare a cedere, come se stesse cominciando a poco a poco ad incrinarsi.

La paura prese il possesso della sua mente e del suo corpo, ricordandosi del particolare che quella stessa notte aveva cancellato ogni altro suo pensiero.

Lorenzo stava morendo davvero.

Madeleine era stata chiara nel dirgli di compiere gli omicidi entro e non oltre i due mesi di tempo tra l'uno e l'altro, ma allora perché il giovane stava iniziando a dare dei segni di cedimento tanto evidenti?

Forse sentendosi osservato, Lorenzo aggrottò le sopracciglia e aprì le palpebre senza alcuna fretta, sorridendo ulteriormente nel ritrovare la figura di Alease accento a sé.

"Buongiorno", le sussurrò, baciandole la fronte con delicatezza. "Ti sei svegliata prima di me?".

La ragazza annuì in silenzio. Sarebbe stato meglio se non gli avesse reso noti i suoi timori? Nel farlo, lo avrebbe allarmato ancora di più?

Era ovvio che dovessero trovare il calice prima che fosse troppo tardi, ma la ricerca della verità sulla storia di sua madre aveva accantonato tutto il resto: Lorenzo si era quasi dimenticato della sua morte sempre più incombente, il che – di questo passo – gli sarebbe stato fatale.

"Che c'è?", le chiese lui, notando le rughe di preoccupazione che le solcavano la fronte.

Alease si morse il labbro e, nel guardarlo, per un momento si scordò totalmente quel che avrebbe voluto dirgli.

I suoi occhi neri la fissavano con circospezione, i suoi capelli castani assumevano lo stesso colore del grano sotto la luce del sole.

Aveva le sembianze di un angelo venuto a salvarla, un angelo assassino che nel frattempo aveva ucciso molte altre ragazze della sua età.

E se lei fosse stata una di loro? E se fosse riuscito nel suo intento iniziale di toglierle la vita?

Cosa le assicurava, del resto, che non stesse per farlo?

Quella notte, le aveva portato via la verginità esattamente come alle sue vittime, e neanche per un momento le era passato per la testa il dubbio che in realtà avesse ben altri scopi da raggiungere.

Ma come avrebbe potuto un ragazzo dallo sguardo così dolce avere l'intenzione di ucciderla?

Alease ignorò i propri sospetti con la stessa velocità con la quale le si erano parati davanti: senza il calice, i suoi omicidi sarebbero stati soltanto una perdita di tempo.

Mentre lui moriva, Gardelium cominciava piano piano a tornare alla sua normalità: nessuna donna era scomparsa negli ultimi giorni e suo padre – con ogni probabilità – stava cominciando a respirare di nuovo, essendo l'investigatore per eccellenza di tutta la città...

Lilium: Il Sortilegio del Calice d'OroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora