XXXII - Un meraviglioso imprevisto

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Era una mattina calda e soleggiata, quando Alease sentì George gridare dal salotto al pianoterra. Scese di corsa le scale per capire cosa stesse succedendo, per poi trovare suo padre intento ad urlare contro Marcus per chissà quale motivo.

L'occhiata che il notaio le rivolse era colma di risentimento, il che le fece temere il peggio.

"Come hai osato dare il permesso alle guardie di liberare i gemelli Tyson? Con quale coraggio hai dichiarato l'indagine ancora aperta? Non ti è forse bastato avere la conferma del fatto che né mia figlia e né Lorenzo c'entrassero in tutto questo? Alease era anche chiusa in casa, in punizione!", strepitò l'investigatore, rosso in viso come poche altre volte.

Alease alzò gli occhi al cielo e si avvicinò a Marcus, incrociando le braccia al petto. "Prima o poi dovrai spiegarmi il motivo di tale risentimento nei miei confronti".

Marcus le lanciò un'occhiataccia e non rispose.

George, quindi, lo prese per le spalle e lo scosse sul posto. "Parla!".

Il notaio si scostò immediatamente da lui, prima di sbuffare: "Va bene! D'accordo!". Quindi si rivolse ad Alease: "Da quando hai deciso di aiutare la tua amichetta Emily con Trevor Connor, non riesco proprio a provare alcuna simpatia verso di te. Ecco, contenta?".

"Io non ho mai aiutato Emily con Connor", ribatté quindi Alease, stizzita.

"Devo forse ricordarti cosa hanno fatto alla festa dell'equinozio di primavera dell'Osteria di Bacco?", le domandò lui in modo sarcastico. "Perché anche io ero presente!".

L'immagine della sua migliore amica insieme a Trevor si dipinse in modo nitido fra i suoi pensieri, nonostante fosse passato un sacco di tempo da quella sera.

Emily voleva solo vendicarsi di lui, ma era finita col cedere alle sue provocazioni e le era stato impossibile resistere al suo fascino, per poi essere abbandonata quando le tre guardie cittadine e il notaio avevano fatto il loro ingresso, ponendo fine alla festa.

"Il fatto che tu nutra dei sentimenti verso di lei non le impedisce in nessun modo di frequentare altri ragazzi, indipendentemente dall'aiuto che io possa averle dato o meno", disse Alease con voce gelida. "Invece di dare la colpa a me del suo disinteresse nei tuoi confronti, dovresti comportarti da uomo e confessarle ciò che provi".

Marcus rimase zitto, come se sapesse di non essere in grado di accettare il suo consiglio.

George, di conseguenza, decise di rimediare al suo silenzio con la frase più bella che Alease potesse sperare di sentirgli dire.

"Marcus, sei licenziato". Prima che il notaio riuscisse a protestare, continuò: "È stata addirittura mia figlia a risolvere il caso del cardinale Waldras, mentre tu hai solo ostacolato le indagini concentrando i tuoi sospetti su un ragazzo che non c'entrava nulla, in modo da vendicarti della decisione di Alease di aiutare Emily con un ragazzo che non fossi tu".

Marcus era sconvolto fino all'inverosimile. "Che cosa? State scherzando, spero".

"Non scherzo", rispose l'investigatore. "Ora vattene da casa mia".

Il giovane lanciò l'ennesima occhiataccia in direzione di Alease, ma non se lo fece ripetere due volte. Uscendo dalla stanza, però, le passò talmente vicino da sfiorarla; la ragazza temette che volesse dirle qualcosa di nascosto, eppure scoprì ben presto di essersi sbagliata.

Lo seguì con lo sguardo fin quando non lo vide più, per poi gettarsi fra le braccia del padre e lasciarsi stringere come quando era piccola.

"Nessuno deve permettersi di incolpare ingiustamente la mia bambina", le sussurrò quindi contro i capelli.

Lilium: Il Sortilegio del Calice d'OroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora