XIV - Il piccolo fiore

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Lunedì. Finalmente.

In quei tempi, sembrava quasi che la rosa avesse impiegato più tempo del previsto a sfiorire e, di conseguenza, l'impazienza di Lorenzo era cresciuta notevolmente: non avrebbe mai pensato di provare delle emozioni simili in merito, ma la sua voglia di uccidere aumentava insieme al numero delle vittime.

O forse, dopo aver notato la quantità anormale di gocce nel calice, aveva la sensazione che non gli mancasse poi così tanto ad ottenere l'immortalità e voleva raggiungere subito tale traguardo.

Non riuscì a trattenere un sospiro di sollievo nel vedere il primo petalo della rosa staccarsi dal fiore e cadere.

Si vestì il più velocemente possibile nascondendo le armi con una certa accuratezza, poi si mise la maschera sul volto e prese il mazzo di fiori – che aveva posato sul letto in precedenza – con tutta la prudenza di cui fosse capace: le sue gite occasionali a Gardelium e gli innumerevoli libri letti avevano fatto in modo che la sua conoscenza delle piante si estendesse a tal punto da riconoscere i fiori innocui da quelli velenosi; pertanto, aveva creato un bouquet formato da margherite e rametti con bacche di belladonna, sperando che la sua futura vittima non conoscesse gli effetti collaterali dovuti all'ingerimento di queste ultime.

Con quel pensiero fisso in testa, uscì dalle sue stanze e si diresse velocemente alle scuderie: approfittò dell'assenza dello stalliere per nascondere il mazzo di fiori in una borsa da legare alla sella e si issò sul suo destriero con la sua consueta agilità.

Partì al galoppo con più euforia del solito, consapevole del piacere e della soddisfazione che sarebbero scaturiti dopo quell'ulteriore notte di follia.

Un solo nome, però, continuava a rimanere nella sua memoria, tormentandolo in continuazione anche nei suoi sogni.

Madeleine.

Da quanto tempo non la vedeva. E quanto gli mancava.

Sperava di diventare immortale anche solo per passare il resto dei suoi giorni infiniti insieme a lei, con la donna che lo aveva strappato dalle braccia di una morte certa dandogli una seconda possibilità.

Gli aveva salvato la vita ed era giusto che Lorenzo volesse trascorrerla con lei.

L'ossessione nei suoi confronti era tale da fargli pensare alla possibilità che si stesse innamorando davvero.

Voleva dire questo amare qualcuno? Pensare sempre alla stessa persona, senza mai stancarsi? Non vedere l'ora di incontrarla di nuovo?

Lorenzo scosse d'istinto la testa, mentre la brezza primaverile di Gardelium gli scompigliava i capelli: non avrebbe dovuto concedersi simili distrazioni ad un passo dall'ennesimo omicidio.

Arrivando in piazza, gettò la solita occhiata alle locande e osterie appena aperte: traboccavano di fanciulle vergini e innocenti, certo, ma in quell'ultimo periodo era raro trovare delle donne non accompagnate; nessuno aveva più il coraggio di lasciare le proprie figlie o sorelle uscire da sole.

Di conseguenza decise di aspettare semplicemente fuori, in attesa che le prime donne incaute uscissero dai locali anche solo per prendere una boccata d'aria e sfuggire per un breve istante dal chiasso assordante degli altri clienti e dal profumo del vino.

Ormai il suo cavallo non aveva neanche più bisogno di essere legato, perciò Lorenzo scese a terra, si accostò dietro il palazzo in cui aveva alloggiato insieme alla prima suora – la sua seconda vera vittima – e, mettendosi la borsa a tracolla sotto il mantello, aspettò con pazienza che una ragazza qualsiasi apparisse in piazza.

Quella notte la luna era talmente alta e luminosa nel cielo da rendere più visibili le ombre sul terreno, così Lorenzo ebbe più volte l'istinto di affacciarsi dal piccolo vicolo in cui si era rintanato e uscire allo scoperto: ma ogni volta si era trattato di un animale o di un uomo, per cui la pazienza del ragazzo cominciò ben presto a vacillare.

Lilium: Il Sortilegio del Calice d'OroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora