II - Le conseguenze dell'immortalità

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"Avete degli occhi così... scuri".

"Non so se prenderlo come un complimento, mia signora".

La risata di Megan le accese le guance e il suo sguardo color nocciola diventò subito malizioso. "Forse. Non penso di avervi mai visto, degli occhi come i vostri li avrei senz'altro ricordati. Da dove venite?".

"Abito nella villa sulla collina qui vicina, nella tranquillità che di certo non primeggia nel centro di Gardelium. Mia madre, Beatrice Addison, è morta da poco e sono venuto a reclamare tutto ciò che mi ha lasciato in eredità", mentì Lorenzo, la mano stretta alla boccetta di linfa velenosa nella tasca del mantello.

Sul viso di Megan si dipinse un'autentica espressione di stupore, sostituita ben presto da un interesse mal celato. "Non sapevo che il signor Addison avesse avuto un figlio: il mistero che aleggia sulla vostra famiglia è notevole e non mancano le voci al riguardo".

"Lo so, per questo mi sono trasferito al più presto lontano da Gardelium".

Megan abbassò lo sguardo sul tavolo, imbarazzata. "Mi dispiace per vostra madre".

Il ragazzo si strinse nelle spalle. "Stava male da tempo, eppure avrei dovuto prevedere almeno in parte la sua morte. Nonostante ciò, i servitori si sono dati da fare per accogliermi nel modo migliore possibile: mesi fa hanno piantato un cespuglio di rose in mio onore, sotto esplicito ordine di mia madre".

"Che tipo di rose?".

"Rose bianche". Sorrise rendendosi conto di aver appena pronunciato la prima frase vera e abbassò gli occhi per non farsi vedere.

Beatrice Addison passava il suo tempo fra le piante rigogliose del suo giardino e quella che aveva indubbiamente colpito maggiormente Lorenzo era stato proprio il cespuglio di rose bianche, testimone della vita pura e casta della donna da quando le era stato portato via il marito.

"Vorreste vederle, Megan? Vi riaccompagnerò in centro io stesso".

E il sorriso della ragazza gli diede il permesso di prenderla per mano e condurla fuori dalla locanda.

***

La servitù fu abbastanza discreta da nascondere istantaneamente la sua espressione allibita di fronte alla visitatrice dietro un sorriso cortese e distaccato.

Lorenzo sapeva che le voci sarebbero corse velocemente all'interno della villa, ma quella sarebbe stata l'ultima apparizione di Megan a casa sua e di conseguenza non aveva niente di cui preoccuparsi.

La condusse nei lunghi corridoi dell'abitazione, diretti al giardino sul retro, e la guardò sorridendo mentre si avvicinava al cespuglio di rose bianche inspirando il loro profumo.

Si appoggiò allo stipite della porta e incrociò le braccia, aspettandosi da un momento all'altro che la ragazza dicesse qualcosa; nel frattempo, sembrava che la boccetta con la linfa velenosa diventasse sempre più pesante.

Megan si voltò verso di lui con un sorriso e un lampo di confusione e curiosità le passò negli occhi. "Potrò mai vedervi senza maschera?".

Lorenzo ricambiò il sorriso e le si avvicinò lentamente. Le prese una mano e se la portò alla guancia senza staccare gli occhi dai suoi, mentre l'altro braccio correva a cingerle la vita per stringerla a sé.

"Concedo a voi questo onore".

Le era talmente vicino che avrebbe potuto contare ogni singola sfumatura del colore dei suoi occhi, i quali al momento tradivano un'emozione che andava dalla pura e sincera sorpresa all'eccitazione più totale; Megan portò le mani dietro la nuca di Lorenzo e armeggiò distrattamente con i lacci della maschera per sciogliere il nodo che la teneva al suo posto.

Lilium: Il Sortilegio del Calice d'OroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora