XXIX - Una teoria sbagliata

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Alease non credeva di poter mai essere stata tanto stupida in vita sua.

Si era davvero convinta che Lorenzo fosse cambiato per sempre? A tal punto da rinunciare agli omicidi ai quali si era tanto abituato?

Un assassino non poteva modificare la propria natura, e ora ne aveva avuto la conferma.

L'espressione sconvolta e sprezzante del ragazzo la sorprese.

"Non far finta di essere dispiaciuta", le rispose con tono più alto. "Desideravi che morisse più di quanto lo volessi io".

"Dovevamo consegnarlo alla Guardia cittadina!", ribatté lei, senza riuscire a reprimere l'istinto di alzare la voce. "La morte non è sempre la soluzione!".

"Avresti preferito che continuasse ad uccidere ragazze innocenti?".

Alease rise sarcasticamente. "Perché è molto diverso da quel che fai tu, non è così?".

Il viso di Lorenzo perse colore, prima di diventare scarlatto quasi quanto quello di George la settimana prima. "Non posso crederci! Sei la persona più incoerente che abbia mai conosciuto!".

Quando Alease si rese conto che avrebbe dovuto mantenere la calma non tanto per Lorenzo, ma per non insospettire suo padre, era troppo tardi.

Sentì con una certa distinzione alcuni passi sulle scale: qualcuno stava per entrare in camera sua.

Lorenzo capì al volo la situazione e corse sul balcone, appiattendosi contro il muro per non essere visto.

Alease ebbe appena il tempo di coricarsi sul letto e fingere di dormire, prima che George facesse capolino nella stanza, gettando varie occhiate a destra e a sinistra per assicurarsi che non ci fosse nessuno; poi guardò sua figlia, apparentemente preda di un brutto sogno, e con un sospiro uscì di nuovo fuori.

Lorenzo rientrò nella stanza talmente velocemente da spaventarla: non ebbe nemmeno l'occasione di chiedergli cosa stesse facendo, che lo vide prenderla fra le braccia e dirigersi a passo svelto verso la finestra, dalla quale si lanciò atterrando sul terreno con meno agilità del solito.

Se Alease si fosse opposta, l'avrebbero sentita di sicuro: erano troppo vicini alla strada per potersi permettere di gridare.

Lorenzo la fece salire sul suo cavallo, dietro di lui, e partì al galoppo senza guardarla neanche una volta; la ragazza dovette aggrapparsi al suo petto per non cadere, il che la fece arrossire non poco, ma non abbastanza da dimenticare la sua ira.

Provò ad urlargli qualcosa, ma il destriero correva così rapidamente che il vento risucchiò ogni sua singola parola; più aspettava, più si sentiva infuriata.

Lorenzo la aiutò a scendere non appena arrivarono sulle sponde di un fiume, accanto ad una locanda dall'aspetto malandato e trasandato; poi si diresse verso l'edificio senza aspettarla, come se fosse ovvio il fatto che dovesse seguirlo.

Alease si prese le gonne fra le mani e gli corse dietro, rifiutandosi comunque di rivolgergli la parola: l'aveva portata lì per un motivo, quindi avrebbe aspettato prima di urlargli contro in tutte le lingue del mondo.

Lorenzo entrò nella locanda con sicurezza, mentre Alease si concedeva degli sguardi preoccupati intorno per essere certa che fossero soli: salirono una rampa di scale conducente ad un pianerottolo composto da varie stanze, di cui soltanto una con la porta aperta.

Non appena Alease ebbe messo piede nella camera in questione, la sua attenzione venne catturata da una pozza immensa di sangue sul pavimento, proveniente dal corpo inerme del cardinale Waldras.

Lorenzo camminò spedito verso il cadavere, raccogliendo da terra quella che sembrava a tutti gli effetti un'arma da fuoco.

"Ha cercato di uccidermi", esordì quindi, alzando la mano che stringeva la pistola per fargliela vedere meglio. "Non ho avuto altra scelta".

Lilium: Il Sortilegio del Calice d'OroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora