VIII - Un animo da combattente

1.8K 115 20
                                    

"E se quel musicista fosse anche l'assassino tanto ricercato che ha ucciso tua cugina?".

"Alease".

Il sospiro di Jadus la indusse a voltarsi verso di lui con le sopracciglia inarcate. "Sì?".

Il ragazzo si distese meglio sul divano bianco della stanza di Alease e incrociò le braccia dietro la testa. "Ero sincero quando ti ho consigliato di mettere da parte i tuoi problemi, per una volta. È l'equinozio di primavera, la festa dell'osteria è stata interrotta e tuo padre dovrà risolvere l'ennesimo caso di omicidio e suicidio".

Lei però sbuffò e alzò gli occhi al cielo. "E tu pretendi anche che io mi metta a dormire in una situazione del genere?".

Sdraiata comodamente sulle coperte del proprio letto, Alease teneva lo sguardo fisso sul soffitto nel tentativo di fare un riepilogo di tutto quel che era accaduto nelle ultime ore: era scappata da un uomo che la stava inseguendo, si era affidata ad un ragazzo che le aveva rubato un bacio, era stata abbandonata da quest'ultimo nelle mani di due assassini – i quali avevano appena ucciso una suora – ed era stata salvata niente meno che dalla stessa persona che credeva volesse toglierle la vita; dopodiché aveva scoperto le vere intenzioni del musicista e tre guardie cittadine avevano fatto irruzione nel locale, ponendo fine alla festa e chiedendo ai presenti di tornare nelle proprie case.

Ma, ovviamente, Jadus era convinto che Alease potesse mettersi a dormire.

"Sì", le rispose lui con un sorriso. Si alzò dal divano e andò a sdraiarsi accanto a lei, rubandole di mano la maschera che fino a poco prima si rigirava fra le dita. "Domani avrai tutto il tempo del mondo per chiedere novità a tuo padre".

Come al solito, aveva ragione.

"Ma sta' attento alla maschera", borbottò di rimando Alease, non trovando nulla di decente da ribattere alla sua frase.

Jadus scoppiò a ridere e la posò sul comodino accanto al letto, per poi girarsi su un fianco e fissare Alease come se volesse leggerle nella mente.

"Cosa c'è?", gli sospirò, voltandosi per poterlo guardare a sua volta. Si sentì mancare il respiro nell'incontrare i suoi occhi azzurri e penetranti e per un serio momento ebbe la tentazione di avvicinarsi a lui e perdersi per sempre fra le sue braccia.

O anche solo per quella notte.

Un sorriso furbetto fiorì tra le labbra di Jadus. "Credo proprio che sarai un'ottima combattente. Sei determinata: potresti ferire chiunque, se solo lo volessi".

A quelle parole un'idea si disegnò in automatico nei pensieri di Alease e non riuscì a trattenersi dal sorridere a sua volta. Si girò su un fianco, proprio come Jadus, e rispose: "Lo credi davvero?".

Lui annuì e socchiuse gli occhi, attento ad ogni singola sua reazione.

"Bene", continuò Alease. "Perché ho intenzione di dartene la prova".

In quel momento, però, qualcuno bussò alla porta della sua camera e George apparve senza aspettare alcun invito ad entrare: i capelli scarmigliati e lo sguardo allarmato prepararono Alease a ricevere chissà quale brutta notizia.

"Emily non era all'osteria", disse infatti con tono ansioso. Poi i suoi occhi caddero su Jadus, il quale si alzò di scatto per assumere un contegno migliore, e il poco colore del viso di George sparì del tutto. "Oh".

Ma Alease era rimasta ferma alla prima frase del padre, per cui si mise in piedi a sua volta e corse ad indossare il mantello posato pigramente sul divano.

A quella vista, George si precipitò nella sua direzione e la prese per le spalle. "Non ti lascerò uscire, Alease, non stanotte".

"Devo riuscire a trovarla", ribatté sua figlia, scostandosi da lui e correndo verso la porta.

Lilium: Il Sortilegio del Calice d'OroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora